Falesia nuova in "terra straniera" consigliatami da ragazzi del posto.
Di solito provare roccia nuova su vie sconosciute mi piace molto e mi stimola a dare il massimo. L'ambiente nuovo e inesplorato, la tecnica di scalata e il tipo di roccia, la valutazione delle vie e la filosofia usata per proteggere servono a fare della prima uscita un'esperienza un po' speciale.
Questa volta invece arrivo e prima ancora di prepararmi una strana sensazione inizia a serpeggiare tra me e me.
A metà avvicinamento vedo la placconata da lontano, la guardo e penso "mah, le vie saranno lunghe al massimo 100/120 metri, troppo corte per l'altezza perfetta ossia 300/400 metri, poi strapiomba troppo, il colore non mi piace, ci sono troppi tiri e troppo corti". Poi manca anche una ferrata in zona, non so perchè ma "ci dev'essere una ferrata!".
Comunque mi avvicino all'attacco delle vie, guardo la lista delle vie e ne leggo i nomi (penso: "ma i nomi sono "tutti sbagliati", come anche gli apritori, chissà perchè?") metto scarpette e imbrago e attacco la prima via, appena messe le mani sulla roccia subito la sensazione è negativa, ma come?? Questo non è calcare??!!?!? Come si può scalare sul non-calcare, non è neppure a goccie!!! Salgo un po' e mi accorgo che non c'è neppure un traverso aperto da qualche epico alpinista, per di più la roccia è molto abrasiva, neppure un po' di buono e giusto unto qua e là!!! Indicibile!!!
In ultimo poco sotto la sosta "strappo" una presa e parto come un sasso, ma come? E' questo il modo di rompersi? La roccia deve giustamente staccarsi, ma deve muoversi mentre la tocchi, deve "avvertirti" prima, lasciandoti sempre sul "chi va la", mica prima sembra acciaio e poi salta via, risalgo, trovo un altro passaggio e mi assicuro. Il tutto senza ricevere roccie in testa ne facendone cadere io, da non credere.
Cosa mi sta succedendo? Perchè questi pensieri strani? Guarirò?



Cesare