Si parte dal borgo di Pineda (780 m), sulla sinistra del lago del Vajont e scampato alla tragica frana del 1963), imboccando la mulattiera n° 905 che, superati circa 150 metri di dislivello, si ricongiunge alla strada forestale per Casera Ditta. Lo sguardo spazia subito lungo il profondo solco della Val Mesath, fino al Col Nudo.

Si prosegue sulla strada praticamente pianeggiante fino ad un ampio spiazzo, dove si stacca il nuovo sentiero per Casera Ditta. Noi invece proseguiamo lungo il vecchio tracciato della strada (nessuna segnalazione, sulla carta Tabacco il bivio è erroneamente segnato molto prima). Dopo poche centinaia di metri, sulla destra si stacca la ripida traccia per Forcella Canduabo (50 min, ometto e segnavia su un albero).

La traccia risale zigzagando le pendici boscose del Becol di Toc, sempre con pendenza molto sostenuta. Si cammina quasi sempre su un soffice letto di foglie secche, seguendo i pochi ma sufficienti bolli sugli alberi.

A quota 1400 circa, in corrispondenza di una frana da attraversare, le segnalazioni però si interrompo (o almeno noi le abbiamo perse). Forcella Canduabo è però ben evidente sulla sinistra, e la raggiungiamo dopo aver traversato per mughi e risalito faticosamente un vallone boscoso (1608 m, 2.45 h).


La traccia ora si sposta in versante veneto, rimanendo in quota sotto le pareti rocciose della Croda Bianca (attenzione ad alcuni punti friabili ed esposti). Grandi vedute sulla Val Gallina e la lontana Val Belluna, finchè si arriva ad una sorta di belvedere dove lo sguardo torna ad ammirare le pareti del Col Nudo.



Si cammina ora su un'ampia cengia, ma le segnalazioni presto spariscono e per arrivare alla strettissima Forcella Agre occorre perdere circa 100 metri di quota nel bosco, con orientamento comunque facile (1573 m, 3.45 h).

I segnavia tornano a farsi più frequenti e si scende comodamente in versante friulano, con bella vista sulla Val Zemola ed il Duranno, fino ad arrivare a Forcella Malbarc (1403 m, 4.15 h).

Ennesimo cambio di versante: siamo di nuovo affacciati sulla Val Gallina, con la traccia che traversa prima verso sud, poi verso ovest. Superati due punti particolarmente esposti e con infido ghiaino, si torna nel bosco puntando con decisione alla Forca Bassa, dove sorge anche uno spartano ricovero per cacciatori (1330 m, 4.45 h).


Non resta ora che guadagnare il meritato pasto al rifugio Casera Ditta, imboccando il sentiero che scende alle spalle del capanno. Per non farci mancare niente, però, siamo finiti ancora una volta ?fuori strada?, dato che la traccia è praticamente invisibile sul terreno coperto di foglie e i segnavia davvero rari. Per raggiungere il fondo della Val Mesath, siamo scesi lungo il letto di un torrente fino a sbucare sul sentiero 950, che scende da Forcella della Meda, vicino a Casera Gnan (5.30 h).


Con un altro quarto d'ora e un ultimo strappo in salita, si arriva a Casera Ditta, dagli interni spartani ma dall'ottima cucina. Finalmente ci siamo rifocillati con polenta, frico e salame, il tutto annaffiata da abbondante vino rosso.


Non resta che tornare alla macchina, percorrendo il sentiero 905 in leggera salita fino a ritrovare la strada dell'andata che, con gli ultimi sprazzi di luce, riporta velocemente a Pineda (6.45 h).
