Incidente Monte Zevola (Piccole Dolomiti)

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Incidente Monte Zevola (Piccole Dolomiti)

Messaggioda BAT » dom feb 01, 2004 2:40 am

Ho appena sentito dal TG5 la notizia di un incidente sui pendii di Monte Zevola (Piccolo Dolomiti). Dicevano che uno era morto, l'altro in stato di shock e c'erano circa 2m di meve fresca.

Immagino che il percorso sia il vajo dell'acqua o il vajo Battisti...

Avete altre notizie più precise?
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Messaggioda BAT » dom feb 01, 2004 12:32 pm

A quanto pare il canalone è il vajo Battisti
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Messaggioda andreag » dom feb 01, 2004 16:18 pm

BAT ha scritto:A quanto pare il canalone è il vajo Battisti


Sul Gazzettino c'è un articolo abbastanza dettagliato. Dalla descrizione secondo me i due erano su quello che abbiamo detto essere il Vajo dell'acqua. A circa 50 m dall'uscita, nel tratto più ripido, si è staccato un lastrone che li ha tirati giù e fatti rotolare per 400 m; uno dei due è morto per i traumi riportati, l'altro se l'è cavata con qualche frattura.

Si diceva pochi giorni fa delle condizioni della neve e dei Vaj: io non mi sarei mai avventurato su di là con le condizioni attuali, a me sembra un suicidio. Come al solito i commenti dei giornali parlano di "imprevedibile fatalità"....

:cry:
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Messaggioda BAT » dom feb 01, 2004 16:30 pm

Sul Corriere della Sera e sul Corriere del Veneto ho letto che il canalone in questione è il vajo Battisti, dove sono molto probabili cornicioni in uscita, molto di più che sul vajo dell'acqua.

Io in genere, prima di percorrere quei fantastici vaji telefono sempre al rif. Battisti, per informazioni.

Una volta, avevo telefonato un sabato sera e la moglie del gestore mi aveva sconsigliato di andar lì, e mi suggeriva di rimandare ad una settimana. Io ovviamente l'ho ascoltata, andando la settimana successiva. Dopo la discesa, quando sono andato in rifugio, la signora mi aveva riconoscito e mi aveva detto che la settimana prima alcune percose erano andate su (forse sullo stesso vajo che volevo percorrere) e sono state portate già da una valanga, fortunatamente nessun morto!
Questo per dire...
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Messaggioda andreag » dom feb 01, 2004 16:45 pm

BAT ha scritto:Sul Corriere della Sera e sul Corriere del Veneto ho letto che il canalone in questione è il vajo Battisti, dove sono molto probabili cornicioni in uscita, molto di più che sul vajo dell'acqua.
...


Mmmhhh, ho letto diversi articoli, secondo me è la solita imprecisione dei giornalisti, e poi sulla denominazione di quei vaj abbiamo visto esserci una certa confusione. Comunque, non si è staccata una cornice, bensì un lastrone sotto i piedi dei due, sicuramente per il sovraccarico eccessivo. Se fossero stati sul vajo Battisti, credo che nessuno dei due sarebbe sopravvissuto ad un volo di 500 m, avrebbero sbattuto inevitabilmente sulle rocce; sull'altro, che è abbastanza largo, se ti fermi ad un certo punto te la puoi anche cavare senza sbattere sulle rocce.

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Messaggioda teocalca » dom feb 01, 2004 20:09 pm

...lo speravo, ma vedo che tanto è sempre uguale...
...qualcuno la sa sempre più lunga...DOPO...
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...parlar dopo non serve a niente...
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Messaggioda Montre » lun feb 02, 2004 0:48 am

a me sembra che nessuno voglia saperla lunga,

mi interessa perchè anch'io frequento quei vaj e sapere cosa è successo e dove mi pare molto importante perchè anche io non sbagli in futuro.

penso dispiaccia a tutti per quei due ragazzi che amano quetsa passione come noi.

se uqalcuno potesse chiarire su quale dei due vaj è successo sarebbe ultile.

grazie
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Messaggioda BAT » lun feb 02, 2004 1:14 am

Non è certo volerla saper più lunga!
E' semmai capire dove esattamente sono stati, per poi sperare che serva di lezione per il futuro...
Ogni anno faccio diversi giri (discese) con gli sci proprio in quei vaji e quindi mi interessa conoscere il posto dell'incidente e magari anche la dinamica (accennata in una rispsota più sopra)
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Messaggioda simo il 4 CG » lun feb 02, 2004 13:46 pm

VICENZA Giovane muore trascinato dalla valanga per

VICENZA Giovane muore trascinato dalla valanga per 500 metri VICENZA - Un?altra tragedia si è consumata ieri pomeriggio a San Giovanni, a sud di Recoaro Mille (Vicenza). Due escursionisti vicentini sono stati travolti da una valanga di neve e ghiaccio mentre si trovavano nel canalone Vaio Battisti, a 1.600 metri di quota. Thomas Peghin, 27 anni, residente a Recoaro, è morto dopo essere stato trascinato a valle dalla slavina per oltre cinquecento metri. Salvo invece Moreno Camposilvano, 29 anni, di Valdagno, investito dalla massa nevosa solo di striscio. L?uomo è ora ricoverato in stato di shock nel reparto di ortopedia dell?ospedale di Valdagno con vari politraumatismi. Per lui una prognosi di quaranta giorni. Dal racconto che il sopravvissuto ha fatto ai carabinieri si è appreso che i due, entrambi operai e appassionati di montagna, intorno alle cinque e mezza di ieri avevano raggiunto con l?auto il rifugio Gazza e avevano poi proseguito a piedi verso Cima Zevola, a 1.900 metri di altezza. Dopo una camminata di cinque ore circa gli amici si trovavano ormai in prossimità della vetta quando, mentre procedevano appaiati con scarponi e ramponi, il ghiaccio ha inaspettatamente ceduto sotto i loro piedi e sono stati trascinati per cinquecento-seicento metri, finendo a quota 1300 circa. Quando Camposilvano è riuscito a rialzarsi, ha notato che il corpo del compagno stava continuando a rotolare verso valle. Fortunatamente aveva con sé il cellulare e ha potuto dare immediatamente l?allarme, dando il via all?intervento del soccorso alpino di Recoaro e Valdagno, del soccorso alpino di Trento e infine dei vigili del fuoco di Trento, che hanno messo a disposizione un elicottero per recuperare il corpo privo di vita di Thomas Peghin. Sulla vicenda sono ora in corso accertamenti da parte dei carabinieri di Recoaro.
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Messaggioda .:eZy:. » mar feb 03, 2004 13:07 pm

Il giornale di Vicenza
lunedì 2 febbraio 2004 cronaca pag. 12
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di Bepi Magrin
...In particolare, d'inverno, dopo periodi di vento si creano grandi e pericolosi accumuli di neve sottocresta (la cosiddetta "scarpa") ossia sacche di neve inconsistente di facile distacco, a questo fenomeno era dovuto per esempio l'incidente avvenuto una ventina d'anni fa ad alcuni appartenenti al Cai di Valdagno nella stessa zona: Vajo della Fratta e risoltosi per fortuna senza vittime ma solo feriti più o meno gravi, o quello, non riportato dalle cronache, occorso ad un altro gruppo del Cai un paio d'anni fa, mentre si trovava nella parte bassa del Vajo dell'Acqua ossia ad un passo dal luogo della disgrazia di ieri.
Non conosciamo l'esatta dinamica dell'incidente e sentendo uno dei massimi esperti delle salite invernali, Tarcisio Bellò, si formula l?ipotesi del distacco di un lastrone. Il settore tra il Ristele e il Passo della Lora è stato sistematicamente esplorato con fini di alpinismo invernale dagli anni '70-'80 in poi, la prima guida alpinistica era uscita in calce al libro "La Gazza" ripreso poi ed integrato con una quantità di dettagli nella guida stilata dal citato Bellò ed uscita col titolo "Il vajo che passione".
Il luogo della tragedia di ieri vi è così descritto: 490 metri di dislivello, poco difficile per pendenze fino a 50 gradi, l'imbocco dello scivolo si trova presso la guglia del Rifugio e a sinistra dello sperone roccioso che discende da una guglia innominata ai piedi dello Zevola. La guida avverte che nei tratti iniziale e finale del Vajo si incontra il più delle volte neve profonda o crostosa con evidente pericolo di slavinamenti, mentre il tratto centrale è di più agevole percorrenza per la maggior compattezza del fondo e per la ripidità del pendio. Un notevole sbarramento roccioso nella parte mediana costringe a volgere a sinistra per raggiungere nel finale una fascia di baranci che precede la vetta. Si giunge infatti pressoché direttamente alla Cima Tre Croci, più esattamente ad una cinquantina di metri a sinistra, a quota 1886.
La stessa guida chiude la relazione con un ulteriore richiamo alla pericolosità per valanghe con queste parole: "Il vajo non presenta particolare impegno alpinistico, ma bisogna valutare bene le condizioni del manto nevoso ed il conseguente rischio di slavine". Parole che risuonano adesso come un severo ma purtroppo inutile monito, ma che speriamo rimangano nella memoria di coloro, ed oggi sono veramente moltissimi, che praticano d'inverno i vaj delle nostre montagne.
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Messaggioda andreag » mar feb 03, 2004 15:25 pm

Dal Giornale di Vicenza di oggi:

"Una tragica fatalità che ha dell?incredibile.
Questa è la prima valutazione del gruppo di esperti che ieri, di primo pomeriggio, è salito sul vaio Battisti dove ha perso la vita Thomas Peghin di 26 anni, precipitato lungo il pendio che stava salendo con l?amico Moreno Camposilvan di 28 anni, che ha riportato ferite guaribili in 40 giorni.
Ambedue residenti nel centro termale e appassionati di montagna, avevano affrontato la salita perfettamente equipaggiati ed avevano quasi concluso il ripido tragitto, ma a una trentina di metri dalla sommità la neve ha ceduto sotto i loro piedi.
Dopo la disgrazia, ieri nel primo pomeriggio il capo stazione del soccorso alpino Recoaro-Valdagno, Daniele Nicolini, con il suo vice e aspirante guida alpina, Paolo Dani, la guida alpina Paolo Asnicar e lo specialista del Centro Valanghe di Arabba, la guida alpina Nicola Sartori, sono saliti lungo il vaio dell?Acqua fino alla sommità del vicino vaio Battisti, dove sabato mattina era avvenuta la disgrazia.
Il sopralluogo aveva lo scopo di trovare delle risposte al drammatico quesito di come poteva essere accaduto un evento così tragico e verificare l?entità delle cause che hanno provocato quella che da tutti è stata definita una valanga.
«La nostra ispezione - ha riferito la guida alpina Paolo Asnicar- ha messo in luce una situazione incredibile, che trova spiegazione solo nella fatalità perché la condizione generale del vaio non era tale da suscitare allarme o manifestare condizioni di pericolosità da esserne sconsigliato l?accesso. La lastra di ghiaccio che ha ceduto innescando lo scivolamento dei due alpinisti lungo il vaio, è stata di modeste entità e anche la massa nevosa che poteva essere classificata come valanga non ha avuto ai nostri occhi la rilevanza che si poteva presupporre».
Elementi che delineano una condizione buona per l?escursione sul vaio con ramponi e piccozza.
Thomas Peghin e Moreno Camposilvan, oltre ad essere appassionati erano anche conoscitori della zona e, ciò che di solito difetta in analoghe circostanze, erano perfettamente equipaggiati, con tanto di casco.
I tecnici che ieri hanno fatto il sopralluogo hanno osservato che lungo il ripido pendio ci sono degli accumuli di neve e qualche crepa di assestamento, ma tutto sommato nulla di così pericoloso. «Probabilmente - ha concluso Asnicar - sono scivolati su uno strato duro e nel veloce scivolamento verso il basso sono andati a urtare sui sassi. Per Thomas purtroppo non c?è stato nulla da fare. Erano partiti da Recoaro alle 5.30 del mattino con l?obiettivo di raggiungere la Gazza e salire i quasi 500 metri del vaio Battisti. Così è stato e l?escursione ormai era terminata, mancavano meno di 50 metri alla meta, lungo il fianco del Monte Zevola. D?improvviso il cedimento della neve e la rovinosa caduta fino quasi al punto di partenza.
Alle 10.30 sono scattati i soccorsi, chiamati proprio da Moreno con il cellulare. Sono intervenuti il Suem, il Soccorso alpino, i carabinieri coordinati dal maresciallo Giacomo Bonincontri, i Vigili del Fuoco di Trento e l?elicottero. Per Thomas non c?è stato nulla da fare, mentre Moreno, nel letto dell?ospedale S. Lorenzo, ha la desolazione negli occhi e nel cuore, come i genitori dello sfortunato amico, Tommaso e Vanda, la sorella Azzurra e la fidanzata Elisa. Oggi pomeriggio alle 15, la chiesa arcipretale di Recoaro Terme accoglierà Thomas per l?ultimo saluto. Le esequie saranno celebrate dall?arciprete don Francesco Piubello. "
(le frasi in neretto sono sottolineate da me)

Sono allibito.....
Ma come, la situazione descritta è prorio quella tipica di piccoli accumuli locali da vento. In un canale del genere (stretto e incassato) è difficile che si formino accumuli di proporzioni gigantesche; d'altra parte proprio la conformazione del canale e la ripidità dei pendii rendono pericoloso anche un piccolo accumulo, che se staccato ti può far perdere l'equilibrio e farti precipitare a valle.
Secondo me le guide e i tecnici di soccorso dovrebbero finirla di lanciare questi messaggi, invocando la fatalità e l'imprevedibilità: andare a fare un vajo ripido nelle condizioni di neve attuali,dopo il gran vento delle scorse settimane, non poteva non comportare dei rischi, anzi questi erano largamente prevedibili, e solo la fortuna ti permette di passare indenne. Se qualcuno mi avesse chiesto un parere prima di andare a fare una salita del genere, io lo avrei sconsigliato ad occhi chiusi; il vajo è sempre li, e aspettare una o due settimane condizioni più favorevoli, magari dopo un periodo di caldo e successivo raffreddamento, è la cosa migliore per evitare di cacciarsi in situazioni di cui pentirsi dopo....

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