Ci incamminiamo partendo da Aune lungo la valle di Sant?Antonio, un luogo selvatico e fiorito come pochi.
La giornata è grigiastra ma non impensierisce. Presto scopro che al papà di Giorgio le carte topografiche non piacciono proprio, e inoltre diffida dei cartelli, dei segni bianco-rossi e perfino dei sentieri; perché la montagna ce l?ha tutta dentro e dunque sa bene che per salire lungo una certa gola basta seguire il terreno che sale, una verità che presto appare lapalissiana perfino a un venessian de acqua salsa come me.
Ci alziamo tra severe pale d?erba e sfasciumi, scoli dilavati e rocce nere incombenti.

Salendo lungo l?alta valle di Sant?Antonio

Scoscendimenti lungo l?alta valle di Sant?Antonio
Da queste parti mi dicono sia venuto apposta il grande Manolo per vincere una repulsiva giallastra e liscia parete, qualcosa come undicesimo grado o poco meno. Scopro dunque che anche Manolo è davvero uomo di montagna, uno che non arrampica solo per inventare palestre ma che di certe selvatiche sirene di pietra ama ascoltare il tenue canto e farsene sedurre.
Tutto intorno c?è una miriade di fiori diversi e strabilianti. Nessuno di noi ne conosce il nome o la rarità, ce ne lasciamo semplicemente stupire.


Al passo di Sant?Antonio, una verde forcella sospesa tra profondi abissi, scartiamo sulla destra scendendo tra fazzoletti verde-cupo di ortiche sospesi sul vuoto, e imbocchiamo infine una cengia al limitare di un antro rientrante, che presto s?allarga fino a deporci sull?ampia conca di Monsampiano, dove l?omonima casera gradevolamente restaurata dalla Forestale offre riparo.

La casera di Monsampiano
Dove vogliamo continuare? vogliamo fare la cima Pavione? il padre di Giorgio è pronto ad accompagnarci ovunque, anche se come noi si è appena sobbarcato oltre mille metri di salita (alla fine del giro saranno millecinquecento) e anche se il giorno prima è stato ad arrampicare sulle Pale di San Martino. Ma lui è uno ferrigno, sempre in forma come un ragazzo sano della montagna d?un tempo. Saliamo sul Pavione dove l?erba gialla è ancora quella dell?anno passato e la neve se n?è andata soltanto da poco. L?aria è tersa ma le nuvole impediscono visuali lontane.

Fioritura al passo del Pavione

Cresta e cima Pavione

Autoscatto in vetta Pavione
Scendiamo poi nuovamente alla casera e intraprendiamo quindi il ritorno per altra via seguendo la nostra guida attraverso balze terrose e fradice, sopra pale di prato da vertigine.

Pale vertiginose lungo il sentiero di ritorno
Caliamo infine giù lungo coste scoscese e prive di sentiero fino a casera Le Prese, nei pressi della quale Giorgio raccoglie su consiglio del padre qualche foglia di un?erba speciale che una volta cotta dovrebbe risultare più buona degli spinaci.

Casera Le Prese
E infine per ritornare ad Aune imbocchiamo un sentiero non segnato sulla carta (quanto è risultata inutile oggi!), lungo il quale si snodano piccole storie che parlano della gente del luogo, episodi minimi ma meritevoli di memoria e di racconto. D?altra parte sui fatti di qui non possono esistere segreti per qualcuno che da queste parti sia nato.
Infine ci lasciamo, ciascuno diretto verso le incombenze del proprio quotidiano: Giorgio verso la piatta Milano portandosi dentro il magone consueto di ogni pomeriggio domenicale; io verso le rogne di casa mia che almeno per un giorno son riuscito quasi a dimenticare.
Nel tornare, mentre guido, considero che piacerebbe anche a me avere nella mia genealogia un po? della montagna sana d'un tempo. Riguardo alle nostre origini, però, non ci è purtroppo concesso di poter scegliere.