La Val Settimana è lunga e tranquilla mentre la risaliamo in macchina; a un certo punto notiamo parcheggiata di lato un'altra macchina che crediamo di riconoscere perché sappiamo di un altro progetto in atto stamattina da parte di noto plantigrado, ravanatore illustre di questi luoghi desueti.
Parcheggiamo a quota 907, sono circa le 7.00 quando ci incamminiamo per la ripida salita verso il bivacco Anita Goitan a quota 1810 che raggiungiamo in breve.

Dal biv. Goitan vista sull'inconfondibile sagoma del m. Pramaggiore, dall'altro lato della val Settimana

Il biv. Goitan alle spalle del quale si alza il torrione della Meda
Seguendo adesso un suggerimento della Guida dei Monti d'Italia prendiamo per il vallone compreso tra la Torre della Meda e il Cimon delle Tempie, privo di sentiero ma dotato di roccette macchiate di verde piuttosto agevoli da salire, dove avvistiamo un solitario stambecco, l'unico altro vivente (oltre a noi due) incontrato nella giornata

Lungo la risalita del vallone compreso tra la Torre della Meda e il Cimon delle Tempie

Bécco solitario
Giunti a monte della Torre della Meda rinveniamo qualche ometto che ci invita a risalire la rampa rocciosa che conduce a forcella Savalon.

L'ormai lontano biv. Goitan
Da qui scorgiamo anche finalmente la vetta del Cornaget, la maggiore elevazione della catena e nostra meta odierna.

La vetta del Cornaget (a destra)
Nel risalire verso f.lla Savalon provo però una sensazione nuova e niente affatto piacevole, la testa mi gira dopo aver compiuto solo qualche passo, la vista trascolora, la luce satura la retina come in una foto sovraesposta e mi devo fermare con grandissima frequenza. Mai successo prima. Raggiungo comunque la forcella perchè non mi posso dire stanco, le gambe e il fiato funzionano però c'è questa spia di allarme che continua a lampeggiare. Mi devo rassegnare all'evidenza che sono rimasto a secco, e fatto un rapido esame di coscienza della settimana appena trascorsa le ragioni di ciò mi sembrano facilmente individuabili e riassumibili in due parole: superallenamento e sottoalimentazione. E' bello in fondo scoprire che non si è inesauribili, è un altro modo per conoscere meglio sè stessi. Meglio tardi che mai.

Moreno a f.lla Savalon m. 2140

Da poco oltre f.lla Savalon, vista sullo spigolo ardito del Cimon delle Tempie
Nonostante questo mio fastidioso inconveniente fisico proseguo a ritmo ridotto sui lastroni di roccia che conducono verso la cima, contando sulla pazienza di Moreno che mi precede e mi tiene d'occhio fungendomi così da badante a distanza. Arriviamo finalmente in vetta dove dò fondo alle scorte di viveri e di acqua.

Sulla vetta del Cornaget, m. 2323

Il bel massiccio del Cimon delle Tempie visto dalla vetta del Cornaget
Il libro di vetta, contenuto nella solita scatola di lamiera zincata nascosta tra i sassi dell'ometto sommitale, testimonia che quassù ogni anno ci vengono una decina di persone al massimo. Quest'anno noi siamo i secondi, preceduti per soli 2 giorni da altri tre escursionisti creativi nostri simili.
Il rifornimento alimentare mi giova, quando decidiamo di scendere mi sento abbastanza bene.
Giunti nuovamente nei pressi della Torre della Meda decidiamo di proseguire per libero terreno nel bel Cadin della Meda in direzione dell'omonima forcella.

Nel Cadin della Meda, vista verso f.lla della Meda
La flebile idea che avevamo in testa sarebbe stata quella di valicare la suddetta forcella, portarci sul versante clautano e poi risalire verso f.lla delle Pregoiane per scendere infine in val Settimana. Considerato però il notevole dislivello e in considerazione delle mie dubbie condizioni fisiche decidiamo di desistere e quindi fatto un largo giro ripieghiamo di nuovo verso il biv. Goitan. Qui scopriamo tra il verde una bellissima sorgente alla quale mi abbevero come un cammello.
Nello scendere poi dal bivacco scopro di essermi rimesso completamente in forze, al punto che invece di scendere direttamente a valle decidiamo di risalire per un sentiero di collegamento fino a forcella Ciadinut per poi confluire comunque al Cadin delle Pregoiane, dal quale convergiamo verso la val Settimana per sentiero diverso rispetto a quello seguito in salita attraverso un bellissimo bosco umido lasciato allo stato naturale come poche volte capita di vedere.

Sulla via del ritorno
Corro, mi sento davvero bene e in forze, ma non posso evitare che mi sfiori un lieve rammarico per aver rinunciato a f.lla della Meda e al tratto, probabilmente un po' scorbutico, che ne segue (al quale dò comunque tacito futuro appuntamento); però sono stato prudente e questo pensiero mi conforta insieme alla consapevolezza che qualche cavolata capita di farla sempre, per quanta esperienza si creda di avere. E in questo caso la cavolata consiste nel fatto che io a questa escursione non mi sono affatto preparato come avrei dovuto, anche se la ricaduta posiva di ciò è l'avere scoperto che pure io possiedo un serbatoio di carburante che può anche esaurirsi.
Torniamo così a Cimolais abbastanza presto per riuscire a incontrarci con altri amici dalla Rosa per un paio di giri di bevute. Analcoliche nel mio caso, che devo guidare.