La scuola intersezionale di alpinismo «Piacco» festeggia il quarantesimo di attività dando alle stampe il volume «L'isola senza nome» Dal Moregallo fino ai Corni di Canzo tra scalate, storia e sentieri
VALMADRERA Dal Moregallo ai Corni di Canzo, fino al Cornizzolo. Su per sentieri e pareti, ma anche in cammino nel tempo. Con uno zaino in spalla, per risalire e poi narrare storie di uomini e di montagne che appartengono al grande romanzo della vita che affonda radici qui tra lago e vette. Un libro che non c'era e che adesso c'è, in fondo - anzi, in primo luogo - anche una dichiarazione d'amore che fa battere forte il cuore. Il volume si chiama «L'isola senza nome» ed è un'opera che già a prima vista strappa un'esclamazione di sorpresa: qualcosa come 480 pagine e settecento immagini, insomma un librone. Ad avere scalato un progetto di questa portata, dedicandogli lunghi mesi di lavoro accanito, è una cordata piccola ma agguerrita. Ad avergliene dato l'occasione è stato il quarantesimo di fondazione della scuola intersezionale di alpinismo «Piacco», una delle realtà più importanti del pur prolifico territorio lecchese nella formazione degli appassionati delle vette. A tirare le fila del libro, Gianni Magistris e Gian Maria Mandelli. Accanto a loro, Carlo Caccia e Sergio Poli. In scia una pattuglia di amici che hanno dato un contributo appassionato all'affresco, a un mosaico così vasto e articolato da avere richiesto appunto l'entrata in scena di più mani, o se preferite di più voci. La prima che si incontra è quella di Mirella Tenderini. E' lei - figura tanto defilata quanto centrale, decisiva, in un'infinità di proposte editoriali italiane legate al mondo della montagna - a firmare la prefazione e anche a offrire la suggestione che ha ispirato il titolo del volume: è sua l'immagine del gruppo dei Corni di Canzo pensato come un'isola che emerge nel paesaggio, offrendosi allo sguardo di chi "da fuori" raggiunga questa nostra terra. Ma nelle sue pagine «L'isola senza nome» fa incontrare anche le emozioni di personaggi come il valtellinese "Popi" Miotti o Silvia Metzeltin, alpinista-scrittrice i cui libri sulla Patagonia scritti a quattro mani con l'indimenticabile Gino Buscaini hanno fatto il giro del mondo. E ancora i flash lampeggianti sul passato e affidati a Vincenzo Dell'Oro, storico valmadrerese. «Quel che ci stava a cuore - ci dice Gianni Magistris - era di offrire un'opera il più possibile completa su queste montagne così belle, così amate. La parte storica, che esplora un legame antico tra la gente di qui e le sue vette, ci porta indietro nel tempo a Valmadrera, a Valbrona, a Canzo e Asso, in tutti i paesi adagiati ai piedi o immersi in queste montagne. Ma ci occupiamo anche di aspetti geografici, morfologici, insomma raccontiamo ogni versante per quello che è. E poi lo percorriamo sentiero dopo sentiero, e lungo i sentieri arriviamo ai piedi delle pareti del Moregallo, del Corno Rat, dei Corni Canzo e del Corno Birone dove sono tracciate circa 150 vie alpinistiche, un patrimonio straordinario. Le abbiamo ripercorse tutte, quelle vie, sguinzagliando per qualche mese istruttori ed ex, allievi ed ex, della nostra scuola. E qua e là alle salite abbiamo anche messo mano per sistemare le chiodature dove erano diventate precarie, pericolose. Niente di invasivo: semplici sostituzioni degli ancoraggi ballerini, stessi tipi negli stessi posti». Sarebbe già bastato, ma il volume lascia spazio anche alle emozioni, appunto alle storie degli uomini. E dunque propone pagine narrative pure, attraverso racconti che hanno per scenario proprio queste montagne. Lo dicevamo: qualcosa che non c'era e che ora c'è. La presentazione del libro - stampato dalle Grafiche Paolo Cattaneo di Oggiono - è in programma venerdì 25 a Valmadrera, alle 18,30, al Centro Fatebenefratelli. Sarà una bella festa, e la festa diventerà anche l'inaugurazione di una mostra allestita con parte delle immagini raccolte nel volume.