Giro fattibile in un giorno, volendo, tuttavia nessuno ci corre dietro e pensiamo di goderci questa gita fuori porta. Questa volta ci fa compagnia anche una piacevole donzella

Partiamo il pomeriggio in tutta calma, con zaini ricchi di prelibatezze (tortellini, wurstel, slinzega e casera) e abbondanti di acqua, temendo di non trovarne al bivacco (8 litri in 3).
Partiti dalla chiesetta di Presedont arriviamo al bivacco Cantoni (2625mt) in un paio di ore abbondanti dopo un cira 1000m metri di dislivello e ci gustiamo in tutta calma il tramonto. Il bivacco è ben messo, ben isolato e pulito, tutto in ordine, coperte e stoviglie riposte al loro posto. Il pulsante d'uscita per aprire lo sportello, a dispetto dei messaggi di allerta all'interno, funziona benissimo: tranquilli dunque che non si rimane chiusi dentro, questo in data agosto2012.
Con nostra somma gioia c'è acqua (in pozze) da lì a 10 minuti. Acqua scrosciante in cascata a 30'. E un brentel del latte a disposizione nel bivacco per andare ad attingerla. Bella comodità, evitiamo di fare i tirchi nelle pulizie. La sera ci gustiamo la cena e riempiamo una bella pagina del libro di bivacco.
Molti motivi rendono inutile partire troppo presto:
-La via è poco battuta e non ci sono ometti, va dunque cercata.
-La via impegna dalle 2 alle 3 ore solamente (800mt il dislivello)
-Il ritorno lo abbiam voluto fare dalla normale, che è escursionistica.
Partiamo alle 5.45 alla fine, una mezzora di medio buio ancora sulle tracce di un sentiero che va sempre più a impallidire e con le luci arriva anche il momento di inventarsi una rotta.
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Dunque, grossomodo, la relazione dell'itinerario seguito da noi.
Dal bivacco, proseguire ancora su sentiero mirando alla cresta poco accennata in direzione Est e tenerla alla propria sinistra, salendo su sfasciumi con passi di II al più; il sentiero a volte è riconoscibile, a volte meno. Quindi uscire sul "filo" di cresta quando questa ormai sta per terminare; si giunge a un pianoro di sassi (qualche ometto fin qui, 30'). Da qui, la via volge più a destra e bisogna proseguire verso Sud, risalendo gli sfasciumi su medie pendenze. Si risale mirando ai rivoli che scendono dai ghiacci e che scorrono nel vallone. Ci si addentra nel vallone per un 30' (tenendo a destra la cresta Sud) fino a quando ormai si è vicini alle seraccate della parete Nord; si guadagna quindi il filo della cresta Sud quando ormai questa sta per terminare, per sentierino e passi di facili roccette (5') . Probabilmente è possibile guadagnare la cresta anche prima: il versante pareva accessibile in più punti. Giunti sul filo di cresta, si giunge anche all'inizio del ghiaccio. Legarsi e mettersi i ramponi.
Qui si può decidere se affrontare la parete NE oppure se tenere la destra, risalire la parete NW un po' più appoggiata e in ultimo tornare sulla NE passando per roccette. Vuoi le terminali incredibilmente aperte sotto la NE o i crepacci che ci obbligano a saltare come canguri, alla fine ci ritroviamo a fare la seconda alternativa. Risaliamo il pendio tenendo a sinistra la cresta Sud fino a trovare un punto dove ci sembra buono per guadagnare il filo di cresta. Togliersi i ramponi, conviene. Buono non era (marcio) ma ci siam riusciti indenni (30' da quando ci si è ramponati la prima volta). Si continua per 20' sul filo di cresta con passi di II fino a raggiungere il naso di ghiaccio. Se ci si vuol divertire si riesce a trovare anche qualche passo di III, è libera la traccia e non obbligata. Ricalzare i ramponi. In un 30' risalire il pendio, 45° max. Si giunge alle roccette sotto la croce, da risalire per un 10mt. In totale abbiam compiuto la salita in un 2h30. Abbiam rifatto qualche ometto, ma solo dove eravam certi del passaggio.
La discesa avviene per la via normale verso Sud-SudOvest, la vecchia via normale giustamente in disuso tanto son sfasciumati gli ultimo 700mt di dislivello. A scendere non è un problema, si pattina tranquilli. Si mira alla mulattiera di valle (traccia più o meno libera) e seguendola per 10' si arriva all'alpe di Verva dove suggerisco sosta cibareccia a buon prezzo e tanta qualità (formaggi e ricotte con mille marmellate da riempirsi in 3, pane e birra e alcune verdure in conserva a 20 euro).
Si riparte e proprio da detta malga si risale un 400 mt per il passo delle Capre (o Pecore?). Prima per sentiero, poi per mulattiera, si riperdono i 400mt guadagnati e si ritorna alla chiesetta di partenza di Presedont.
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Mi son dilungato nella relazione pensando di scrivere dettagliatamente la NOSTRA traccia. Spero sia utile, anche se la stagione è finita per quella montagna, a meno di far come noi e soffrire un po' il ghiaccio duro (ma fattibilissimo in fondo, è breve e di pericoli non ce ne sono).
Qualche foto.

Salendo al biv. Cantoni, ammiriamo le baite.

La via si comincia a interpretare una volta sotto.

Al bivacco, Chiara e Claudio.

Attiriamo le pecore


Al bivacco.

Al bivacco.

La sera, riempiamo una pagina intera del libro.

Vuol far tutto lei


La mattina, ormai siamo in giro da un' ora abbondante.

La parete N, nel suo settore più orientale.


Chiara e Claudio, durante un riposino.

Lo strappo di ghiaccio finale a 45°.

Claudio trova uno spiazzo offerto dai crepacci per riposarsi.

Il pendio N.

In vetta.

Vetta, firmo il libro nuovo nella nuova croce. C'è anche un registro nel vecchio ammasso di ferro.

Clik, sorriso!


Ci si sente i re del mondo.

A far la pipì giù di qui.

Il Bernina e i suoi 4000 metri.

L'Ortler, eravam su giusto 3 giorni fa.

Orizzonti a 360°, si vede tutto.

Chiara.

La lunga discesa per roccette e sfasciumi.

Val di Verve.

Il tracciato: in rosso i tratti su ghiaccio da far ramponati, in verde la roccia, in tratteggio i tratti non visibili perchè nascosti.
Facile, divertente, di gusto e senza pretese.
Una gita fuori porta per toglierci una cimetta che vedavamo ogni santo giorno da Semogo e che ci strizzava l'occhio anche se non in condizioni.
Fatta in tre, con cenetta tranquilla e l'odor di capre, è una bella dose di relax tra amici che spesso ci vuole.
A presto,
Mic.