Sembrerò forse privo di fantasia, ma di questi tempi mi è essenziale colpire in fretta e tornare a casa di primo pomeriggio al massimo. Ho l'urgenza di allenarmi ma non posso perdere tempo a trovare il sentiero, a girovagare, a scoprire, mi tocca correre dove già conosco, fare in fretta. E poi anche il meteo di questi tempi è bastardo, concede una mattina al massimo quando va bene. E allora ancora una volta eccomi al Pizzocco che ben conosco.
E' martedì, prevedo che non incontrerò forse nessuno.
Parto da Roncoi, frazione di S.Gregorio, a quota 740, nella nebbia. In 1h10m sono al bivacco Palìa.

L'accogliente riparo attiguo al biv. Palìa
La nebbia l'ho lasciata sotto quota 1200 e adesso c'è un mare di schiuma che riempie la valle.

Un mare di bianca schiuma sotto il biv. Palìa
Mi ricarico di carboidrati e riparto vorso la cima. C'è un bel sole potente, l'aria discretamente chiara.

I verdi prati da rimontare verso il Pizzocchetto
Risalgo i prati superiori fino a imboccare la cengia che aggira a est il Pizzocchetto e depone alla base della salita finale.

Dopo aver aggirato il Pizzocchetto; sulla sinistra, sotto la guglia verticale, si intravede la cengia utilizzata per l'aggiramento

Il Pizzocchetto si abbassa alle mie spalle mentre salgo verso la cima
Arrivo alla croce, è passata 1h10m dal bivacco Palìa. La croce sta su un'anticima. Qualche minuto e passo alla vetta col punto trigonometrico, e poi a una seconda cima a occhio leggermente più alta con un ometto di sassi sulla sommità, comoda e spaziosa.

All'anticima con la croce; vista sulla successiva doppia cima principale
Non c'è vento, il sole è forte ma non esagerato, si sta da dio.

Autoscatto in vetta
Bassi intorno a me scivolano via veloci selvatici solchi vallivi, come ad esempio la val Falcina al termine della quale si intravede un lembo del verde lago del Mis ai piedi dei cupi Monti del Sole.

Val Falcina, lago del Mis, monti del Sole. Dietro a questi svetta la Schiara
Mi fermo in cima per quasi un'ora, poi decido di scendere proprio quando, incredibilmente, alla croce spunta la sagoma di un altro escursionista solitario.
E' uno giovane, fra i 20 e i 30 direi, forte, salta sulle rocce senza sforzo come un becco. Scambiamo due parole.
Lo rimprovero: ma che ci fa un giovane qui in un giorno come questo da pensionati? mi dice che è un giorno buono anche per i turnisti. Ma i contributi li paga? chiedo. Perché qualcuno deve pur finanziare la mia pensione, no?
Si schermisce, mi viene il dubbio che non apprezzi troppo il mio spirito, ma è uno cortese e sa che con gli anziani ci vuole pazienza, non mi manda a cagare come meriterei.
Scendo giù anche perché intanto la cima si è rannuvolata, e raggiungo nei pressi del bivacco Palìa la croce del monte Piz affacciata alla valle. Da questa scende una verde cresta verso il rifugio casera Ere, la via più rapida per arrivarci. Il pendio è terroso e sui lisci affioramenti rocciosi sporchi di fango per le piogge recenti si scivola alla grande; mi tocca fare molta attenzione.

Lungo la verde cresta che scende al rifugio casera Ere, visibile al centro della foto
Poi dal rifugio, rigorosamente chiuso nell'infrasettimanale, divallo per scorciatoie di sentiero fino a raggiungere le case più a monte di Roncoi.
Proprio lì incontro la panchina più serena del mondo.

La panchina più serena del mondo
Mi ci prenoto un posto per quando, fra trent'anni, non avrò più tanta voglia di salire al Pizzocco, ma mi contenterò di saperlo ben saldo a guardarmi le spalle.