Ogni medaglia ha il suo rovescio; ogni donna il suo lato ?B?! Così come lo Strahlhorn, anche il
Gran Paradiso ha il suo lato ?oscuro?, il suo lato nascosto. Nascosto perché da
Valnontey (Cogne) il Granpa è una cima lontana, senza rifugi, due soli stupendi bivacchi che richiedono 6h di avvicinamento con buona convinzione per affrontare i macereti, le rocce, le cenge che ivi conducono. La sua
parete Est che dà su questo versante, al contrario della classicissima NW, non è visibile dalla strada; non basta una telefonata in rifugio per saperne le condizioni; a volte nemmeno le guide sono al corrente delle sue condizioni. Bisogna andare a vedere!
In questo gelido weekend di ottobre, scelgo questa insolita meta dopo aver escluso mete più a nord causa favonio e nevicate. Secondo le previsioni il gruppo dovrebbe salvarsi anche dal vento tempestoso di questi giorni. Dopo vari altri ?interpellamenti?, Marco-Duracell accetta di buon grado la mia proposta. Ci troviamo così a risalire la lunga Valnontey stupiti della favolosa giornata che al sole è estremamente godibile. I lati della valle sono già costellati dal ghiaccio che caratterizza le famose ascensioni su cascata di questa località. Verso i 2800 la salita si fa più scabrosa e faticosa: rocce, catene e cenge esposte. Intanto il tempo va peggiorando e comincia a far un bel freddo. L?ultimo tratto è reso più insidioso dalla neve. Dopo 6 ore siamo ai bivacchi Pol e Gérard-Grappein: una leggera bufera è cominciata. Nel bivacco ci sono ?5°. Cominciamo con la fusione della neve a palate. Cena e a nanna (sotto una dozzina di coperte si sta da Dio

) sperando nell?indomani. La partenza non può essere troppo presto: non sappiamo assolutamente che direzione prendere e il ghiacciaio ha fama di essere ben crepacciato. Circa alle 7 quindi ci incamminiamo in una favolosa giornata. L?avvicinamento non è corto, ma il ghiacciaio è in condizioni migliori del previsto. Solo dopo un bel po? ci appare la parete da salire. La crepaccia terminale che sembra l?asperità maggiore si passa invece agevolmente nella rigola proteggendosi ottimamente con qualche vite ben piazzata. Il primo terzo è di neve dura stupenda. Nella parte centrale la neve aumenta (30-40cm di fresca, con un po? di crosta) ed obbliga a batter traccia con una certa fatica. Verso la fine invece troviamo del ghiaccio morbido dove i due attrezzi ci risultano molto utili. Sulla madonnina della cima tradizionale vediamo spuntare delle persone e li salutiamo con un urlo. Chi l?avrebbe mai detto che si trattasse di altri on-icers (Homergio con amico, AnnaBono e Rosso)!!! Fin qui il vento ci ha graziato e anche se siam ben coperti a battere si suda pure. Giunti in cresta siamo però sferzati da un gelido vento. I passaggi per giungere alla agognata madonnina non sono banali così innevati, ma presto ci abbracciamo affianco a Lei contenti. In discesa, valutiamo il ritorno al bivacco via Passo Vaccarone-Passo Ape, ma in breve ci lasciamo tentare dal rientro in Valsavaranche: troppa neve e un passaggio apparentemente non molto agevole. Comodamente arriviamo al Vittorio Emanuele. Sono le 17:30. Scendere a Pont ci richiederebbe al massimo 1h30, ma da lì il viaggio per tornare a Valnontey non è breve e la stagione turistica ormai terminata (alberghi chiusi) lo rende ben difficile. Decidiamo così di passare la notte nel comodo invernale (stufa e legna in abbondanza) non avendo entrambi problemi di ferie

. L?indomani giunti a Pont la desolazione regna padrona: e pensare che qui d?estate c?è gran ressa. Fortunosamente troviamo un simpatico valligiano che ci porta a Valsavaranche Capoluogo. Di lì, la fortuna ci assiste e troviamo un furgone di rumeni che lascia un cantiere nella valle per recarsi proprio a Cogne ad un altro cantiere e che ci conducono in un sol colpo per i 55 km che ci separano da Valnontey. Non ci sembra vero di essercela sbrigata così in fretta?.il tempo di pensarlo e siamo già lungo il viaggio di ritorno.
Insomma, come scritto altrove, non è questa una gita dove cercare il gesto tecnico, ma dove l?isolamento e l?ambiente selvaggio la rendono degna di ripetizione. Il periodo ?insolito? poi ha regalato un sapore inusuale ad una vetta che difficilmente si trova poco affollata.
Grande Marco che ci ha creduto e ha dimostrato costanza e resistenza in questa gita sicuramente non ?comoda?.
Il solito fotoreport completo allo:
http://www.on-ice.it/onice/viewtopic.php?t=6274
Un assaggio fotografico:
La parete Est
In uscita
In cresta
Il pendio visto dalla Madonnina

Quanto monotona sarebbe la faccia della Terra senza le montagne (Emanuel Kant).
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