Canale SAUDAN alla Tournette: il Bianco che non ti aspetti!

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Canale SAUDAN alla Tournette: il Bianco che non ti aspetti!

Messaggioda Franz77 » ven ago 16, 2013 13:50 pm

Monte Bianco, La Tournette, 4677m: Canale Saudan (o delle Guide) 1000m/60°/IV/D+
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Il versante W del Monte Bianco dall'Aiguille de Tre-la-Tete nel 2011 (con condizioni di innevamento ben diverse ovviamente). In verde la salita alla Capanna Sella dal ghiacciaio del Monte Bianco, in rosso il canale Saudan.

Non passa nemmeno una settimana e tre frontali sono di nuovo sulla morena del Miage a cercare la propria instabile traccia su blocchi accatastati. Quello che poteva sembrare un insuccesso (la gita finita al Sella del weekend scorso) si rivelerà in realtà un?ottima (seppur onerosa per il sottoscritto) strategia di attacco. Stiamo pur sempre parlando di una via dal forte sapore di alpinismo dei tempi andati e allora era d?uopo fare sopralluoghi che non portassero direttamente in vetta al primo tentativo, ma che ne creassero i presupposti. Sono questi presupposti che viaggiando veloci sulla morena al buio, attaccando in scioltezza la lingua del ghiacciaio del Bianco e in seguito i Rochers ci portano in 8 ore comprese le soste e soprattutto (!) questa volta senza intoppi, alla superlativa Capanna Quintino Sella.
Lo Sperone della Tournette è stato per anni nelle mie mire, ma la lettura di varie relazioni e un?attenta osservazione, della via, anche se da lontano, avevano evidenziato come fosse un crestone, sì estetico, ma sfasciumato con difficoltà basse. Ben più attraente e intrigante il canalone lungo 1000 metri che vi corre affianco, il Canalone delle Guide.
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Il Canalone Saudan (nel settembre 2011 dall'Aiguille de Tre-la-Tete) con ovviamente meno neve.

Sono stavolta con Mara e Vim. Sono le 11 e siamo fuori dalla capanna a crogiolarci al sole in una magnifica giornata. Il tempo del pranzo e via in branda a recuperare sonno ed energie. Prima di cena andiam a perlustrare la discesa al ghiacciaio per l?indomani cogliendo l?occasione di prendere della neve da fondere. Dopo poche ore, all?1:30, saremo di nuovo su questa neve ad attaccare il pendio che ci porta nel bacino superiore del ghiacciaio del Bianco. Il primo tratto di 200 metri con una pendenza di 50° è per metà in ghiaccio (nero, detritico, duro e repulsivo?) tranne una propizia striscetta di neve pressata affianco alle rocce. È su di lì che procediamo veloci alla volta della calotta sommitale. Oltre questo punto, dal bivacco, la via Saudan e lo Sperone della Tournette ci erano preclusi alla visuale, quindi non potevamo farci nessuna idea circa le condizioni, se non grazie ad una foto scattata proprio settimana scorsa in discesa (di giorno) dal ghiacciaio del Miage. E da quella foto si vedeva una fantastica linea di neve e ghiaccio continua, che l?impavido sciatore estremo (per quei tempi, oggi viene ripetuta più spesso) Sylvain Saudan aveva sceso nel 1973 ?togliendogli? il precedente nome di Couloir delle Guide.
Siam così sul plateau superiore e traversiamo una zona crepacciata delicata per portarci alla base dei 1000 metri della nostra parete. Anche se è buio pesto e l?unico chiarore è il cielo zeppo di stelle all?inverosimile e rischiarato da qualche detrito atmosferico che riempie le nostre teste di desideri non espressi, la maestosità della parete che ci sovrasta si sente incombente. Ancora di più quando le frontali illuminano la muraglia di ghiaccio che costituisce spesso l?ultimo grande ostacolo all?attacco della via: la crepaccia terminale. Una decina di metri a piombo su neve dura e ghiaccio (con accesso su un ponte precario che poco durerà) ci permettono in seguito di tirare un sospiro di sollievo, quando vediamo che il pendio comincia a divenire lineare. Tra le rocce individuiamo anche il nostro couloir che parte con un tratto di ghiaccio e neve couic-couic divertente. Giusto in tempo perché le prime luci da est tolgano luce alle stelle in cielo. Ed ora è un gran ?pedalare? su neve ottima; talmente buona che, nonostante la pendenza costantemente sui 50°, si riesce anche a progredire di lato, risparmiando fatica ai polpacci che gridano vendetta. Da sotto non tutto il percorso è evidente. Di quando in quando scrutiamo la foto fatta da fondovalle e ?disegniamo? virtualmente la linea che stiamo seguendo. Dopo un?altra strettoia verso sinistra troviamo un?ottantina di metri di ghiaccio per dare un po? di pepe alla salita. Gli ultimi 200 metri invece tornano ad essere in neve morbida e con progressione facile, se non per un tratto un po? delicato. L?uscita poi al sole per la cornice ci consegna alla cresta esattamente sulla normale delle Bosses, dove esterrefatti soggetti arrancano verso la vetta guardandoci e non capendo da dove diavolo stiamo sbucando. In mezz?ora, sferzati da un forte vento che solo qua imperversa, raggiungiamo anche noi per l?ennesima volta la calotta sommitale e per l?ennesima volta ci emozioniamo. Sarà anche che siamo soli in cima ed è una rarità. Sono le 11. Il vento non ci consente sosta e scendiamo quindi veloci alla Vallot dove dà una leggera tregua. Ancora molte cordate si trascinano lungo la cresta in salita verso il sogno di una vita?ma forse in questo momento pare loro più un incubo dalle facce che hanno?ma si sa che solo a casa si somatizzano certe sofferenze. Oltre il Dome du Gouter scendiamo per esili tracce (ormai poche cordate in questa stagione salgono da qua) e aeree creste al Pitons des Italiens donde al Col des Aiguilles Grises. Sono le 14. Scendere dal travagliato ghiacciaio del Dome ora sarebbe alquanto rischioso, come da consiglio del rifugista del Gonella sentito al telefono giorni prima. Su mia domanda, mi consiglia come ?ottima scelta? la discesa dalla Cresta des Aiguilles Grises, rassicurandomi anche della presenza di ometti. Sia la guida del TCI che anche la Damilano la citano come ?excellent? alternativa al ghiacciaio del Dome se troppo crepacciato. Aggiudicato, si prova per di lì. Giungiamo sulla Calotte des Aiguilles Grises, 3816m per cresta nevosa e scendiamo per sfasciumi molto instabili in cresta fino a raggiungere dei gendarmi. Ne seguiamo il filo per un primo pezzo finché le difficoltà divengono elevate. Proviamo a scendere quindi per un canale sulla destra, come segnato nelle relazioni, con anche una doppia, ma risulta troppo pericoloso: si muove tutto all?inverosimile con blocchi giganteschi instabili. Siam sotto i 3600. A malincuore decidiamo di tornare sui nostri passi. Arriviamo al Colle des Aiguille Grises alle 18 e ormai il ghiacciaio è andato in ombra, possiamo quindi affrontare la discesa, anche se vista la precarietà di certi passaggi non sarà una passeggiata. Alle 20 al rifugio riceveremo le gradite scuse del rifugista che confessa di non aver mai percorso la cresta e che effettivamente pochi o nessuno la percorre ormai più, soprattutto in discesa.
L?indomani rapidamente scenderemo a valle pieni di nuove giornate di Bianco che lasceranno per molto tempo nella nostra memoria i ricordi di questa ennesima avventura su un versante che non ti aspetti... Diversi modi per raggiungere il tetto d?Europa. Alla prossima? Da dove? Lo scopriremo strada facendo?le idee senz?altro non mancano!

Il foto report completo al solito al: http://www.on-ice.it/onice/viewtopic.php?t=16187

Qui qualche foto.

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