Grandissima ascensione sulla immensa parete S del Bianco. Itinerario non evidente e faticoso con alcuni passaggi su roccia atletici nella prima parte e poi misto e ghiaccio nella parte finale. Necessario affiatamento e condizioni di tempo stabile.
Ci si sente così piccoli in mezzo ad una parete del genere ma eravamo tranquilli.
Il primo giorno è già un programma. Si parte dopo i Chalet del Miage nella Val Veny dopo il secondo ponte della strada che porta a Freney (1570 m) e si prende il sentiero che porta al Rif. Monzino (2561 m) attraverso un sentiero attrezzato (F, 2h). Da qui puntare alla cresta SW che scende dalla Punta dell'Innominata e dirigersi verso l'isolotto roccioso che emerge in mezzo al ghiacciaio che si raggiunge verso i 3000 m di quota. Salire tenendosi sulla destra e superando un'intricato dedalo di crepacci. A fine estate evidenti, ad inizio stagione mi sa un po' meno. Quindi restare sulla destra per salire il ripdo pendio che porta al Col du Freney (crepacci molto larghi). Da qui puntare ai bivacchi sul Pic Eccles traversando a sinistra. I bivacchi si trovano a 3852m e sono due: il biv. Crippa più basso e più nuovo (6-9 posti, coperte). l'altro, il biv. Lampugnani (6-9 posti, coperte) 15 m più alto e più vecchio, noi l'abbiamo trovato aperto con neve all'interno e materassi rotti. In totale il programmino di riscaldamento del primo giorno sono 2280 m di dislivello per 8h di salita che non molla mai.
Il secondo giorno siamo pariti alle 6.00 dal bivacco, si passa sotto al biv. Lampugnani e quindi sul versante W lato Brouillard. Una doppia da 30 m permette di superare la crepaccia terminale e arrivare sul ghiacciaio. Quindi risalire il ripido pendio di ghiaccio che porta al Col Eccles (4041 m, ore 7.30). Attraversare a sx la sottile cresta e siamo pronti per la cresta.
La relazione di Damilano è la migliore che ho trovato. Salire direttamente per fessure e camini la cresta (III). Quindi salire un camino di 40m (1ch, cordino, V+, faticoso) ed arrivate ad una stretta cengia sulla sx, percorretela e prendete una fessura obliqua da sx a dx di 5m (1 nut incastrato, IV+) quindi piegate nettamente a sx per raggiungere nuovamente la cresta. Continuare per un sistema di fessure e camini fino alla cresta nevosa che porta alla base delle due torri rosse (III+). Qui continuate per terreno misto un po' infido sotto le torri tenendole sulla dx e guadagnando la il largo canale nevoso che separa la cresta dell'Innominata con la cresta del Brouillard. Salire il canale nevoso sulla dx fino ad un ch. vecchio e attraversate il canale (scariche sassi) e risalire su terreno misto una piccola costola rocciosa che vi tiene un po' riparati dai sassi, quindi puntare ancora a sx su una costola più alta (misto, sassi instabili) e all'evidente pendio ghiacciato obliquo (non è uno stretto couloir come dice Damilano) sulla sx sotto una torre rossa strapiombante. Salirlo per 2 lunghezze fino allo sperone del Brouillard. Si risale lo sperone per 200m (III) con passaggi di misto e creste di neve passando un caratteristico gendarme di misto delicato che porta al pendio finale di neve/ghiaccio di 150 m che porta sulla cresta del Brouillard sommitale (4655 m, ore 17.00). Continuare verso dx la cresta nevosa, salire il primo risalto roccioso stando sulla dx (rocce instabili, III) quindi continuare la cresta rocciosa successiva e la cresta nevosa che porta ai pendii di neve sul lato N che costeggia il Monte Bianco di Courmayeur (sulla dx) quindi risalite i pendii finali che portano in vetta (4808m, ore 20.00). Le ultime luci del tramonto, tempo calmo, forse un po' freddo, ma tanta gioia dentro.
Siamo scesi verso NW al rif. Gouter attraversando il Dome du Gouter (2h, 3817 m), speravamo di poter riposare, invece tutti i letti occupati ed in cucina i custodi scalmanati che hanno festeggiato l'ultima notte di lavoro della stagione. Quindi abbiamo dormito su un tavolo del rifugio e aspettato la sveglia delle 3 di notte per chi andava in vetta per guadagnarci un posto in dormitorio.... già caldo.
Il giorno dopo siamo scesi alla stazione del Nid d'Aigle lungo il sentiero attrezzato sotto la neve. Il resto è fatto di autostop in successione per ritornare in Val Veny a riprendere l'auto.
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