Per molti saranno stupidatine ma tant'è, per me è stato un bellissimo gioco e quindi posto...
Lasciamo l?auto che è ancora buio, con l?intento di salire il canalone porta, una meta che ha messo d?accordo me e l?amico V. con cui da troppo tempo non mi lego in cordata.
Man mano che le prime luci dell?alba bucano la coltre di nubi che si dipana sotto i nostri piedi, la sensazione che ci stiamo immergendo in una giornata particolare inizia ad impossessarmi delle mie percezioni. Saliamo liberi il canalone, ora affrontando piccoli salti di roccia ora rallentando per fare le immancabili fotografie, tante, troppe, quasi che ad ogni passo vogliamo imprigionare l?istante dell?infinita bellezza che ci circonda. Tutto appare nettamente velato di magnifico: il sole nascente, i giochi di luce tra le guglie calcaree che ci circondano, i pendii rosati dall?alba, il netto stagliarsi dei famosi pinnacoli della Grigna su un cielo che si carica di azzurri. Giunti in prossimità dei torrioni Magnaghi, un rapido sguardo al polso, ore 8.20, giusto il tempo per rendersi conto che la giornata può offrire ancora troppo per scegliere di salire veloci solo per il Canalone Porta. Un rapido consulto ed anche V. si lascia andare all?edonistica tentazione di lasciarsi trasportare dall?invitante verticalità che ci circonda, di perdersi nel tempo della verticalità e stabilire un contatto più intimistico ed esplorativo con l?ambiente che ci circonda. Abbandoniamo quindi le tracce che proseguono verso l?alto fino alla sommità della Grigna per tracciare noi i nostri solchi verso la base dei Magnaghi. I primi passi faticosi nella neve inconsistente non ci fanno desistere anche se il terreno si fa sempre più ripido e si incunea in regni maggiormente selvaggi. Svolgiamo quindi la nostra unica corda, una mezza da cinquanta metri, attacchiamo all?imbrago il materiale che abbiamo con noi: tre rinvii, i soliti cordini e moschettoni, dei nuts e un pugno di chiodi buoni per ogni evenienza ed iniziamo a salire per il primo magnaghi, senza una relazione particolare da seguire ma stando al centro della parete, seguendo i classici punti deboli, lungo una via che corre tra il canalino Alberini e lo spigolo Dorn. La roccia non è troppo fredda ed il sole giunge a riscaldarci con i suoi raggi tardo mattutini, mentre sotto di noi l?orizzonte è spaccato letteralmente in due, tra un cielo perfettamente azzurro ed una sfera di nuvole da cui trapelano solo le cime dei rilievi alpini. Con l?animo coccolato da sensazioni paradisiache salgo la parte più verticale della via mentre vediamo e fotografiamo altri alpinisti impegnati lungo la cresta Cermenati, sicuramente estasiati come noi dal panorama da favola che ci attornia. Tra crestine di neve e salti di roccia siamo in breve tempo sulla cima del primo Magnaghi, pronti per abbassarci e cercare il nostro passaggio a nordo ovest, il salto ?del gatto? (credo si chiami così) per accedere al secondo magnaghi e proseguire la traversata. Ora guida V.,che raggiungo ad una sosta posta ad un paio di metri dall?altra parete che dovremmo raggiungere, con una decisa spaccata e superando una placchetta incrostata di ghiaccio che, in prima battuta, non sembra molto invitante. La ruggine mentale e fisica c?è per entrambi e la prima cosa che ci viene in mente di fare è tentare una calata esplorativa nel camino che si affaccia verso il canalone Porta per cercare di riguadagnare il più blando canale e da li la cima. Tuttavia alla fine dei venticinque metri possibili mi ritrovo a penzolare con altre rocce sotto di me per cui l?idea di passare sul secondo Magnaghi per gli sfuggevoli e ghiacciati appigli che abbiamo difronte prende obbligatoriamente corpo. Con una buona dose di decisione effettuiamo entrambi il passo giungendo poi alla vetta del secondo torrione, con davanti lo spettacolo di una cresta di neve alta ed inconsistente, parca di possibilità di assicurazione, che consentirebbe di raggiungere l?intaglio con il terzo Magnaghi. Vediamo però una sosta su fittoni e catena con la scritta 25 metri ed il simbolo della calata che ci appare come la classica lampadina di ottima soluzione nella testa del fumettistico Archimede, 25 metri precisi e spaccati come la possibilità che ci da la nostra mezza. Senza scambiarci troppe parole ma di comune intento optiamo per questa soluzione: cinque calate di cui una costruita da noi su clessidra con cui siamo alla base della parete est, con sopra di noi solamente la cresta Sinigalia ed un bellissimo cielo. Ora le difficoltà tecniche sono terminate e la parte finale della cresta ci guida lei da sola con la sua linearità al bivacco Ferrario ed alla cima della Grigna, dove si completa alla nostra vista un panorama a trecentosessanta gradi di nubi tempestate di vette quali Monte Rosa, Cervino, alpi centrali, Orobie?
Una stretta di mano lunga e tenace riempie il cuore con tutto ciò che è invisibile agli occhi e la soddisfazione per questo girovagare improvvisato e costruito metro dopo metro, senza una relazione da consultare e da rispettare pedissequamente, ci toglie ogni parola circa questa bellissima giornata. Giornata densa di emozioni in cui non abbiamo salito integralmente il canalone porta o la cresta Sinigallia, non abbiamo fatto la traversata completa dei magnaghi ma una sua parte, seppure in veste invernale e quindi non abbiamo il diritto formale di scrivere nulla sui nostri taccuini più o meno densi di nomi di salite effettuate, però abbiamo vissuto liberi e spontanei giocando con un ambiente meraviglioso. Insomma, una giornata che da significato al mio personale concetto di alpinismo ed amicizia.
FOTO:
le luci nel canale
l'ombra del RE (-segone)

La cresta Cermenati
Su e giù dal 1° e 2° Magnaghi
Verso la Senigalia
Quasi in Vetta
e si può solo scendere...
Grazie Vale!!!!