Le forcelle che traversano questa dorsale sono molte, tra esse la più famosa e agevole è certamente f.lla d'Oltro.
Immediatamente a nord di questa ce n'è una meno nota, e sicuramente anche meno utile per chi cercasse un rapido scavalco: si chiama f.lla del Caldrolon, e viene percorsa da una traccia discontinua che pur essendo (grossolanamente) segnata non compare in tutte le carte.
Di questa forcella difficile dire come me ne sia intrigato. Forse semplicemente perché esiste, perché la vedo sulla mia Tabacco pur senza la traccia rossa di sentiero, oppure perché citata in qualche guida. Insomma un bel giorno vacante di più consolidati progetti, vado a cercarla dopo averne letto la descrizione sulla guida "Pale di San Martino" del noto Guru Cimoliano.
Mi porto in macchina alla località Domadore sopra Faustin in val del Mis, fino all'ultimo parcheggio. Imbocco la stradina che conduce verso il biv. Menegazzi, ma al punto opportuno la lascio per abbreviare sulla traccia che sale diretta a sinistra verso Casera Cavallera. Salgo alla casera e dopo aver inutilmente chiesto informazioni a un inserviente di malga praticamente privo di parola, ed evitando a stento di venire azzannato dal cagnaccio incatenato sul retro, risalgo i verdi colli per portarmi a un pulpito dove sorge una croce. Lì individuo la traccia inizialmente labile ma più avanti evidente che taglia in lieve saliscendi i ripidi fianchi della dorsale raccordandone le molte solitudini. Ora ben marcata, ora appena incisa, in qualche punto va solo sfiorata mentre affronta terre rosse e sfasciumi delicati.

La Cima d'Oltro vista dalla fine del traverso che proviene dal biv. Menegazzi
Quando questa confluisce nel sentiero 718 proveniente da Passo Cereda, seguo quest'ultimo verso destra assecondandone l'ascesa verso f.lla d'Oltro.
Quasi subito, però, ecco un bollo rosso occhieggiare nel verde in un punto fuori via. Lì inizia una nuova traccia appena percettibile che s'infila quasi subito in un canale divergente da quello d'Oltro, il canale del Caldrolon.

Il canale del Caldrolon
Non potrei dire se i segni che marcano questa via siano posti in punti ottimali, ma ho la sensazione che all'inizio portino un po' troppo in alto a rasentare la parete della Punta del Caldrolon, costringendo così a un assurdo passaggio iniziale su cengia terrosa a stento disegnata che traverso respirando piano, ma che avrei potuto prudentemente evitare se mi fossi inserito più in basso nel canale. Ma tant'è, ormai sono passato.
La salita avviene libera, la pendenza non è forte ma il terreno non è consolidato quindi conviene poggiare ora su ghiaia ora su roccia, dove l'esperienza di volta in volta consiglia.

Salendo lungo il canale del Caldrolon
Sul verde rigoglioso che macchia le ghiaie e le rocce di questo canale le stelle alpine crescono folte e opulente.

Un breve passaggio di 1° a tre quarti della salita conduce alla parte finale, meno scoscesa e più verde, che salgo tenendomi alla destra del canale fino in forcella.

La Punta del Caldrolon

La Pala d'Oltro
Le strutture rocciose che salgono da qui alla Pala d'Oltro, la punta che sovrasta a sinistra, sono fantasiose. Sarebbe bello salirci, sembrerebbe anche impresa non difficile, però non voglio perderci tempo e così comincio a scendere dall'altra parte, nel catino del Caldrolon invaso di massi d'ogni misura.

Dall'altra parte, vista sulle Pale di San Martino
Una serie di ometti e qualche segno conducono al centro e poi a sinistra. Le Pale di fronte a me campeggiano imponenti; tra queste il Sass Maor gigantesco carnivoro canino.

Sass Maor
C'è un silenzio sospeso qui, vasto, inciso appena da un lontano aereo, mi sento naufrago in una sperduta isola, forse mi stanno cercando. O magari questa è invece la solitudine tipica del lunedì, il giorno meno giusto se si vuol cercare compagnia in posti così.
Poi a un tratto tutto finisce, la conca, i macigni, i segni, gli ometti; ma ho comunque idea di dove andare a parare, e ci vado.
Trovo una spianata verde d'erba folta e grassa, una terrazza libera di questo selvatico albergo, protesa a vallivi sprofondamenti.

Dalla verde terrazza, sguardo verso la successiva discesa
Tendendo a sinistra calo in un impluvio verde e largo. Scendendo per questo tra zolle rigogliose ed evitando il peggio mi porto sempre più in basso e al centro. Dopo averci un po' ragionato, evito di farmi tentare da una larga traccia che vedo su una spalla all'estrema sinistra e che smaschero fasulla e fuorviante. Raggiunti i primi alberi sempre nel mezzo del verde impluvio, sotto i miei piedi si materializza a poco a poco un sentore di traccia seguendo il quale piego poi a sinistra, traverso ghiaie e zolle mentre gli alberi s'infittiscono. Questa traccia la perdo, la cerco, la fiuto, la ritrovo, scendo ancora e infine passo l'ultimo canale di ghiaie a ritrovare infine nuovamente il sentiero 718 lasciato dall'altra parte della dorsale.
Qui ho il dubbio se continuare per altre mete ampliando la mia escursione. Però oggi non ne ho gran voglia, la tensione della ricerca mi ha già appagato e propendo per un rapido rientro. Risalgo così a f.lla d'Oltro.

F.lla d'Oltro
Disceso sull'altro versante riprendo il traverso di stamattina che seguo fino al suo termine, al biv. Menegazzi.
Il tempo intanto è evoluto al meglio e potrei restare qui tutto il pomeriggio se volessi, però considero che a casa ho in frigo una bottiglia di prosecco intonsa mentre qui ho quasi finito l'acqua. La scelta è dunque ovvia e, fissati gli scarponi che avevo slacciato, divallo pigramente assecondando il mio destino.

Biv. Menegazzi