da andreag » mar feb 03, 2004 15:25 pm
Dal Giornale di Vicenza di oggi:
"Una tragica fatalità che ha dell?incredibile.
Questa è la prima valutazione del gruppo di esperti che ieri, di primo pomeriggio, è salito sul vaio Battisti dove ha perso la vita Thomas Peghin di 26 anni, precipitato lungo il pendio che stava salendo con l?amico Moreno Camposilvan di 28 anni, che ha riportato ferite guaribili in 40 giorni.
Ambedue residenti nel centro termale e appassionati di montagna, avevano affrontato la salita perfettamente equipaggiati ed avevano quasi concluso il ripido tragitto, ma a una trentina di metri dalla sommità la neve ha ceduto sotto i loro piedi.
Dopo la disgrazia, ieri nel primo pomeriggio il capo stazione del soccorso alpino Recoaro-Valdagno, Daniele Nicolini, con il suo vice e aspirante guida alpina, Paolo Dani, la guida alpina Paolo Asnicar e lo specialista del Centro Valanghe di Arabba, la guida alpina Nicola Sartori, sono saliti lungo il vaio dell?Acqua fino alla sommità del vicino vaio Battisti, dove sabato mattina era avvenuta la disgrazia.
Il sopralluogo aveva lo scopo di trovare delle risposte al drammatico quesito di come poteva essere accaduto un evento così tragico e verificare l?entità delle cause che hanno provocato quella che da tutti è stata definita una valanga.
«La nostra ispezione - ha riferito la guida alpina Paolo Asnicar- ha messo in luce una situazione incredibile, che trova spiegazione solo nella fatalità perché la condizione generale del vaio non era tale da suscitare allarme o manifestare condizioni di pericolosità da esserne sconsigliato l?accesso. La lastra di ghiaccio che ha ceduto innescando lo scivolamento dei due alpinisti lungo il vaio, è stata di modeste entità e anche la massa nevosa che poteva essere classificata come valanga non ha avuto ai nostri occhi la rilevanza che si poteva presupporre».
Elementi che delineano una condizione buona per l?escursione sul vaio con ramponi e piccozza. Thomas Peghin e Moreno Camposilvan, oltre ad essere appassionati erano anche conoscitori della zona e, ciò che di solito difetta in analoghe circostanze, erano perfettamente equipaggiati, con tanto di casco.
I tecnici che ieri hanno fatto il sopralluogo hanno osservato che lungo il ripido pendio ci sono degli accumuli di neve e qualche crepa di assestamento, ma tutto sommato nulla di così pericoloso. «Probabilmente - ha concluso Asnicar - sono scivolati su uno strato duro e nel veloce scivolamento verso il basso sono andati a urtare sui sassi. Per Thomas purtroppo non c?è stato nulla da fare. Erano partiti da Recoaro alle 5.30 del mattino con l?obiettivo di raggiungere la Gazza e salire i quasi 500 metri del vaio Battisti. Così è stato e l?escursione ormai era terminata, mancavano meno di 50 metri alla meta, lungo il fianco del Monte Zevola. D?improvviso il cedimento della neve e la rovinosa caduta fino quasi al punto di partenza.
Alle 10.30 sono scattati i soccorsi, chiamati proprio da Moreno con il cellulare. Sono intervenuti il Suem, il Soccorso alpino, i carabinieri coordinati dal maresciallo Giacomo Bonincontri, i Vigili del Fuoco di Trento e l?elicottero. Per Thomas non c?è stato nulla da fare, mentre Moreno, nel letto dell?ospedale S. Lorenzo, ha la desolazione negli occhi e nel cuore, come i genitori dello sfortunato amico, Tommaso e Vanda, la sorella Azzurra e la fidanzata Elisa. Oggi pomeriggio alle 15, la chiesa arcipretale di Recoaro Terme accoglierà Thomas per l?ultimo saluto. Le esequie saranno celebrate dall?arciprete don Francesco Piubello. "
(le frasi in neretto sono sottolineate da me)
Sono allibito.....
Ma come, la situazione descritta è prorio quella tipica di piccoli accumuli locali da vento. In un canale del genere (stretto e incassato) è difficile che si formino accumuli di proporzioni gigantesche; d'altra parte proprio la conformazione del canale e la ripidità dei pendii rendono pericoloso anche un piccolo accumulo, che se staccato ti può far perdere l'equilibrio e farti precipitare a valle.
Secondo me le guide e i tecnici di soccorso dovrebbero finirla di lanciare questi messaggi, invocando la fatalità e l'imprevedibilità: andare a fare un vajo ripido nelle condizioni di neve attuali,dopo il gran vento delle scorse settimane, non poteva non comportare dei rischi, anzi questi erano largamente prevedibili, e solo la fortuna ti permette di passare indenne. Se qualcuno mi avesse chiesto un parere prima di andare a fare una salita del genere, io lo avrei sconsigliato ad occhi chiusi; il vajo è sempre li, e aspettare una o due settimane condizioni più favorevoli, magari dopo un periodo di caldo e successivo raffreddamento, è la cosa migliore per evitare di cacciarsi in situazioni di cui pentirsi dopo....
Andrea