
Nelle estati, torride e sonnolenti cercavamo refrigerio sulle cime d'intorno, prese d'infilata dalle brezze d'alta quota; i nostri vecchi ci lasciavano salire il monte Castello perché facile e poco pericoloso; noi però si mirava al Corta, più basso ma avventuroso.

Sentivamo che ne parlavano gli adulti che andavano a caccia e tra le parole smozzicate si capiva di luoghi mitici, preclusi ai pavidi.



Io e mio cugino, sopratutto lui, avevamo poca paura della montagna, abituati a correrci sopra, esploratori di rughe e prati, a caccia di vipere e uccelli.

Fate un fuoco quando arrivate in vetta, ci dicevano i nostri vecchi, così sappiamo che tutto è andato bene. Immancabilmente il fuoco lo accendevamo in vetta al Corta facendoci gioco dei rimproveri che ci attendevano al ritorno in paese; avevamo bisogno di affermare le nostre capacità alpinistiche, pronti per fare i battitori nelle grandi cacce autunnali.
