Terzo tentativo fallito della traversata alpinistica delle Punte Rossa, Nera e Bianca della Grivola.. sono 8 anni che ?rincorro? questo progetto, ma neanche questa è stata la volta buona. La neve caduta quasi due settimane prima è stata più abbondante del previsto, e soprattutto nonostante le temperature decisamente miti anche in quota, è rimasta del tutto inconsistente nei versanti in ombra.
Solo Alex mi segue in questo progetto, il meteo per la domenica secondo me non è malvagio nonostante le previsioni, ma partiamo da Cogne ben carichi sotto un cielo nuvoloso. Ripercorro ancora volta l?ormai famigliarissimo sentiero per Les Ors, dove arriviamo sotto una fine pioviggine. Pausa pranzo, poi mentre il cielo si riapre un po?, ripartiamo. Casotto del Pousset ed entriamo nell?amato omonimo vallone. E? pieno di animali, ci saranno almeno un centinaio tra camosci e stambecchi, quasi incuranti della nostra presenza, gli unici due esseri umani nel raggio di chilometri.
Fa caldo però, e saliamo in maniche corte, anche sotto la pioggia intermittente, fino a quando questa non si trasforma in neve. Per evitare di prendersi un accidenti mettiamo la giacca, e continuiamo a salire, sotto una nevicata a tratti decisamente intensa. Arriviamo al bivacco alle 17.15, dopo 5 ore e mezza di salita.
Ecco il Bivacco Gratton, 3200 m, un po? la mia seconda casa.. ci cambiamo, ed un bel the caldo, prima di un riposino mentre sul fornellino fonde una grossa pentola piena di neve. Ci addormentiamo, mi risveglio quasi per caso quando è ora di fare da mangiare. Ceniamo abbondantemente, mentre la luce delle candele rischiara l?interno del bivacco. Alle 20.30 sentiamo dei rumori, incredibilmente c?è gente!! Altri due matti come noi.. un lettone (ingegnere aerospaziale all?Alenia) ed un olandese? figurati, solo degli stranieri possono avere l?idea di andare a dormire in un bivacco a 3200 m a fine settembre?
Ci si fa un po? più stretti, ma c?è posto per tutti. Io e Alex usciamo poi fuori, ha smesso di nevicare, le nubi si sono ritirate in valle, ed il cielo è pieno di stelle.
Questo colle è uno dei miei posti del cuore, è la sesta volta che sono quassù, ma non mi stancerò mai di venirci.
Indugio per ultimo là fuori, a scattare qualche foto notturna, rimanendo da solo ad ascoltare il silenzio della montagna ed osservare il mare di nubi che ribollisce sulla val di Cogne, poi mi ritiro anche io sotto le coperte.
L?indomani sveglia ore 6, c?è qualche nube alta, la valle è sempre ricoperta di nebbie, ma come avevo previsto, quassù è sereno. Ok, si va. Colazione e si parte, ramponi ai piedi, il primo muro sopra il bivacco è faticosissimo, coperto da 40-50 cm di neve, e nonostante delle tracce precedenti, si sprofonda parecchio.
Assistiamo ad un?alba meravigliosa, tra banchi di altostrati ed il mare di nubi sulla valle, lo spettacolo di un?alba in alta montagna è sempre magico. Il sole ci inonda, il panorama, seppur famigliare, è di quelli da commozione. Saliamo più comodi ora, la neve porta un po? di più, passo avanti io a battere traccia. La cresta della Punta Rossa, così innevata, ha i suoi perché. La pendenza si impenna, e la fatica si fa sentire. Gli ultimi 200 metri di dislivello sono assai faticosi, devo camminare battendo traccia nella neve inconsistente, ed a volte sprofondo fino a metà coscia. Quando riesco passo sulle roccette, qualche nebbia risale dal vallone del Lauson, arrivo in cima, finalmente, a 3630 m. Ancora una volta qui. Dopo un po? arriva Alex, ma io ho già tratto le mie conclusioni sul proseguio della traversata.
La Punta Nera è tracciata, ma dal colle della Nera. Le tracce sulla cresta della Rossa che pensavamo fossero solo di discesa ci avevano illuso che qualcuno avesse fatto il nostro giro all?incontrario nei giorni precedenti. Non è così?. Il canale chiave per la discesa sul ghiacciaio del Trajo è difeso da una fascia di crepacci seminascosti dalla neve recente, troppa per lasciarli visibili, troppo poca e soprattutto non assestata per poterci camminare sopra senza rischi. Passare di là sarebbe una roulette russa, il rischio di finire in un buco è troppo alto. Senza contare che battere traccia là sul ghiacciaio, con mezzo metro di farina, a piedi, sarebbe troppo faticoso. Anche calarsi con un paio di doppie sulla cresta rocciosa sarebbe troppo laborioso, e non risolverebbe il problema del ghiacciaio.
Bon, anche stavolta è andata, ma almeno ho ben chiaro qual è il punto chiave della discesa dalla Rossa al Trajo, e andrebbe affrontato ad inizio stagione, quando i ponti di neve permetterebbero di superare più agevolmente quel tratto. Ci rassegniamo, l?unica rottura è aver portato su del materiale inutile, ma la montagna è anche questo, cioè il saper rinunciare.
Ci fermiamo un po? in vetta, il panorama è sempre splendido, il Gran Paradiso è in condizioni invernali. Le nebbie continuano a salire dal Lauson, e lasciamo la vetta prima che ci avvolgano. La discesa è meno faticosa, seppur da fare comunque con attenzione, ma in meno di tre quarti d?ora siamo nuovamente al Gratton. I due stranieri stanno scendendo verso valle, noi rimaniamo su ancora un po? per rifare lo zaino, poi un ultimo saluto ? un arrivederci ? a questo magico anfiteatro d?alta montagna, e cominciamo a scendere.
Il tempo rimane molto variabile, ma più scendiamo nel vallone del Pousset, e più si apre, e i colori autunnali risaltano maggiormente. All?alpe superiore del Pousset diamo fondo alle ultime provviste con la polenta, poi riprendiamo la discesa. Da Les Ors in giù, riattraversando il bel bosco devastato dalle valanghe dello scorso inverno, la stanchezza si fa sentire. Arriviamo a Cogne un po? cotti dai 2100 metri di discesa, ma non distrutti.
Solita birrazza, e poi via verso casa, con un progetto irrealizzato in più, ma con il bel ricordo di altri due giorni di emozioni ed avventure in alta montagna, tra i primi colori d?autunno, nella valle che più amo.




























