L?idea è ben stagionata, il granparadiso la accarezza ormai da qualche anno ma solo adesso ci si presenta la possibilità di attuarla. Eccoci dunque qua di buon?ora sull?altopiano di Cajada, un luogo tranquillo in disparte rispetto alla congestionata Val Piave, che ha potuto vantare in un recente passato progetti di valorizzazione fortunatamente sepolti. E? una mattinata un po? umida e nebbiosa, a dispetto di una previsione meteo che aveva invece preannunciato cielo poco nuvoloso e sole in progressiva rivincita sui piovaschi dei giorni scorsi. Dopo aver provato ad aggregare una più nutrita compagnia di forumisti illustri (si fa per dire), operazione comunque riuscita ieri sera a cena a casa mia, eccoci dunque qua il granpa ed io; e con noi c?è anche la sua bimba, ormai cresciutella invero, che provvede ad abbassare notevolmente l?età media del gruppo.
Partiamo dai pressi della Malga Cajada assumendo fin da subito una velocità sostenuta; prevediamo di arrivare in cima in 4 ore ma se riuscissimo a farcela anche in meno tempo sarebbe meglio, visto che a sera il granpa per rientrare a casa deve accollarsi 3 ore abbondanti di viaggio più di me. Il bosco bagnato e per nulla freddo trasuda vapori, assumendo i caratteri di un?amazzonia minore.
Già alla partenza noto però che qualcosa in me non va proprio a meraviglia: trattasi di movimenti sospetti al basso ventre che nel procedere invece di scemare aumentano di intensità. Ecco: un attacco di dissenteria sarebbe quello che oggi proprio non mi serve, penso. E invece mano a mano che procedo la faccenda si aggrava, tanto che devo cominciare a chiedere ai miei due energici compagni di fermarsi e attendermi mentre mi concedo il beneficio di appartarmi nel folto. Si dimostrano estremamente comprensivi. E qui inizia per me una specie di via crucis costellata di ?stazioni?, sperando che il paragone non suoni blasfemo perché tale non vuol essere, ma serve solo a far metafora.
Usciti dal bosco imbocchiamo un canale roccioso e friabile che porta alla verde forcella Càneva, dall?alto della quale si vede bene la prosecuzione del sentiero che transita alla bassa forcella Pis Pilon oltre la quale c?è il rifugio 7° Alpini.

Il canale roccioso che sale a F.lla Càneva
Discesi 70 metri circa sull?altro versante della forcella Càneva, ecco la diramazione per il nostro Pelf.

Oltre F.lla Càneva verso F.lla Pis Pilon
Il sentiero risale un pendio nel quale l?erba si alterna a placche rocciose friabili ma appoggiate, fino a raggiungere la verde cresta all?altezza della forcella tra il Pelf e il Sass del Mel.

Verso la cresta del Pelf
Saliamo per la lunga e ripida dorsale sempre immersi in una nuvolaglia che solo a tratti apre squarci sui selvatici e dirupati panorami circostanti.

Drappeggi di roccia sulla Crode di Càneva, contrafforti orientali del Pelf

Lungo la cresta
Intanto la mia pressione viscerale cresce al punto da costringermi a reiterare gli osceni cerimoniali che prevedono esibizione di pudenda su nuda e pelata cresta priva di qualsivoglia riparo. Fortuna che un pietoso velo di nebbia e una opportuna distanza risparmiano ai miei pazienti compari la vista di troppo crudi dettagli. Mi viene il sospetto che la colpa sia da attribuirsi alla cena di ieri sera, preparata dalla mia signora con dovizia di legumi e verdure varie. Però se fosse così, perché l?inconveniente capita solo a me? Si registrerà forse oggi, mi chiedo, una misteriosa epidemia di forumisti afflitti da sintomi analoghi ai miei? Ma i due che sono con me, però, non sembrano averne risentito? Mah, effettuerò un?indagine discreta e riservata presso gli altri commensali.
Poi dopo ogni stazione la via crucis riprende. E salire 1400 metri di dislivello su sentiero in gran parte impervio con un problema pari al mio posso assicurare che non è affatto piacevole né semplice. Per non parlare poi degli effetti collaterali, per proteggere dai quali i miei poveri compagni cerco di tenermi in coda e a debita distanza; quegli stessi effetti, per intenderci, che attentano all?integrità dell?ozono in atmosfera. E credo infatti che nel corso di questa giornata il buco dell?ozono si sia consistentemente allargato. ?Stringi i denti !? mi grida dall?alto il granpa, mentre io vorrei fargli notare che sarebbe abbastanza inutile attuare il consiglio visto che i denti stanno altrove. Insomma questo inconveniente con i suoi turpi rituali dura per tutta la salita.

C'è chi mi attende con pazienza
Una rampa rocciosa conclusiva e finalmente eccoci in vetta. Ci abbiamo messo solo 3h20m, un buon tempo nonostante i rallentamenti da me imposti alla compagnia.

Autoscatto di rito
Le nuvole aprono sporadici spiragli di sole, ma in generale la vista è alquanto limitata. I dirupi che scoscendono severi a nord appaiono qua e là appesantiti da grosse zolle di neve. Raggiungo un successivo risalto della cresta che dalla cima principale cavalca verso l?invisibile Schiara, quasi inimmaginabile oltre le nuvole.

La vetta principale vista dal risalto di cresta successivo
Un vero peccato ?sto tempo di cacca (decidiamo che questa sia la definizione migliore, viste anche le vicende che mi hanno intimamente coinvolto). La lunga cresta sommitale del Pelf appare invitante; se fosse bel tempo sarebbe un vero piacere andare a visitarla tutta.

La successiva cresta del Pelf
E invece fa freddino. Indossiamo le giacche. Qualche foto, un frugale pranzo, aspettiamo.

La nebbia s'infittisce
Ma il cielo anziché aprirsi si incupisce, per cui dopo un po? perdiamo ogni speranza e iniziamo a scendere ripercorrendo la stessa via dell?andata.

In discesa sulla rampa rocciosa nei pressi della vetta

Ultimi passi nel bosco di Cajada
Giù in valle a Ponte nelle Alpi, a Belluno, il tempo è discretamente buono. E se a un bellunese chiedessimo come sia stata la giornata risponderebbe di certo ?poco nuvolosa?, proprio come aveva preannunciato il meteo. Ecco dunque la conferma di quanto ho sempre sospettato: le previsioni meteorologiche non sono fatte per chi va a intrufolarsi per crode come abbiamo fatto noi oggi, sono fatte per quelli che nel passeggio del pomeriggio bellunese devono decidere se fermarsi o no a Piazza Martiri a mangiare il gelato.