Lorenz ha scritto:Hello Mountains ha scritto:tra le varie cose dicevo ho trovato alcuni articoli del 1955 ( Gazzetta Sport, Prealpina, La Notte etc) che riportano il fatto che lui insieme ad un suo compagno ha aperto una nuova nuova direttissima ( nuova ..51 anni fa...) alla parete Sud, ovvero seguita la prima parte per la precedente direttissima, che ad un certo punto girava a destra, loro hanno invece tirato su diritto.
Ho recuperato le fotocopie della guida CAI-TCI del Disgrazia (non proprio recente, diciamo). La via di cui parli e' una variante del canalone Sud-Ovest:
Giunti alla testata del canalone, si attaccano le rocce di uno spigolo ben delineato, che sale in direzione della vetta. Si sale per lo spigolo, per un successivo diedro e per un canalino, arrivando direttamente in vetta (IV con un passo di V, 9 chiodi di cui 1 lasciato; 7 ore dall'attacco della bastionata sommitale, anche a casua delle cattive condizioni). G. Bregagni e A.Vanelli, 7 agosto 1955 (Lo scarpone, 16 ottobre 1955). Via dedicata dai primi salitori alla guida Silvio Pedrotti "Polo", morto il 3 agosto 1955 sulle rocce della Cresta GuzzaLorenz
Super,
grazie Lorenz!
Beh ..alla fine ciò che è riportato su "Lo Scarpone" corrisponde a ciò che era riportato sui giornali. C'era anche la dedica che però avevo tralasciato..
Ho trovato anche il diario di mio padre che racconta la scalata
..che storia:-)
Spero mi perdoniate se riporto alcuni brevi passaggi (su circa 10 pagine in tutto ..)che magari servono a Lorenz che conosce bene il Disgrazia per riconoscerne forse qualche tratto e per rivivere alcune situazioni vissute dai protagonisti nelle quali ciascuno di noi potrà immedersimarsi sicuramente ..
"La nebbia è fitta e la nevicata aumenta sempre di più; calcoliamo che manchino circa cento metri per arrivare in vetta. Angelo( Vanelli) sostiene con argomentazioni sensate che usciremo alla destra sulla cresta orientale: io ribadiscola mia tesi che sbucheremo direttamente in vetta. Guardo l'ora, siamo tremendamente in ritardo, siamo carichi di viveri e non possiamo usarli, non ne abbiamo il tempo
Mentre per il ghiaccio Angelo sta facendo lo spazzino sulle cenge mi espone il dubbio che questa sia una via nuova.
Non esiste infatti alcun segno di passaggio di uomo e da questo momento in poi mi ripeterà sempre piu convinto i suoi argomenti. io comincio ad esere stufo, stuifo soprattutto di togliere chiodi che assolutamente non vogliono abbandonare la roccia, che fanno il possibile per sfuggire di mano e ci riescono anche, stufo di prendere ghiaccioli e sassi in testa; sanguino in alcuni punti ma il freddo e la neve fanno da emostatico:
Pian piano dopo un passsaggio di quarto secco che ci fa sudare per il solito vetrato lo spigolo si attenua contro la parete, questa si inclina, si apre e di tra la fitta nebbia non si scorge piu il nero cupo delle rocce sopra la testa, si intuisce il cielo. Sono trenta metri alla cima
Sentiamo odore di vetta ma c'è ancora un passaggio da un doppio strapiombo limitato a sinistra da una invitanteplacca che però non ci consente di salirla.
---omissis---
al terzo assalto riesce a passare con un gioco di equilibri e a strisciare fuori sulla sinistra. E' in cima e me lo comunica.
---omissis ---
fino alla vetta ormai non corrono piu che dieci metri in dolce pendenza facilissimi. A quattro gambe sto tirando su dai polmoni quanto di fiato c'è rimasto.
Angelo a due metri dal traliccio di ferro della vetta sta recuperando e mi parla di soste ..di the ..di viveri che ci siamo tirati dietro per 14 ore e che la via normale la facciamo ad occhi chiusi.
Improvvisamente qualcosa mi risucchia contro la parete e mi respinge fuori di colpo, un sasso mi sbatte in fronte e urlando mi rizzo in piedi. Angelo mi guarda preoccupato. E sotto le cuffie di lana i capelli sono paurosamente bruciati mentre piccone chiodi e martelli sibilano come mosconi infuriati; mi cola il sangue in un occhio ma sono troppo terrorizzato per accorgermene; ho sentito il fulmine ancora prima che il temporale si scateni sopra di noi.
siamo in vetta al Disgrazia, enorme parafulmine della zona, carichi di ferro e accanto ad un segnale trigonometrico di tre metri di altezrza.
"Scappiamo ...scappiamo, Angelo corri..corri..la cresta..la cresta!!..Angelo!!
Angelo non si è accorto di nulla, mi crede impazzito ma non ha il tempo di farmelo sapere..
Sopra, sotto, e dentro di noi si avventa qualcosa di spettrale , di orrendo, di irreale. Qualcosa che mai piu vorrei riprovare e che mai riuscirò a descrivere cosi come l'ho percepita.
Riprendo i sensi sulla cresta, piedi sul versante nord e viso su quello sud; un odore acre mi fa tossire ad ogni boccata ---omissis---
Angelo è seduto, immobile appogiato al pilastro di ferro
"Angelo ...alzati ..il fulmine ...andiamo via!! ...ne arriva un altro... Madonna santa ...mamma ..il fulmine ..Angelo!! ..Ti prego... Angelo!!
Lo scuoto, gli alzo il viso. E' nero. Occhi fissi come due lame di ghiaccio, nessun segno di vita interiore, di intelligenza
Fa paura così, tra il grigio sporco dell'aria intorno contro il cielo fuliggine e la neve bianca. Ho perso la testa. Mi butto su un sasso, prego, mi rialzo e lo schiaffeggio.
Un secondo fulmine scoppia a pochi passi sollevando una pioggia di sassi e neve e ci appiattisce sulla vetta con centinaia di aghi che si piantano nelle ferite. Lui si alza di scatto e mi dice "Ma senta ..lei..che sta facendo ..mi schiaffeggia? E' forse pazzo? cosa vuole dalla mia persona? non mi rompa l'anima e mi lasci in pace!!"" Ha in testa una striscia completamente bruciata, è convinto di essere a casa e piange per il freddo alle mani.
E la situazione mi appare in tutta la sua realtà: sono solo , in vetta al Disgrazia, nella piu completa bufera tra i fulmini e con il compagno in stato di choc cerebrale con il temporale in aumento.
Mi getto in discesa, forse sono un po pazzo ma meglio di rimanere li, scivolo e cado sulle creste sperando che il fulmine non ci insegua, affondo nella neve fresca..mezzo metro. riprendo a correre. Al termine dei trenta metri di corda mi metto a tirare il compagno invitandolo a camminare. forse non tutte le facoltà sono scomparse.
forse la stessa mano miracolosa che mi ha impedito piu volte di inabissarmi sulle pareti nord o sud sta guidando i suoi passi malcerti nelle buche da me lasciate nella neve, forse è ancora il suo grande istinto di alpinista che sopravvive.
Arriva a me, lo faccio sedere a cavalcioni, sulla cresta. Gli cedo i miei guanti e riprendo la discesa...
Di tanto in tanto i fulmini mi sollevano da terra per poi ripiombarmi per terra e mi duole la testa per il continup viobrare dei capelli, Arriviamo al cavallo di bronzo, masso verticale di cinque metri o meno , passaggio una volta famoso ora stupidissimo.
Scendo
Angelo in piedi sull'orlo del salto non sa cosa fare, "Non so come si passa!!" "Oddio come faccio!!"" ""Ma dai Angelo, hai fatto la Sud, il sesto grado.."" Ritorno su e guido i suoi passi sulle tacche. scendiamo assieme
e il tempo passa. Sulla esile crestina al sommo del canalone nord, seicento metri di vertigine, passiamo a cavalcioni con il vento che vuole strapparci via. Il tuono non romba piu..
Ma la nebbia e la neve sono cosi fitte che a quattro metri non vedo piu angelo. Mentre scendo lungo un pendio valangoso con la neve che mi corre a fianco sento una leggera trazione della corda..mi fermo e mi volto. Tra la nebbia vedo angelo in posizione di assicurazione a gambe larghe, corda a spalle: "Angelo, come ti senti?"
"Bene ..perche?! Oh, attento che li si parte.:""
"Ti senti proprio bene?!
"Beh ..cosa c'è ora?!"
Gli racconto tutto, e l'effetto del fulmine si manifesta in modo tutto diverso:mi insulta per la mia precipitazione, che abbiamo preso la cresta sbagliata e che sarebbe ora di essere al Cavallo di Bronzo; ambedue abbiamo i nervi a brandelli, ci insultiamo come scaricatori di porto. e giu ancora. La cresta non finisce piu, tutto bianco tutto uguale ormai sono le sette di sera e non possiamo perdere piu tempo. ----omissis--- ecco la cresta che prosegue ..la Sella di Pioda!
Sopra di noi il sole splende al tramonto
---omissis --
sono passate le venti e siamo sul circo del ghiacciaio di Preda Rossa .... non finisce mai...mezza costa ..il sentiero per la Desio
...Su... sassi, sassi..tanti sassi instabili sotto i piedi ...Férmati ..ancora uno sforzo ..gli ultimi metri a quattro gambe ...Il tetto del rifugio..il piazzale. la porta.
Chiuso.
Ormai abbruttito non rammento che la chiave è appesa poco distante.
La notte è piena e la pioggia arriva piano piano.
Andiamo giu verso la Bosio dove sono gli amici ..Giuseppe che ci ha atteso fino a tardi guardando sul ghiacciaio poi proprio quando noi sbucavamo dalla Sella di Pioda se ne era andato perche stava venendo a cercarci. Mettiamo un piede dopo laltro per restare in piedi.Sono le undici passate e le caviglie non esistono piu.
Mi trovo lungo e disteso nel torentello al buio e angelo che mi dice di non lasciarlo solo, lo choc non è passato completamente, ma io non posso attenderlo, devo correre giu devo vedere qualcuno, e portarlo dove è angelo, devo.
Canto e urlo quanto posso.
---omissis ---
Bagnati sotto , sopra e dentro arriviamo a cento metri dal rifugio e riusciamo a farci sentire
Luminarie improvvise nello scuro della notte, Fantasmi bianchi di ragazze in camicia da notte, forzati a striscie in pigiama maschili, semi vestite ..alle finestre..verso di noi. Intravedo il volto di mio cugino, sento le mani di Giuseppe che mi sostengono, qualcuno mi toglie lo zaino da ventitue ore sulle mie spalle
Luce e caldo. Siamo a casa
---omissis --
e in quel momento insieme comprendiamo che tutto è finito
e ci rammentiamo di quella linea diritta, dalla base della vetta che abbiamo tracciato ..quando?..due minuti, un secolo fa.
---omissis --
Tra i larici si aggira il vento, inquieto, di lontano romba improvvisa una scarica di sassi lungo la parete.
Sinfonie, rumori, armonie.
Sinfonie eterne di un mondo il cui vivere segreto ci è caro scoprire.
Sinfonia, ora sommessa, ora assordante; musica nostra che noi ascolteremo e vivremo finche ne avremo forza
Finchè "Qualcuno" vorrà.
(Giancarlo Bregani)