il divano: quello di casa mia a Voltago Agordino
il Divino: il sommo Agnèr
Come succeda che certi progetti ti si piantano in testa come chiodi, non è sempre così chiaro; certo è, però, che quando uno decide di partire a piedi da solo direttamente da casa per salire su una montagna, significa che con quella montagna intrattiene un rapporto particolare e non desidera intrusioni di terze parti, né umane né meccaniche. Nel mio caso la montagna è l?Agnèr.
Tra noi c?è indubbiamente del feeling perché l?Agnèr e io un po? ci somigliamo. Siamo due che non sempre cercano la compagnia, che facilmente si rannuvolano quando intorno è sereno, oppure che al contrario decidono di esibirsi quando nessuno se lo aspetta. Due, insomma, che preferiscono la distinzione all?omologazione.
E poi l?dea dei 2.000 metri in unico balzo verso una notevole cima partendo a piedi da casa solleticavano indubbiamente quel residuo d?orgoglio che mi sopravvive dentro, per cui alla fine il progetto l?ho realizzato.
Dati quantitativi dell?impresa
Partenza da casa mia, quota 840 m., salita alla cima dell?Agner quota 2.872 m. attraverso la via Normale; dislivello 2.032 m.; sviluppo in salita 8,75 km; tempo totale lordo di salita (soste, bevute, mangiate e altre espletazioni fisiologiche comprese) ore 5.20. Discesa lungo lo stesso percorso a ritroso; tempo di discesa approssimativamente uguale a quello di salita (non è certo il caso di correre lungo una discesa così, soprattutto con articolazioni come quelle che mi ritrovo io).

Partenza alle 6.15; l'Agner visto da casa mia a Voltago Agordino


In località Piandisòn, lungo il tragitto, il famoso Sasso sul quale la Madonna apparve nel '37

La malga Agnèr di fuori, lungo il tragitto
- Note di viaggio
Vie di salita
Per salire sull?Agner in stile escursionistico le vie più comuni sono: la (deprecabile) ferrata Stella Alpina, l?oscura e fredda via del Canalone (parzialmente ferrata), la solare via Normale. Le tre vie confluiscono tutta al biv. Biasin situato a quota 2.650. Gli ultimi 200 m, dal Biasin alla vetta, si svolgono infine su percorso parzialmente ferrato. Dalla vetta è possibile arrivare facilmente alla grande croce metallica situata su un?anticima poco più bassa in direzione di Agordo.
E? curioso notare come l?80% di coloro che salgono utilizzino il primo itinerario, una illogica ferrata che sale lungo i Lastei e che quindi con l?Agner c?entra poco; il 20% sale invece per il Canalone, ferrato pure questo; per la Normale non sale quasi nessuno e comunque non scende sicuramente nessuno; dunque la mia salita-discesa per la Normale è quasi da guinness.
La Normale è parcamente segnata con vecchi bolli gialli, si svolge prima su canale di roccia mista a terra e poi per cresta, la difficoltà tecnica non supera il 1° grado e l?esposizione non è mai tale da impensierire. Però si vede subito che è poco frequentata, le rocce sono sporche di terra e di detriti e nemmeno un po? oliate di grasso umano, e qualche appiglio se non lo provi prima può restarti in mano. Scandaloso!!

Lungo la via Normale

Lungo la via Normale

Il biv. Biasin
Tipi umani incontrati
Fino a mezzogiorno non ho incontrato praticamente nessuno. Hanno iniziato ad arrivare tutti su quell?ora, provenendo probabilmente dall?unico punto di appoggio in quota esistente nei dintorni, il rifugio Scarpa-Gurekian, o dalla attigua seggiovia.
I percorritori della Stella Alpina erano facilmente riconoscibili perché erano i più griffati, i più ingrugnati, i più fuori posto. Portavano zainetti da nani, così minuscoli che probabilmente oltre all?immancabile biberon dalla capacità ridicola ci poteva star dentro ben poco d?altro. A volte mi chiedo come mai io non riesca a limitare il mio zaino al di sotto di certi pesi sisìfei e certi volumi da comò, però io se non ho in spalla tutto quello che mi consente di sopravvivere a fronte di ogni possibile evenienza, oltre ad una scorta liquida adeguata al dislivello previsto, non mi pare neanche di aver fatto uno zaino. Mi sa che dovrò prendere lezione da loro.
C?era poi una coppia che a occhio dovevano essere alpinisti strafighi, venuti là per pura degnazione solo per far divertite i figli piccoli. Si capiva bene che loro erano ?oltre?. Bellissimi e dai capi firmati ma consunti al punto giusto, li distingueva una impercettibile piega del labbro sotto le narici, tipica di coloro che hanno appena pestato una merda.
C?erano poi alcuni spaesati, condotti tramite un cordino ombelicale che li collegava allo zio, alla guida, all?amico più esperto. Parevano cagnolini al guinzaglio e ne avevano pure lo sguardo rassegnato mentre probabilmente si chiedevano chi gliel?avesse fatto fare a venire lassù.

Tratto ferrato lungo il percorso finale tra il biv. Biasin e la vetta

La vertiginosa torre Armena lungo il percorso finale tra il biv. Biasin e la vetta

In vetta, sguardo sulle vicine Pale di San Lucano

Dalla vetta, i paesi di Taibon, Agordo e La Valle

Dalla vetta, vista sulle Pale di San Martino

La croce metallica situata su un'anticima in direzione di Agordo

Dalla croce, vista su Voltago Agordino da cui sono partito; in basso a destra la Malga Agnèr

Autoscatto in vetta
Curiosità
-C?era un giovanotto dalle caratteristiche linguistiche arcaiche tipiche dell?antico idioma della val Belluna. Ho intrattenuto con lui una fitta e ben riuscita conversazione della quale non ho capito nulla. Siccome sono un po? sordo, questa mia caratteristica col tempo e con la pratica mi ha insegnato benissimo l?arte dell?ascoltare fingendo di capire. E di rispondere anche a tono (o quasi).
-Mi sono fatto una goduriosa granita di ghiaccioli fini raccolti nelle nicchie ombrose verso quota 2.700.
-Colto in vetta da impellentissima e improcrastinabile urgenza viscerale, non sapendo dove andare ad appartarmi (c?era già qualcun altro in zona) non ho potuto evitare di accomodarmi nell?unico posto defilato, ovvero proprio ai piedi della grande croce sul lato a valle. Spero che Qualcuno non si arrabbi con me.
-da casa mia fino alla Normale compresa, né all?andata, né al ritorno, ne in bosco, né su prato, né in roccia ho incontrato anima viva. Eppure si è trattato della migliore giornata mai vista dal punto di vista meteorologico dell?intera estate, e su questo tratto ho impegnato almeno 8 ore della giornata. E allora mi chiedo: sono io che sbaglio qualcosa e hanno ragione tutti gli altri, oppure sbagliano loro? Comunque sia concludo che se l?importante è distinguersi, questa è una cosa che io, modestamente, so fare benissimo.

Relax finale in faccia al Divino