lucasignorelli ha scritto: Io invece credo che sarebbe (notare il condizionale) utile, magari mantenendo il discorso un po più generale e impersonale (anche solo per rispetto per la famiglia di Charlotte, che poi in questa storia è stata la vittima), proprio perché questo è stato un incidente abbastanza lineare nella sua concatenazione di cause, e quindi non è che ci siano grossi misteri oltre a quello che hanno detto i giornali. E quindi il problema non è tanto QUESTO incidente, ma tutta una serie di aspetti più generali e problematici che coinvolgono cose come il tipo di limiti che devono essere dati all'esercizio della professione di guida sulle vie estreme, il ruolo guida/cliente, il modo in cui i clienti scelgono le guide etc. E poi ci sarebbe anche il modo in cui le vie di difficoltà elevata sono vendute come "classiche", il significato di via classica, la banalizzazione della parola estremo, il fatto che le Alpi fino a prova contraria non sono diventate più piccole...
Insomma di carne al fuoco su cui la comunità alpinistica e non solo le guide dovrebbero parlare e secondo me ci sarebbe, come sempre, spazio per considerazioni non del tutto peregrine. Anche perchè l'anno scorso in Francia ci sono stati 19 vittime di incidenti in montagna in gruppi guidati, e in Francia dei provvedimenti hanno incominciato a prenderli per PREVENIRE, e non solo per punire a danno fatto.
molto interessante ed intelligente come riflessione e spunto.
mi piacerebbe conoscere le tue "ricette" se ne hai ed il modo di vedere la cosa.
io sono un escursionista avanzato ed ho difficoltà...sono reticente ad ingaggiare le guide e preferisco fare uscite alla mia portata dove sono io a prendere le decisioni, ma mi manca qualcosa che forse non è codificato ed intravedo nel tuo ragionamento
stefano