Un messaggino da parte di una persona carissima, che mi comunica di avere risolto un grosso problema.
Lo chiamo e sento la sua contentezza, il suo entusiasmo, la sua rinnovata fiducia.
La sua gioia diventa la mia e la giornata si tinge di rosa.
Ho appuntamento con mio fratello per andare a scalare. Pensiamo ad una via al paretone di Arnad.
Ci troviamo al solito bar e, davanti al solito caffè, lui mi dice: "scegli, decidi, tiri tu. Io oggi non ho testa".
E scelgo.
Radiazioni dall'est.
Una via che so bene essere al di sopra del mio livello. A cui penso da un pezzo. Che non vorrei fare al rimorchio di qualcuno.
Lui è perplesso e mi preannuncia che i tiri duri saranno miei.
Sorrido. Oggi non ho paura del volo.
E voglio provare.
La giornata è splendida. Fredda.
E parto. Parto già felice.
La placca è liscia. Tanto liscia davvero.
E' il primo tiro ed è già il più duro della via.
Sto in piedi su microcose e le dita si appoggiano a quelli che per me son disegnini.
Mi mordo le labbra. Mormoro "occhio!" e carico i piedi. Uno dopo l'altro. E sorrido. Se cado chemmifrega?
I chiodi li guardo, sì. Ma non come al solito.
Salgo.
E quando le tacche si fan più accoglienti mi viene da canticchiare.
Arrivo in catena.
Rido.
Mi assicuro.
Mi guardo attorno.
Rido.
L'ho salito. Maaaaammmamia l'ho salito.
Arriva lui, il mio fratellone.
Con un sorriso che gli accende lo sguardo.
Il tiro successivo, un 6b di fessura, è suo. E se lo pappa.
Poi tocca a me. 6c. Di nuovo placcaccia. Mi diverto, probabilmente sull'onda adrenalinica del primo tiro. Poi sale lui e lo trova facile.
E mi abbraccia, mi coccola, mi scompiglia.
Io faccio le fusa e lui è gonfio di orgoglio.
Finiamo la via.
Ci caliamo.
La gioia e l'entusiasmo non scemano.
Nemmeno dopo la birra d'ordinanza all'Old Valley.
E partiamo con mille progetti
Ma come si può essere così felici per simili stronzate, io dico?
Come??!!



