Qui sotto è rappresentata la versione definitiva del tracciato.

Il percorso
Quanto a partecipanti potevamo essere fino a una decina, ma a causa di difficoltà varie che hanno costretto i più a progressive rinunce, alla fine ci ritroviamo solo in 3, vale a dire io, Moreno/granparadiso e Giampiero/giampo, quest'ultimo impegnato in strenua resistenza contro l'assedio virale di cui è già vittima da giorni.
Appena fa un po' di luce partiamo da Malga Pian Lastre sopra Tambre d'Alpago e ci dirigiamo per il bel bosco di faggi verso Casera Palantina. Il sole non è ancora sorto e l'ombra fredda condensa ancora nell'aria.

Casera Palantina
Raggiunta la casera, proseguiamo a sinistra per la traccia dell'alta via n°7 in ripida salita, fino a montare sulla lunga cresta che scende dal Cimon di Palantina.

Verso la cresta erbosa del Cimon di Palantina
Sull'altro versante di una profonda valle vediamo il rifugio Semenza ancora in ombra. Dietro a noi dense nebbie si attardano sul Pian del Cansiglio, come umori malsani aleggianti sulle pigre acque di un lago stregato.

Il Pian del Cansiglio ancora addormentato sotto le nebbie del primo mattino
Saliamo lungo il pendio d'erba finché il primo sole ci sciabola nelle pupille. Aggiriamo il monte per ripidi pendii erbosi.

I fianchi erbosi del Cimon di Palantina
Un breve canalino sassoso da superare, ed eccoci a una forcelletta.

Canalino sassoso verso il Cimon di Palantina
Da qui saliamo l'ultima cresta fino alla cima (1^ vetta).
Di fronte a noi ecco Cima Manera (detta anche Cimon del Cavallo). Vista da qui, la prossima salita ci appare vagamente problematica.

Sul Cimon di Palantina; vista sulla successiva Cima Manera (detta anche Cimon del Cavallo); indicata in giallo la via di salita che intendiamo seguire
Sulla destra, alle spalle del Cimon dei Furlani, sagome misteriose si accalcano in cinerine lontananze.

Il Cimon dei Furlani e i lontani monti dell'est
Scendiamo nuovamente alla forcella e procediamo verso Cima Manera. Affrontiamo le rocce, tutto sommato meno difficili si quanto prevedevamo.

In prossimità di Cima Manera

Lungo la salita a Cima Manera
Affrontiamo il punto chiave trascurando la corda sacrilega che vi penzola attraverso.

La corda sacrilega che profana il punto chiave
Arriviamo infine a Cima Manera, la quota più elevata dell'intero giro (2^ vetta)

Arrivo a Cima Manera
Dall'altra parte scendiamo lungo una cresta dentellata da grossi massi, dove cadiamo nella tentazione di ricorrere al sacrilego contatto col vile metallo ritorto.

Lungo la cresta tra Cima Manera e Monte Laste
Seguiamo la cresta fino alla cima del Monte Laste (3^ vetta)

Sulla cima del Monte Laste
Da qui scendiamo rapidamente per pendio roccioso ed erboso fino al sottostante rifugio Semenza, aperto in questi ultimi fine settimana di bel tempo e raggiunto oggi da copiosissima fauna umana, gran parte della quale già accomodata ai tavoli in vista del ristoro meridiano

Al rifugio Semenza

Bandiere al rifugio Semenza
Rifuggiti sdegnosamente i piaceri del ventre, ci apprestiamo a riprendere il nostro cammino non senza prima aver assunto informazioni dai gestori del rifugio circa il prosieguo del percorso (da qui in poi, infatti, il tragitto non è segnato), ottenendo in risposta che nessuno di loro ne ha mai fatto esperienza diretta. Risaliti dunque alla vicina forcella Laste affrontiamo il pendio erboso che monta alla cresta del Monte Cornor, proprio alle spalle del rifugio. Giunti in cresta individuiamo il modo di proseguire affrontando qualche facile passaggio tra rocce rotte e fortemente stratificate.

Sulla cresta del Cornor

Giampo in veste di cristo delle vette

Curiose stratificazioni a pagine di libro lungo la cresta del Monte Cornor
Arriviamo quindi alla cima del Monte Cornor (4^ vetta)

La vetta del Monte Cornor
Proseguiamo scendendo lungo la cresta che collega il Cornor al successivo Monte Castelat

La cresta Cornor-Castelat

In risalita lungo la cresta del Castelat

Sguardo a ritroso verso il Monte Cornor, Il Monte Laste e la Cima Manera (nell'ordine da sinistra a destra)
Calchiamo infine i sassi di vetta del Monte Castelat (5^ vetta).

La vetta del Monte Castelat
Sotto un impossibile cielo di cristallo tutte quelle selvagge groppe squamose intorno a noi, chine in fila come bestie arcaiche in esodo ordinato, e più oltre a perdita d'occhio le purissime Pale, e le nobili vette agordine e cadorine, e giù fino alle amate e schive dolomie d'Oltrepiave, tutte son lì adesso a ricordarci che per quante montagne riusciremo a salire ce ne saranno sempre altre, cento volte più numerose, che non avremo ancora salito. E questo pensiero ci dà una consolazione infinita.
Come ultima fatica ci attende adesso la lunga cresta che collega il Monte Castelat al Monte Guslon

La cresta Castelat-Guslon

In discesa dalla cresta del Monte Castelat

Monte Guslon nei pressi della vetta
Ecco infine la vetta del Monte Guslon (6^ vetta), con sopra un bel masso istoriato da artisti veneziani decisi finalmente a uscire dall'anonimato.

Vetta del Monte Guslon
Da qui in poi è solo una lunga, interminabile discesa per costa prativa in direzione del paese di Tambre

La costa erbosa che scende dal Monte Guslon
Sfruttando tracce effimere aperte tra lo spesso strato di ginepro che tappezza il terreno, imbocchiamo il solco asciutto di un ruscello.

Parte finale della discesa dal Guslon
Raggiungiamo infine una carrareccia che ci riporta al punto dove abbiamo lasciato la macchina, permettendoci così di chiudere il nostro percorso anulare.
Sono appena le 3 del pomeriggio. La gente sciama fuori dai numerosi agritur dei dintorni dove ha appena terminato di dedicarsi a piaceri gastrici a noi negati.
Anche noi però, d'altra parte, abbiamo appena finito di godere d'abbondanti sollazzi preclusi a tutti loro, per cui alla fine il conto torna sempre.