MONCH, 4099m: Eis Nollen (1300m/D-/80°)
Immagine da Da Wikimedia
Ci son luoghi che hanno la magia insita in loro anche solo a parlarne. Uno di questi è, per noi ?a Sud delle Alpi?, senza dubbio l?Oberland: una parola che evoca enormi montagne, immense distese glaciali, pareti quasi hymalaiane. Di tutte le vette principali, una ?triade? è divenuta ovunque celebre sia per le vicende alpinistiche, che per il turismo che ne ha ?colonizzato? i versanti e pure il sottosuolo! Ovviamente tra virgolette perché la montagna sa ancora regalare, a poca distanza dalla civiltà, l?asprezza che la contraddistingue. Sto parlando dell?
Eiger (l?Orco, famoso per la sua celebre parete Nord), il
MONCH (il Monaco) e la
Jungfrau (la Vergine). Il trenino della Jungfrau, con impressionanti gallerie all?interno di queste montagne, porta migliaia di turisti al giorno ai 3454m del Jungfraujoch. Ma i versanti nord, nonostante le finestrelle che lasciano osservare ai turisti le repulsive pareti, rimangono selvaggi.
Su versante nord del Monch, corre una via che da anni guardavo con tanto interesse. Una via di una logicità disarmante. Si scopre poi neanche troppo difficile, insomma alla mia portata.
Immagine da SummitPost
Dopo i soliti vari incastri per organizzare la macchinata il più piena possibile, rimaniamo solo io, Paolo (Vime) e Stefano (Brozio) diretti a Grindelwald. Da lì il trenino ci porta alla Kleine Sarcaxxo (come dice Brozio, ma in realtà è Scheidegg

) donde rimaniamo un momento a bocca aperta di fronte alla magnificenza del luogo. Traversiamo in discesa sotto il ghiacciaio dell?Eiger e rimontiamo il costolone che conduce alla Guggihutte, un fantastico nido d?aquila appollaiato su un ballatoio. La salita sporcata dalle ultime nevicate e incrostata di ghiaccio non è per nulla banale. Il rifugio è eccezionale. Ancora più ora che manca il gestore

Tuttavia proprio soli non siamo, perché arrivano tre spagnoli apposta per vedere il tramonto da quassù, ma che assolutamente non disturberanno la quiete del luogo. La notte costa 20 Fr CH, ci sono legna per la stufa, luce con pannelli solari, bibite e bottiglie di vino. L?indomani rimontiamo il ripido pendio che sovrasta la capanna. Le iniziali paure di perdere la retta via a causa della neve si rivelano infondate: una serie infinita di ottimi ometti permette di superare terrazzamenti e balze rocciose (altrimenti assolutamente non banali) con percorso labirintico, ma efficace. Quando sbuchiamo al Monchplateau comincia ad albeggiare. Di fronte a noi il famoso Naso. Paradossalmente la neve sembra diminuire quassù (il vento)? Procediamo spediti fino alle?
narici dove ci leghiamo. La salita dalla
punta offre una decina di metri sui 70-80°, proseguendo sul
setto nasale la pendenza diminuisce fino a giungere alla base della
fronte dove spiana decisamente. La
fronte è un largo pendio sui 50-55° ricoperto per la maggior parte da un comodo strato di neve pressata ottimale (entra solo mezza punta del piede). Quando giungiamo in cresta, oltre all?emozione del panorama sublime, ci investe un abbacinante sole. Un centinaio di metri di cresta e siam, dopo 6 ore o poco più, sulla nevosa vetta. Il tempo di una raffica di foto, alla ricerca di nuvole che non troviamo?

La discesa per la normale inizia con una affilata crestina ottimamente tracciata, per passare a delle rocce levigate dai tanti passaggi che ci portano con divertente disarrampicata al parco giochi dello Jungfraujoch in mezzo a folle di turisti indiani, giapponesi, ecc?siam tornati alla civiltà. Il trenino ci riporterà a valle?(totale delle nostre tratte: 89 ?!!!)
Come ogni volta, raggiunto un obiettivo da tanto prefissato, subito se ne presentano di nuovi più impegnativi, più esaltanti?e anche qui bisognerà tornare a tempo debito. Ma finchè ci saran soci validi con cui farlo sarà sempre un piacere!
Il report completo al:
http://www.on-ice.it/onice/viewtopic.php?t=14056
Qualche foto:

Quanto monotona sarebbe la faccia della Terra senza le montagne (Emanuel Kant).
F R A N Z - 77