da simo il 4 CG » gio ott 05, 2006 14:31 pm
Dieci giorni in tutto, non uno di più, tra l'apertura della via e la sua prima ripetizione assoluta e in solitaria. Se non è un record, poco ci manca. Storia di vita scalata sul versante Ovest della Presolana di Castione, in Bergamasca, dove Ennio Spiranelli e Giangi Angeloni hanno tracciato «In cammino con Marco e Cornelio» - una bella linea di 500 metri che supera difficoltà fino al sesto superiore - e l'hanno vista subito ricevere la visita, e in fondo l'omaggio, di Ivo Ferrari, alpinista di Treviglio con più di uno scarpone - facciamo uno e mezzo? - ormai saldamente piantato ai piedi di Grigna e Resegone. Apertura in due giorni, dicevamo. Ripetizione in uno, una sorta di «martedì da leoni» di quelli che si fanno ricordare, per via dell'inconsueta (per chi abitualmente lavora e ha solo i weekend o le ferie a disposizione per andare in parete) libertà infrasettimanale e per via del progetto, che era in fondo una lunga boccata di totale libertà: «Anche un po' egoista, perché 'sta cosa volevo proprio viverla e goderla da solo» riconosce Ivo in punta di sorriso, lui che del resto è uno degli interpreti italiani di punta dell'esercizio più complicato del verticale, appunto quello del prendere e andare senza compagni di cordata. Ferrari si è messo in movimento ancora con il buio, dopo avere trascorso la notte in auto con il saccopiuma, quasi un bivacco insomma. Presolana tutta per lui, a quel punto, per i suoi pensieri e per la sua gioia di salire lungo una linea bellissima e anche delicata che valeva la pena scoprire. «La cosa che ricorderò più con piacere di questa mia fuga - ci racconta Ivo, che ha sempre un angolo di visuale speciale, un modo di porsi originale nei confronti di una scalata - è il "Libro di via" lasciato dagli apritori nella nicchia al termine del decimo tiro: una via nuova, un libro nuovo, bianco e senza giudizi, bianco senza approvazioni e condanne. Sono rimasto fermo un bel po' a contemplarlo, non trovavo la frase giusta da scrivere, ero invaso da gioia euforica per la vicinanza della cima e da ammirazione e stupore per il fatto di trovarmi tra le mani appunto carta bianca, qualcosa che era ed è anche un simbolo. Perché in fondo abbiamo proprio carta bianca ancora oggi: unendo passione e fantasia possiamo dunque ancora tracciare linee bellissime su montagne fantastiche». Messaggio forte e chiaro, chiarissimo. Messaggio ricevuto, per quanto ci riguarda, e subito girato a chi ci legge: il futuro dei nostri giorni spesi sull'orizzonte delle cine o in parete dipende solo da noi, dalla nostra voglia di andare, dalla fantasia e da ciò che i nostri occhi sapranno ancora vedere persino là dove si sono già posati mille volte.
libertà per gli antifascisti