da popegapon » ven set 05, 2014 13:14 pm
da alberto60 » ven set 05, 2014 14:31 pm
da coniglio » ven set 05, 2014 14:31 pm
da al » ven set 05, 2014 14:38 pm
da alberto60 » ven set 05, 2014 15:49 pm
al ha scritto:Hai ragione.
Però è un po come sulle strade di montagna: vuoi andare piano, benissimo, però ogni tanto accosti e fai passare quelli dietro.
E' solo una questione di educazione.
da popegapon » ven set 05, 2014 16:09 pm
da Piero26 » ven set 05, 2014 16:29 pm
da grizzly » ven set 05, 2014 16:37 pm
da alberto60 » ven set 05, 2014 16:38 pm
da coniglio » ven set 05, 2014 19:12 pm
da AlbertAgort » ven set 05, 2014 19:14 pm
da rocciaforever » ven set 05, 2014 19:20 pm
coniglio ha scritto:con gente alle spalle che scalpita e mi pressa io non ce la faccio proprio...
preferisco far passare.
persino in falesia se so che uno che ci mette meno di me sta scalpitando
gli cedo volentieri il turno.
mi piace scalare rilassato e senza alcuna pressione o forzatura.
di nessun tipo.
da Roberto » ven set 05, 2014 19:41 pm
da tauferock » ven set 05, 2014 21:17 pm
da Danilo » ven set 05, 2014 22:13 pm
popegapon ha scritto:Non so se vi è mai capitato di essere superati su una via. A me si. Ci sono rimasto malissimo. Credevo di essere fortissimo, tra i più forti e veloci e invece ho visto che in giro ce ne sono di velocissimi.
Mi sono recato con altri due modesti arrampicatori di pianura a ripetere una via godereccia e goliardica su una bella cima dolomitica, secondaria forse ma bella di sicuro. Una via da conigli, con tanto di fix sui tiri e anello alle soste. Proprio quello che ci vuole per stare beati in compagnia a sparare due ca,,te alle soste e prendersi un po in giro sui tiri, le ultime soddisfazioni che ci possiamo togliere in arrampicata. Mentre saliamo su arrivano dal basso altre due cordate, prima una poi l?altra e noi avanti lenti e contenti. I tiri scorrono uno dietro l?altro quinti e quinti più, pare anche sesto meno, sembra che sulla via ci sia posto per tutti ma poi la pacchia finisce. Appena si inizia ad annusare la vetta il gioco si fa duro sul terzo più di blocco. Scattano i sorpassi e le false cortesie. Possiamo passare? Sai noi abbiamo molti impegni... Se non ti dispiace passerei? vado a far sosta più su? unisco i tiri? sai com?è?
Appello ai fortissimi e velocissimi: con tutte le vie ABO che ci sono in giro, perché non andate li a salirvi in testa tra voi campioni e lasciate a noi mediocri il gusto di un terzo grado a vista senza i vostri intrecci di corde davanti al naso ?
Ci siamo divertiti tantissimo, vi abbiamo anche fatto le foto.
Siete bellissimi, però le foto sono venute un pochino mosse?
siete troppo veloci !!
da Danilo » ven set 05, 2014 23:41 pm
alberto60 ha scritto:io non li avrei fatti passare.
Che si alzassero prima la mattina, visto che avevano molti impegni.....
Ale, non tel la prendere. Un grande di nome Armando diceva: si sono un alpinista lento. Non capisco perchè dopo aver tanto desiderato la montagna. Adesso che ci sono dovrei avere fretta.
da OdinEidolon » sab set 06, 2014 9:51 am
da Roberto » sab set 06, 2014 12:27 pm
Te la racconto volentieri anche se non è nulla di speciale.
Nell'estate del 95 sono andato allo Sperone Frendo sull'Aiguille du Midì, è una via lunga di misto, molto bella e classicissima (ti piacerebbe).
Io e mio fratello abbiamo bivaccato all'attacco per risparmiare un'oretta di marcia dal rifugio e poter attaccare per primi e così è stato.
Alle prime luci del giorno veniamo raggiunti da una cordata che saliva a razzo, ed era appunto Berò (così faccio prima) con un amico.
Dopo il solito scambio di convenevoli (Berò era imbarazzato perché l'avevo riconosciuto) ci superano andando di conserva dove noi facevamo alcuni tiri (era IV grado) e in breve scompare alla nostra vista.
Verso le 10 terminiamo di salire il tratto roccioso e comincia una cresta di neve e ghiaccio piuttosto ripida, in alto a circa 150 metri da noi l'altra cordata sta per attaccare un'altro sperone di roccia (più difficile e vetrato).
Come nei peggiori racconti ?bonattiani? non ci siamo accorti che il tempo sta cambiando (le previsioni davano bello!), la cima dell'Aiguille du Midì viene raggiunta da certi nuvoloni neri e anche il cielo sopra la valle dell'Arve si copre in pochissimo tempo, sinceramente ci caghiamo in mano.
Si alza il vento e un temporale si scatena 400 metri più in alto, di scendere non se ne parla (ormai siamo già parecchio alti) e proseguiamo accelerando il passo.
Berò e socio scompaiono inghiottiti dalla nebbia, comincia a tuonare e grandinare, noi siamo sulla sottile cresta di ghiaccio che muore in un bombamento più ripido, siamo avvolti da un marasma terribile, mi sembra di essere Desmaison sulle Jorasses.
Raggiungiamo le rocce che nel frattempo si sono coperte di grandine, neve e sono fradice (adesso abbiamo davvero paura), praticamente inscalabili, sappiamo che c'è la possibilità di evitarle risalendo (sia a destra che a sinistra) un ripidissimo canalino di ghiaccio che termina sotto un seracco consentendo di aggirarlo per poi finire sugli ultimi pendii di neve che portano finalmente in cresta.
Ci ingaggiamo nel canalino nella nebbia più fitta sotto una sferza di freddo e grandine, viene giù di tutto, velocissimi facciamo retromarcia (mò siamo quasi nel panico) e ci riportiamo alla base dello sperone roccioso.
Di salire il canalino manco se ne parla, di scalare le rocce nemmeno, di scendere col cavolo.
Decidiamo di fermarci sotto le rocce (intanto continua il finimondo) e aspettare, nella speranza di non essere fulminati, che il peggio passi, dicendoci che un temporalone così non può durare a lungo e che una volta passato il canalino potrà essere salito (e lungo un bel 250 metri e a 70°).
Guardo l'orologio e vedo che sono già le 14:40, è tardissimo e mancano ancora 450 metri buoni per essere fuori.
Improvvisamente sopra di noi una figura scura sfumata dalla nebbia sta scendendo calata dall'alto... è Berò
Ci dice di dargli una delle nostre due mezze, ci ha visto presi dal temporale prima del tratto difficile e ha capito che eravamo in merda.
Si lega alla mezza e mi dice che salirà fino alla sosta sopra (dopo questi 50 metri le rocce diventano un po' più facili) e da lì mi recupererà.
Velocissimo risale assicurato dal compagno e facciamo così un'unica cordata.
Assicurato e tirato supero coi ramponi ai piedi questo tratto (con due passaggi di V+ ) e faccio lo stesso con mio fratello.
Alla sosta trovo Berò che sorride e mi dice - «Da qui nessun problema solo un pò d'elettricità».
Non trovo le parole per ringraziarlo, ma lui schiva questi ringraziamenti con una modestia esemplare, dicendoci che non avremmo mai superato le rocce in quello stato (lui si però...) e il canale con quel fiume di roba che scendeva.
Proseguiamo legati tutti insieme, con il socio di Berò (un ragazzotto francese di nome Vic) in testa, a tiri di corda per circa 200 metri, poi finiamo la nostra salita in cresta superando gli ultimi pendii di neve (sulla linea di massima pendenza) stando lontani dalle rigole.
Il temporale si è allontanato e non grandina più, il tempo non è bello ma sicuramente molto migliorato.
Arrivati alla stazione dell'Aiguille ci sono stati scambi di vigorose pacche sulle spalle (sembrava che fossimo amici da sempre), grasse risate e gran rilassamento. Intanto un debole sole era sbucato tra una nuvola e l'altra lasciandoci intravedere alcune cime completamente imbiancate dalla grandine e dalla neve.
Erano le 18:30, esattamente 16 ore dalla nostra partenza dal bivacco.
Sull'Aiguille c'erano ancora un mucchio di turisti giapponesi (e chi li ammazza quelli!) e le funivie funzionavano ancora, siamo così potuti scendere a Chamonix.
Patrick non voleva nemmeno che gli offrissimo da bere, ma siamo comunque finiti in una brasserie a mangiare la pierrade e scolarci la birra.
Conservo la diapositiva con Berò, tra me e mio fratello, sorridente e imbarazzato in cima all'Aiguille du Midì sotto un tiepido sole.
Senza il suo aiuto (e poteva già essere fuori da tempo) sarebbero stati cazzi.
Davvero una persona grande...
da coniglio » sab set 06, 2014 12:55 pm
Roberto ha scritto:A proposito di sorpassi, non posso fare a meno di riproporre questo bellissimo sorpasso, raccontato da Davide Scaricabarozzi (nel forum Davide62):Te la racconto volentieri anche se non è nulla di speciale.
Nell'estate del 95 sono andato allo Sperone Frendo sull'Aiguille du Midì, è una via lunga di misto, molto bella e classicissima (ti piacerebbe).
Io e mio fratello abbiamo bivaccato all'attacco per risparmiare un'oretta di marcia dal rifugio e poter attaccare per primi e così è stato.
Alle prime luci del giorno veniamo raggiunti da una cordata che saliva a razzo, ed era appunto Berò (così faccio prima) con un amico.
Dopo il solito scambio di convenevoli (Berò era imbarazzato perché l'avevo riconosciuto) ci superano andando di conserva dove noi facevamo alcuni tiri (era IV grado) e in breve scompare alla nostra vista.
Verso le 10 terminiamo di salire il tratto roccioso e comincia una cresta di neve e ghiaccio piuttosto ripida, in alto a circa 150 metri da noi l'altra cordata sta per attaccare un'altro sperone di roccia (più difficile e vetrato).
Come nei peggiori racconti ?bonattiani? non ci siamo accorti che il tempo sta cambiando (le previsioni davano bello!), la cima dell'Aiguille du Midì viene raggiunta da certi nuvoloni neri e anche il cielo sopra la valle dell'Arve si copre in pochissimo tempo, sinceramente ci caghiamo in mano.
Si alza il vento e un temporale si scatena 400 metri più in alto, di scendere non se ne parla (ormai siamo già parecchio alti) e proseguiamo accelerando il passo.
Berò e socio scompaiono inghiottiti dalla nebbia, comincia a tuonare e grandinare, noi siamo sulla sottile cresta di ghiaccio che muore in un bombamento più ripido, siamo avvolti da un marasma terribile, mi sembra di essere Desmaison sulle Jorasses.
Raggiungiamo le rocce che nel frattempo si sono coperte di grandine, neve e sono fradice (adesso abbiamo davvero paura), praticamente inscalabili, sappiamo che c'è la possibilità di evitarle risalendo (sia a destra che a sinistra) un ripidissimo canalino di ghiaccio che termina sotto un seracco consentendo di aggirarlo per poi finire sugli ultimi pendii di neve che portano finalmente in cresta.
Ci ingaggiamo nel canalino nella nebbia più fitta sotto una sferza di freddo e grandine, viene giù di tutto, velocissimi facciamo retromarcia (mò siamo quasi nel panico) e ci riportiamo alla base dello sperone roccioso.
Di salire il canalino manco se ne parla, di scalare le rocce nemmeno, di scendere col cavolo.
Decidiamo di fermarci sotto le rocce (intanto continua il finimondo) e aspettare, nella speranza di non essere fulminati, che il peggio passi, dicendoci che un temporalone così non può durare a lungo e che una volta passato il canalino potrà essere salito (e lungo un bel 250 metri e a 70°).
Guardo l'orologio e vedo che sono già le 14:40, è tardissimo e mancano ancora 450 metri buoni per essere fuori.
Improvvisamente sopra di noi una figura scura sfumata dalla nebbia sta scendendo calata dall'alto... è Berò
Ci dice di dargli una delle nostre due mezze, ci ha visto presi dal temporale prima del tratto difficile e ha capito che eravamo in merda.
Si lega alla mezza e mi dice che salirà fino alla sosta sopra (dopo questi 50 metri le rocce diventano un po' più facili) e da lì mi recupererà.
Velocissimo risale assicurato dal compagno e facciamo così un'unica cordata.
Assicurato e tirato supero coi ramponi ai piedi questo tratto (con due passaggi di V+ ) e faccio lo stesso con mio fratello.
Alla sosta trovo Berò che sorride e mi dice - «Da qui nessun problema solo un pò d'elettricità».
Non trovo le parole per ringraziarlo, ma lui schiva questi ringraziamenti con una modestia esemplare, dicendoci che non avremmo mai superato le rocce in quello stato (lui si però...) e il canale con quel fiume di roba che scendeva.
Proseguiamo legati tutti insieme, con il socio di Berò (un ragazzotto francese di nome Vic) in testa, a tiri di corda per circa 200 metri, poi finiamo la nostra salita in cresta superando gli ultimi pendii di neve (sulla linea di massima pendenza) stando lontani dalle rigole.
Il temporale si è allontanato e non grandina più, il tempo non è bello ma sicuramente molto migliorato.
Arrivati alla stazione dell'Aiguille ci sono stati scambi di vigorose pacche sulle spalle (sembrava che fossimo amici da sempre), grasse risate e gran rilassamento. Intanto un debole sole era sbucato tra una nuvola e l'altra lasciandoci intravedere alcune cime completamente imbiancate dalla grandine e dalla neve.
Erano le 18:30, esattamente 16 ore dalla nostra partenza dal bivacco.
Sull'Aiguille c'erano ancora un mucchio di turisti giapponesi (e chi li ammazza quelli!) e le funivie funzionavano ancora, siamo così potuti scendere a Chamonix.
Patrick non voleva nemmeno che gli offrissimo da bere, ma siamo comunque finiti in una brasserie a mangiare la pierrade e scolarci la birra.
Conservo la diapositiva con Berò, tra me e mio fratello, sorridente e imbarazzato in cima all'Aiguille du Midì sotto un tiepido sole.
Senza il suo aiuto (e poteva già essere fuori da tempo) sarebbero stati cazzi.
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da OdinEidolon » sab set 06, 2014 12:57 pm
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