Come il lato B delle donne

, il Breithorn, così turistizzato e abbordabile da Sud, presenta a Nord un lato oscuro, poco frequentato, selvaggio e repulsivo. Con Maurizio partiamo alla volta di quella che viene definita da molti come una tra le vie di cresta più belle delle Alpi (v. M. Colonel): la Young grat al Breithorn Orientale. Al Bivacco Rossi e Volante, che raggiungiamo sabato pomeriggio tardi, c?è ressa. Nonostante tutto riusciamo a trovare due angolini per noi. La cena all?ultimo sole sarà indimenticabile. La mattina, quatti quatti usciamo per primi dalle brande e ci avventuriamo nel buio vallone dello Schwartzgletscher scavalcando la Porta Nera. Dopo poco la luna (piena e luminosissima) ci abbandona dietro la Roccia Nera. Il ghiacciaio comincia a farsi molto crepacciato. Albeggia. Siamo nel dedalo di seracchi ben descritto dalle varie relazioni. Riusciamo tuttavia a trovare un varco e ad accedere alla cengia che porta all?attacco della via. Questa si mostra ora nello splendore dei suoi 700 metri. Si susseguono tratti di cresta nevosa ripida e affilata a tiri in conserva protetta a viti e friend, a tiri di roccia solida e molto divertenti. Il gendarme è uno scoglio arcigno ma non estremo. Purtroppo, nel salire questo Maurizio picchia in malomodo un ginocchio già di suo malconcio. Continuiamo. Dopo un po? vengo fermato dal compagno sdolorante: non riesce più ad appoggiare la gamba infortunata e tanto meno a caricarla. Mancano 200 metri, non banali. Continuare in queste condizioni è pericoloso per entrambi, c?è poi anche la discesa dal versante opposto? Chiamiamo i soccorsi che arrivano celeri e in maniera efficientissima ci riportano a Cervinia. Breithorn, torneremo?è andata così

Elogio ed encomio a coloro che si adoperano per salvarci la vita e portarci in salvo ogni volta (e rischiano la loro)! Ed elogio a Maurizio che, seppur alla sua prima esperienza su una via del genere, si è dimostrato all?altezza delle difficoltà!
Il report completo allo:
http://www.on-ice.it/onice/viewtopic.php?t=6072
3 foto:

Quanto monotona sarebbe la faccia della Terra senza le montagne (Emanuel Kant).
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