Giorgio Travaglia (in un MP) mi ha scritto:alla fine l'avete tirato sto ragno fuori dal buco ?
Diciamola tutta...
dopo anni di curiosità a stento trattenuta, due settimane fa con unamicoaltrettantomotivato sono andata ad assaggiarla
e fra erba, rovi e ragnatele, appunto... disposte ad arte per tener celati i chiodi,
ci siamo destreggiati alla meno peggio riuscendo a rinvenire/percorrere i primi 3 tiri.
Sul quarto, giunti al cospetto di una fascia di roccia franata circa 5 anni fa...
- Azz... ma proprio lì dentro dobbiam passare? -
... sì, diciamo che il freddo ci ha fornito la scusa buona per piantar giù le doppie,
sfruttando gli ancoraggi di una sosta fuori via di recentissima fattura(!)
Non domo, lo confesso, durante la settimana ho intrapreso una maniacale ricerca fotografica
nel tentativo di venir a capo del suddetto tratto, ma specialmente di individuare il giusto percorso,
visto e considerato che il tracciato indicato sulla foto della guida LE GRIGNE (CAI-TCI, 1998) di E.Pesci,
quantomeno nella parte bassa, è COMPLETAMENTE ERRATO!
Peraltro la descrizione è corretta, e "ricalca" infatti lo schizzo di Casari e Dinoia (ARRAMPICATE SCELTE NEL LECCHESE, 1985)
su info di P.Vitali e P.Galeazzi da una effettiva ripetizione (con varianti) dei primi anni'80.
Della frana, e che vi passasse nei pressi, avevo comunque avuto conferma diretta poco tempo fa
da Fabio Valseschini che 4 o 5 anni fa la salì in solitaria (probabilmente la prima "integrale"...)
Sta di fatto che domenica scorsa, complice la bella giornata e la disponibilità del buon Danilo (poi ribattezzato sul campo "controllore di volo"...)
ho voluto "portarmi avanti nella conoscenza" andando a ritentar la sorte sulla linea di Guerino Cariboni e Casimiro Ferrari.
Ah, curiosità: la via dei Ragni è stata aperta in 2 gg, dal 31 marzo al 1 aprile 1968...
beh, in quello stesso mese di aprile i milanesi Tiziano Nardella ed Ettore Pagani tracciavano la loro linea sessantottina
poche decine di metri a sinistra, e sempre sul finire di quell'anno lo stesso Nardella, con Marini e Pedroni,
firmava la via, poi divenuta classicissima, dedicata a Taveggia.
In un certo qual modo il fermento del periodo si estendeva anche alla parete del Medale!
Partiti già tardino, l'obiettivo minimo era "far fuori" la frana, giungere al tetto...
e magari arrivare alla sosta in comune con la Boga, per poi da questa uscire.
Purtroppo l'ho dovuta interrompere nuovamente, stavolta dopo cinque lunghezze,
ormai ad una trentina di metri dal punto di contatto con la Boga :
dopo aver appena goduto nell'attraversare una fantastica zona di placche a gocce (la più grande che ho visto sul Medale!)
(vedi http://www.forum.planetmountain.com/php ... hp?t=44871)
c'ho piantato un volo di una quindicina di metri... causa il distacco di una "brunita foglia secca di calcare "
su cui incautamente ho visto bene di far leva.
Che dire? Non ho fretta di perdere il pelo, ma almeno il vizio...
beh, quello forse sarebbe il caso.
Sta di fatto che nel volare ho fatto in tempo a girarmi e m'è andata ancora bene :
al di là di botte ed escoriazioni, ho riportato una sublussazione acromion-claveare della spalla sinistra,
leggesi 3 settimane col braccio bloccato.
E' presto per sapere se ho leso anche tendini/legamenti, speriamo di no... anche se l'estate temo di essermela giocata.
Per il Medalritrovo conto comunque di esserci, ovviamente solo alla sera,
in stretta compagnia... del mio tutore di spalla, appunto.
Ed ora qualche scatto per nauseare o incuriosire... a seconda dei gusti.




















P.S. a giudicare dalla quantità di "calate di fortuna" disseminate a destra e a manca,
ed oltremodo fuorvianti, la via potrebbe benissimo contare più tentativi che riuscite...
A proposito: chi ci ha già messo il naso potrebbe dir la sua...