Cristina Castagna...

Alpinismo sulle Alpi ed extraeuropeo, ghiaccio, cascate ecc.

Cristina Castagna...

Messaggioda bep1 » lun lug 20, 2009 10:30 am

Broad Peak, la Castagna precipita dopo la cima

ISLAMABAD, Pakistan -- Ennesima tragedia, in Karakorum, per l'alpinismo italiano. L'alpinista vicentina Cristina Castagna ha perso la vita sul Broad Peak, pare dopo aver toccato la vetta: una scivolata accidentale a circa 7000 metri e un terribile volo tra ghiaccio e rocce sulla via normale di quello che è diventato il suo quinto, e purtroppo ultimo, ottomila. La giovane infermiera di Vicenza, l'anno scorso, era diventata la prima donna italiana a calcare la vetta del Makalu, la quinta montagna più alta del mondo.

La notizia, che già da 48 ore circolava insistente nel mondo alpinistico, è stata confermata ieri nel tardo pomeriggio. L'incidente è avvenuto sabato, giornata nella quale la Castagna e il suo compagno Giampaolo Casarotto avrebbero raggiunto la cima del Broad Peak, il loro primo obiettivo stagionale. Nei prossimi giorni avrebbero puntato al Gashembrunm I.

"Era una decina di metri davanti a me - ha detto Casarotto in una telefonata satellitare riportata dal Giornale di Vicenza -. Stavamo scendendo dal campo 4 quando Cristina è come fosse inciampata. Ha sbattuto contro alcune rocce poi è precipitata in un crepaccio. Quando l'ho raggiunta, purtroppo era già morta. Non mi sono rimaste che le lacrime".

Secondo le ricostruzioni, la caduta dovrebbe essere avvenuta in un tratto molto ripido. Il corpo dell'alpinista pare si trovi ora ad oltre settemila metri di quota, in un punto dove il recupero sembra essere impossibile. Secondo indiscrezioni, verrà perciò probabilmente lasciato lassù, come la Castagna tra l'altro aveva scritto di volere, in caso di incidente, in uno dei suoi diari.

La Castagna, infermiera al Pronto Soccorso di Vicenza, aveva 32 anni e si faceva chiamare "El grio", un soprannome che le aveva dato il padre quando era piccola. Cresciuta sulle Dolomiti, aveva salito l'Aconcagua e poi si era data agli ottomila. Ad oggi, aveva salito lo Shisha Pangma nel 2004, il Gasherbrum II nel 2005, il Dhaulagiri nel 2007 e il Makalu nel 2008. Nel suo curriculum anche tentativi al Lhotse e all'Everest. Quest'anno si era posta un obiettivo ambizioso: due ottomila in una sola stagione. Purtroppo, la tragedia ha infranto ogni progetto.

"Dal campo 3, a 7100 metri, al colle a 7800 metri, c'è un traverso dove si raccoglie molta neve ed quindi difficile salire - scriveva l'alpinista solo qualche giorno fa, progettando il tentativo di cima -. Dal colle in poi, in cresta, la situazione è migliore e si procede più velocemente. Noi non ci arrendiamo di certo abbiamo ancora un pò di tempo, la pazienza non manca. Chi la dura la vince. La cima è li che ci guarda severa e ci fa capire ancora una volta che non esistono 8000 semplici, esistono solo condizioni più o meno buone per la scalata. Un bacio a tutti dal Grio e grazie a tutti gli angeli che mi aspettano a casa".
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Messaggioda ilringhiaz » lun lug 20, 2009 14:05 pm

ho letto anch'io la triste notizia...
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Messaggioda yales » lun lug 20, 2009 22:41 pm

grande dolore, la seguivo dal suo sito...

almeno in cima è arrivata

ciao grio!
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Messaggioda duca-re » mer lug 22, 2009 23:28 pm

Ho conosciuto el "Grio" come la chiamavano, l'anno scorso a campo Tures. Mi è sembrta una persona modesta e semplice. Resta serena fra le tue montagne!! :(
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Messaggioda dmax » lun set 07, 2009 16:55 pm

Ho ritrovato un corsivo di Mauro Corona, pubblicato il giorno della notizia della morte di Cristina sul Corriere della Sera. Lo metto qui per Cristina, perche` credo che Mauro lo scrisse per lei, anche se sarebbe ugualmente valido per tutti.
E` un corsivo che ho trovato bellissimo; finora non avevo mai letto nulla che in cosi` breve spazio riuscisse a descrivere cosi` bene le motivazioni profonde, ancestrali e forse irrazionali che spingono l'uomo verso la montagna.


Antonio Artaud disse: ?Nessuno ha mai scritto, dipinto, scolpito, fatto musica o quant?altro, se non per uscire di fatto dall?inferno?. Aggiungerei altre cose per uscire dall?inferno ma ne basta una: salire montagne. Si va sulla vetta di un monte non per pompare i muscoli bensì per alzarci dal pantano, sollevarci un poco, uscire fuori con la testa come talpe a primavera. E da lì respirare, annusare l?aria, guardare in alto più vicini a quell?alto. E poi, proprio come talpe, tornare nelle tenebre.
Una ragazza prima di partire per scalare uno dei quattordici giganti del pianeta, lascia un biglietto. Nel caso dovesse morire, raccomanda di essere lasciata lì, nel grembo della montagna che l?ha voluta con sé. Chi ha salito e sale vette col cuore e non coi muscoli, può solo apprezzare questo desiderio, questo testamento di ultima volontà. Per quel che mi riguarda, anch?io vorrei essere lasciato dentro la montagna, sepolto a cielo aperto. Quale luogo migliore per riposare in pace, lontani da lumini, fiori, lapidi pesanti tonnellate e falsi pianti di amici ? Molti alpinisti, famosi e non, hanno espresso questo desiderio. ?Non lasciarmi morire nella valle, con lo sguardo precluso all?orizzonte, è in vetta al monte ch?io vorrei restare, quando tramonta il sole sfolgorante? scrisse Victor Von Glanwell, primo salitore del Campanile di Val Montanaia, oggi patrimonio dell?umanità. Fu esaudito ancor giovane. Si vuol restare sui monti perché la società ci ha stancati, stremati, delusi, avviliti. Del resto, è il motivo per cui anche si sale. Lassù si trova un po? di serenità, di pace, si stacca la spina, ci si isola, si scappa finalmente dal giornaliero recitar la parte. Lassù c?è meno ruffiani. La montagna non è invidiosa né gelosa, non fa domande, non cerca potere né vendetta. E? come una mamma sulla quale giocano, si nascondono, cercano calore figli adulti. Ogni tanto la vecchia madre sbadiglia, si stiracchia, tossisce, qualche bambino rotola giù. Qualche altro soffoca sotto la sua mole come un pulcino sotto la chioccia. Ma di questo le montagne non hanno nessuna colpa. La montagna accoglie, come un grembo. Ecco perché molti alpinisti vorrebbero sepoltura sui monti. Per restare tra le braccia di qualcuno che ci ha fatto posto senza chiedere niente in cambio. E anche per stare in mezzo al bello. ?Le montagne sono belle ? scriveva Josep Pla ? e se qualcuno non fosse d?accordo peggio per lui. C?è chi non è mai contento?.

Mauro Corona
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Messaggioda elenapollo » mar set 08, 2009 8:17 am

dmax ha scritto:Ho ritrovato un corsivo di Mauro Corona, pubblicato il giorno della notizia della morte di Cristina sul Corriere della Sera. Lo metto qui per Cristina, perche` credo che Mauro lo scrisse per lei, anche se sarebbe ugualmente valido per tutti.
E` un corsivo che ho trovato bellissimo; finora non avevo mai letto nulla che in cosi` breve spazio riuscisse a descrivere cosi` bene le motivazioni profonde, ancestrali e forse irrazionali che spingono l'uomo verso la montagna.


Antonio Artaud disse: ?Nessuno ha mai scritto, dipinto, scolpito, fatto musica o quant?altro, se non per uscire di fatto dall?inferno?. Aggiungerei altre cose per uscire dall?inferno ma ne basta una: salire montagne. Si va sulla vetta di un monte non per pompare i muscoli bensì per alzarci dal pantano, sollevarci un poco, uscire fuori con la testa come talpe a primavera. E da lì respirare, annusare l?aria, guardare in alto più vicini a quell?alto. E poi, proprio come talpe, tornare nelle tenebre.
Una ragazza prima di partire per scalare uno dei quattordici giganti del pianeta, lascia un biglietto. Nel caso dovesse morire, raccomanda di essere lasciata lì, nel grembo della montagna che l?ha voluta con sé. Chi ha salito e sale vette col cuore e non coi muscoli, può solo apprezzare questo desiderio, questo testamento di ultima volontà. Per quel che mi riguarda, anch?io vorrei essere lasciato dentro la montagna, sepolto a cielo aperto. Quale luogo migliore per riposare in pace, lontani da lumini, fiori, lapidi pesanti tonnellate e falsi pianti di amici ? Molti alpinisti, famosi e non, hanno espresso questo desiderio. ?Non lasciarmi morire nella valle, con lo sguardo precluso all?orizzonte, è in vetta al monte ch?io vorrei restare, quando tramonta il sole sfolgorante? scrisse Victor Von Glanwell, primo salitore del Campanile di Val Montanaia, oggi patrimonio dell?umanità. Fu esaudito ancor giovane. Si vuol restare sui monti perché la società ci ha stancati, stremati, delusi, avviliti. Del resto, è il motivo per cui anche si sale. Lassù si trova un po? di serenità, di pace, si stacca la spina, ci si isola, si scappa finalmente dal giornaliero recitar la parte. Lassù c?è meno ruffiani. La montagna non è invidiosa né gelosa, non fa domande, non cerca potere né vendetta. E? come una mamma sulla quale giocano, si nascondono, cercano calore figli adulti. Ogni tanto la vecchia madre sbadiglia, si stiracchia, tossisce, qualche bambino rotola giù. Qualche altro soffoca sotto la sua mole come un pulcino sotto la chioccia. Ma di questo le montagne non hanno nessuna colpa. La montagna accoglie, come un grembo. Ecco perché molti alpinisti vorrebbero sepoltura sui monti. Per restare tra le braccia di qualcuno che ci ha fatto posto senza chiedere niente in cambio. E anche per stare in mezzo al bello. ?Le montagne sono belle ? scriveva Josep Pla ? e se qualcuno non fosse d?accordo peggio per lui. C?è chi non è mai contento?.

Mauro Corona



sono parole molto belle...non mi piace molto Corona, ma queste poche righe sono veramente belle e le condivido! :D
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Messaggioda Siloga66 » mer set 09, 2009 10:05 am

Ho visto anch'io. Mi dispiace molto, anche perchè era davvero giovane.
Passano le mode ma in Germania la moda dei calzini con i sandali passerà mai.
Ma i tedeschi son fighi lo stesso.
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