da un'apertura

Arrampicata e alpinismo su roccia in montagna

Messaggioda andreag » mar set 13, 2005 10:35 am

gug ha scritto:Certamente il limitato numero di protezioni è uno dei fattori che aumenta il valore alpinistico di una via, però limitare l'uso delle protezioni perchè non se ne potevano mettere di più è un conto, limitarlo perchè così si crea un maggior rischio è un altro.
A mio parere l'evoluzione si ha nel primo caso e non nel secondo.
...
Tra l'altro, proprio questo aspetto a mio parere rende le vie in questo stile alpinistiche nel vero senso della parola: non ci si protegge dove si vuole, ma dove si può e bisogna trovare la "via" giusta per poterlo fare prima di superare certi limiti che ogni scalatore si pone.


Quoto Gug, sono molto d'accordo con queste sue affermazioni.

Invece x Fabio:
pf ha scritto:Invece devo dire che i continui riferimenti allo stare attento e al campare e così via mi suonano molto strano; come se nessuno, in montagna, avesse, fra quelli intervenuti, schiacciato il pedale dell'acceleratore.
Su, su, andiamo...l'avete fatto tutti e magari adesso c'è anche qualche rimpianto per avere fin troppa cautela, diciamocelo...
pace e bene sempre e comunque


Questa frase mi ha definitivamente confermato l'idea che mi ero fatto leggendoti da un po':
Sei un pazzo scatenato!!
:wink: :D :wink:

Fuor di scherzo, ho sempre pensato che l'arrampicata debba essere per quanto più possibile contraddistinta dalla capacità di controllo dell'uomo su quello che sta facendo e sul rischio che si sta prendendo, non dal rischio gratuito e più elevato possibile. Dopodichè resto sempre affascinato dalle imprese un po' folli, tipo le free solo, ma secondo me sono cose che possono aggiungere moltissimo a livello personale, poco invece all'evoluzione dell'alpinismo-arrampicata.
Rischi eccessivi arrampicando ne abbiamo corsi tutti, e spesso me ne sono reso conto solo dopo, a mente fredda; e ogni volta che mi è successo di pensarlo, ho pensato di aver fatto una cazzata, che avrei dovuto cercare di evitare di ripetere in futuro.

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Messaggioda Enzolino » mar set 13, 2005 10:42 am

gug ha scritto:Beh però io non trovo in contrasto questo con l'altra posizione.

Certamente il limitato numero di protezioni è uno dei fattori che aumenta il valore alpinistico di una via, però limitare l'uso delle protezioni perchè non se ne potevano mettere di più è un conto, limitarlo perchè così si crea un maggior rischio è un altro.
A mio parere l'evoluzione si ha nel primo caso e non nel secondo.

Con protezioni tradizionali, credo che nessuno sia passato alla storia per averlo fatto con questo scopo; diverso è non mettere una protezione perchè si è sicuri e si vuole procedere veloci, ma non sta in questo il valore della via.
Con gli spit e trapano forse è diverso perchè si sa che ci sono maggiori possibilità di farlo, ma nel tipo di vie di cui stiamo parlando se si alza il limite questo può non essere più vero.
Su Cani Morti non penso che Manolo non abbia messo qualche spit in più per questo motivo, ma probabilmente ciò è stata la conseguenza della difficoltà della via che rendeva difficile e precario fermarsi per farlo. Tra l'altro, proprio questo aspetto a mio parere rende le vie in questo stile alpinistiche nel vero senso della parola: non ci si protegge dove si vuole, ma dove si può e bisogna trovare la "via" giusta per poterlo fare prima di superare certi limiti che ogni scalatore si pone.
Personalmente non trovo nessun contrasto con nessuna posizione.
I "minimalisti" ci son sempre stati e, volenti o nolenti, il loro stile essenziale ha ne ha creato la fama. Come Vinatzer che portava solo i chiodi che gli stavano in tasca, o Koller che saliva con dei cliff ed una serie di nuts sul Pesce, come Bernardi o Manolo che si proteggevano quando per loro era indispensabile, o Barbier che saliva senza friends. Pensando a costoro e vendendo la mia serie completa di nuts, di friends e di chiodi quando apro (o ripeto) delle vie potrei sentirmi ridicolo, ma in realta', pur sapendo di non fare "niente di speciale" nell'aprire delle vie, sono consapevole che lo faccio su mia misura, in base all'esperienza ed all'ispirazione del momento. Ne' per Top, ne' per Bottom climbers, ma semplicemente come mi va.
Poi mi capita di salire con compagni che vogliono portare pianta spit, cliff o staffe, ed ogni apertura diventa un'esperienza a se' in cui ognuno apre il proprio tiro a misura di se stesso, ma con delle regole di base comune.

In una bellissima intervista Barbier distingueva l'etica, ossia un insieme di regole stabilite dalla collettivita', dallo stile, ovvero il modo individuale di affrontare una via. A volte lo stile e' cosi' attraente e affascinante che si trasforma in etica. L'importante comunque e' chiarirsi le idee tra noi ed arrampicare nel modo che ci da piu' soddisfazione.

Ciao :wink:

Lorenzo
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Messaggioda gug » mer set 14, 2005 17:32 pm

Fabio, ho letto il tuo racconto sul tuo sito.
Una cosa che non capisco bene è che dici di non aver mai utilizzato i cliff durante la salita, tanto che ti si acciaiava il sinistro dopo due o tre fori.
Quindi usavi una sola mano per forare e perciò il trapano dovevi tenerlo all'imbrago perchè non potevi recuperarlo altrimenti: è così? Ma come riuscivi ad arrampicare con quell'ingombro?
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Messaggioda pf » gio set 15, 2005 6:25 am

Sì Gug, è così.
Il trapano era sulla destra, con punta rivolta verrso parete. Martello e chiave a sx, max due rinvii con placchetta.
Andavo più in alto possibile puntando a qualche tacca.
Sono volato sull'obbigato di 7b otto volte, e in effetti mi pare di poter dire che la punta non ti becca mai. Certo sono due kg, e infatti Matteo lo ha lasciato giù, in L5. sono che poi non gi è venuto su e c'è stata la calata su cliff. Lui lo ha lasciato giù ma appeso dove c'era appeso anche altro materiale, il fiffi si è incastrato. Altro errore da pivello, se vuoi.
Sicuramente va lasciato giù, se vuoi andare al tuo massimale; infatti io non sono passato....ma va bene se sei OK con i cliff, e io mi sono fidato in totale tre volte, a Kalymnos, e in una sono volato all'improvviso. Dovrei impratichirmi...come già detto, siamo dei pivelli, la via è stata aperta da dei pivelli
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Messaggioda andreag » gio set 15, 2005 8:45 am

pf ha scritto:Sì Gug, è così.
Il trapano era sulla destra, con punta rivolta verrso parete. Martello e chiave a sx, max due rinvii con placchetta.
Andavo più in alto possibile puntando a qualche tacca.
Sono volato sull'obbigato di 7b otto volte, e in effetti mi pare di poter dire che la punta non ti becca mai. Certo sono due kg, e infatti Matteo lo ha lasciato giù, in L5. sono che poi non gi è venuto su e c'è stata la calata su cliff. Lui lo ha lasciato giù ma appeso dove c'era appeso anche altro materiale, il fiffi si è incastrato. Altro errore da pivello, se vuoi.
Sicuramente va lasciato giù, se vuoi andare al tuo massimale; infatti io non sono passato....ma va bene se sei OK con i cliff, e io mi sono fidato in totale tre volte, a Kalymnos, e in una sono volato all'improvviso. Dovrei impratichirmi...come già detto, siamo dei pivelli, la via è stata aperta da dei pivelli


Ahh, ma allora si spiega, è per quello che avete messo pochi spit, perchè facevate troppa fatica a metteli, non per spingere la libera.....
:D :D

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Messaggioda gug » gio set 15, 2005 9:43 am

In effetti penso che si possa lasciare il trapano appeso in basso e recuperarlo con una mano sola.
Bisognerebbe far passare il cordino dentro un bloccante (tipo croll), appeso all'imbrago. In questa maniera si potrebbe tirare il cordino con una mano sola, dato che il cordino non scorrerebbe in basso quando si lascia la mano, perchè ci sarebbe il bloccante.
Penso che potrebbe funzionare.
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Messaggioda frarubi » dom set 18, 2005 11:23 am

Ciao a tutti. Vorrei fare anch'io qualche considerazione in proposito. Sembra quasi che ormai nel momento in cui si apre una nuova via del genere l'unico fattore che si cerca di mettere subito in evidenza e' quello del rischio e pericolosita'. Il motivo per cui un potenziale ripetitore dovrebbe essere attratto qual'e'? Far vedere che anche lui e' capace di fare un runout di 15mt su roccia non buona con possibilita' di schiantarsi su un pilastro? Oppure che anche lui tira gradi alti con limitato uso di spit?
E' questo il futuro dell'alpinismo? Performance su roccia ovunque essa sia, l'importante e' alzarsi almeno 7/8 mt. e poi rispittare ovunque sono andato a finire. L'alpinismo in tutto questo dov'e'? Penso sia piu' giusto parlare di grosse prestazioni arrampicatorie ad elevato rischio. Il pesce potra' anche essere una via audace e pericolosa ma certamente non e' passata alla storia solo per questo. Rappresenta il superamento di una parete, ritenuta fino allora impossibile, facendo uso solo di mezzi tradizionali a protezione e arrampicata libera e artificiale. E qui scusatemi tanto entrano in ballo tanti altri fattori, capacita' di interpretazione e lettura, ricerca costante dei punti piu' deboli e di possibili soste, alpinismo al 100%. naturalmente con i rischi che esso comporta.
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Messaggioda Buzz » dom set 18, 2005 11:48 am

frarubi ha scritto:Ciao a tutti. Vorrei fare anch'io qualche considerazione in proposito. Sembra quasi che ormai nel momento in cui si apre una nuova via del genere l'unico fattore che si cerca di mettere subito in evidenza e' quello del rischio e pericolosita'. Il motivo per cui un potenziale ripetitore dovrebbe essere attratto qual'e'? Far vedere che anche lui e' capace di fare un runout di 15mt su roccia non buona con possibilita' di schiantarsi su un pilastro? Oppure che anche lui tira gradi alti con limitato uso di spit?
E' questo il futuro dell'alpinismo? Performance su roccia ovunque essa sia, l'importante e' alzarsi almeno 7/8 mt. e poi rispittare ovunque sono andato a finire. L'alpinismo in tutto questo dov'e'? Penso sia piu' giusto parlare di grosse prestazioni arrampicatorie ad elevato rischio. Il pesce potra' anche essere una via audace e pericolosa ma certamente non e' passata alla storia solo per questo. Rappresenta il superamento di una parete, ritenuta fino allora impossibile, facendo uso solo di mezzi tradizionali a protezione e arrampicata libera e artificiale. E qui scusatemi tanto entrano in ballo tanti altri fattori, capacita' di interpretazione e lettura, ricerca costante dei punti piu' deboli e di possibili soste, alpinismo al 100%. naturalmente con i rischi che esso comporta.



bello il forum quando fa venire fuori tante visioni così diverse...
fa riflettere e capire che in noi stessi ci sono tante "verità"
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Messaggioda pf » lun set 19, 2005 8:22 am

Un'osservazione, che devo proprio fare.
La pericolosità era da sottolineare dopo che, sbagliando, avevamo detto che la via era di media difficoltà.
Non so se il nostro è stato alpinismo al 5 o al 90% rispetto ad altre salite, non so neanche io perchè ma fra le migliaia di cose lette e stralette la mia salita principe, quella verso cui mi sento piccolo e insignificante, è la via senza ritorno di Doseth e compagni a Trango. Rispetto a quella, se uno dovesse fare percentuali, tutte le vie di cui si è parlato in questo topic scompaiono, letteralmente scompaiono.
Nel nostro piccolissimo, abbiamo passato cinque giorni molto intensi, e francamente sorrido e un pò mi viene rabbia a leggere etichette tipo alzarsi di 7-8 metri e poi rispittare ovunque. Non ci siamo proprio, scusa, e spero che tu possa venire a qualche serata che mi capita di fare in giro per parlarne a tu per tu, molta gente incontrandomi ha capito qualche cosa in più.
Penso che le vie vanno proprio fatte, per capire, proprio fatte. E, comunque sia, nessuna ripetizione potrà mai avvicinarsi all'avventura dell'apertura. C'è comunque un punto che hai toccato che io sollevo sempre, quando parlo di vie e salite: la ricerca del punto debole.
Io, nel mio piccolo, non vado mai a cercare il punto debole, e tantomeno quella che viene chiamata logica.
Detesto la logica, l'ho studiata e applicata e forse per questo la ripudio. E i punti deboli delle cose mi lasciano indifferente. Quando salgo vengo attratto ora da un particolare ora da un altro, ma MAI da logica e debolezza. Magari vedo un pancione grigio a buchi, e vado là, e se a cinque metri c'è una spianata di terzo non me ne frega niente, io vado al pancione, se i buchi ne disegnano sopra un sogno. E se in un oceano di roccia a onde c'è a lato un diedro fratturato, io vado verso l'oceano, perchè adoro perdermi. E se vedo un pezzo di roccia colorata in maniera particolare io vado là, e dimentico tutto il resto. E così via. Forse sono mie "menate" e d'altronde il gusto di una persona si vede anche in queste scelte. Per me salire a tutti i costi non vuolo dire NIENTE, assolutamente NIENTE. Il pilastro poteva essere salito in dieci modi diversi, tutti più facili, un paio dei quali super logici. Senza spit, fra l'altro, e, credimi, dal punto di vista alpinistico sarebbe stata una passeggiata rispetto a quanto abbiamo fatto. In due giorni al massimo, generose clessidre e un paio di diedri avrebbero portato in cima, immagino con del settimo grado, forse poco più. Usando i chiodi, poi, con dell'ottavo grado, che fa anche audience, a chiodi.
Ma la linea da sogno, quella che ho visto la prima volta col binocolo da mille metri più in basso, se ne fregava di tutto questo perchè ambiva a due oceani, uno grigio e uno arancione, e a un pancione. E poi rincorreva il filo del pilastro, io impazzisco per la cornice di un qualcosa, mi sembra di camminare sull'orlo e di vedere di più. Per questo, per esempio, al penultimo tiro sono andato così tanto in traverso, e mille metri più sotto il Dodo non capiva. Volevo andare sul filo perchè là avrei visto dove nasceva la cascata che ci aveva tormentato per tre giorni, splendida e assordante, anche paurosa. E infatti, arrivato là, ho goduto come un bambino ad appollaiarmi in una sosta ILLOGICA superesposta sopra un baratro, io impazzisco quando vedo il vuoto sotto di me. E avevo visto che l'ultimo tiro ci avrebbe fatto scomparire alla vista, avremmo raggiunto la cima del pilastro senza che nessuno ci vedesse, e non me ne fotteva niente della difficoltà che avremmo incontrato, è poi stata 6b+ ma anche se fosse stata quinto o ottoa sarebbe stata fantastica lo stesso perchè in quegli ultimi 35 metri hai il pilastro a sinistra e un imbuto siderale a destra, sei col cuore che batte forte perchè non puoi tornare indietro da lì in doppia e la cima la immagini ma non la vedi se non all'ultimo. E gli spit sono pochissimi e lontanissimi perchè così ce la siamo sentiti, in quei tiri avremmo poturo mettere cento chiodi e venti friends ma non ce ne fregava niente di fermarci ad ogni metro, scalare lì è stato fantastico e fermarsi a mettere qualcosa ogni 15 metri è stata una necessaria ma fastidiosa incombenza. Forse neanche necessaria, in effetti lì li abbiamo messi più per gli altri che per noi. E infatti ho dei rimpianti.
A noi non ce ne frega niente se qualcuno va a ripeterla e poi conta i metri fra ogni protezione; aprirò pochissime vie nella mia vita e MAI perchè siano ripetute. E penso proprio che Matteo sia come me, ed infatti lassù c'era da andare fuori di testa in parecchie occasioni, ci è capitato di tutto ma ci siamo trovati ad avere la stessa passione per certe cose, che sono un pò quelle che ho scritto e un pò sono altre ancora, e non so se sono alpinismo al 5 o al 30%, questo lo lascio giudicare a te ma ti invito, benignamente, a non fare come certi giornalisti di montagna che pontificano su tutto senza sapere assolutamente niente di niente. Sicuramente tu sei uno che scala e va in montagna e sa le cose, per questo ti invito ad andare a vedere la nostra via, anche solo a vederla, e capirai che la nostra non è stata una prestazione ( non siamo nè Huber nè Sharma, sai...) ma l'illogica e immatura corsa di incoscienti. E io ora qui, seduto davanti ad un PC, sono lontano un infinito da quello che ero là, infatti non mi capacito di come non avessimo stimato certi pericoli, ma, cacchio, è stato grande quello che abbiamo vissuto.
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Messaggioda Enzolino » lun set 19, 2005 9:06 am

pf ha scritto:E, comunque sia, nessuna ripetizione potrà mai avvicinarsi all'avventura dell'apertura.

Bell'intervento! :wink:
In particolare, per esperienza, sento di condividere la frase che hai scritto ...
Per la linea e per lo stile ... ovviamente ... ognuno ha i suoi gusti ...

Ciao :wink:

Lorenzo
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Messaggioda pietrodp » lun set 19, 2005 12:09 pm

pf ha scritto:....


Immagine
Un intervento che salverò e stamperò, da riproporre a tutti quelli che sono sicuri di saper definire cos'è l'alpinismo. (E convinti che lo spit ne stia sempre e comunque fuori...)
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Messaggioda gug » lun set 19, 2005 12:18 pm

pietrodp ha scritto:
pf ha scritto:....


Immagine
Un intervento che salverò e stamperò, da riproporre a tutti quelli che sono sicuri di saper definire cos'è l'alpinismo. (E convinti che lo spit ne stia sempre e comunque fuori...)


Sicuramente l'intervento di Fabio è stato molto bello, ma io direi che tutta la discussione in questo topic è stata molto interessante (e ha resistito agli svacca topic :D ).

Volevo sapere da Fabio cosa ne pensava del sistema che avevo proposto per recuperare il trapano con una mano sola.
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Messaggioda pf » lun set 19, 2005 12:28 pm

Che mi sembra una geniata, il fatto è che prima dovrei abituarmi a fidarmi di appendermi a un cliff...mi sa che il mio stile sarà sempre quello del bloccaggio a panico o del"piuttosto proseguo". Lo suggerirò agli altri e magari lo proverò anch'io. ma solo quando sono ben vicino alla protezione precedente. A dieci metri di distanza penso che mai avrò quel coraggio, a meno che non vedo una spianata dove non dico sedermi ma quasi...
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Messaggioda Enzolino » lun set 19, 2005 12:34 pm

pf ha scritto:Che mi sembra una geniata, il fatto è che prima dovrei abituarmi a fidarmi di appendermi a un cliff...mi sa che il mio stile sarà sempre quello del bloccaggio a panico o del"piuttosto proseguo".
Anche a me appendermi ai cliff fa paura ... per un periodo lo portavo appresso in apertura, ma poi ho deciso che preferisco rischiare un volo ma continuare piuttosto che cercare freneticamente un posto per il cliff nei momenti di disperazione ... :? :cry: ... della serie O VAI O VOLI! :D
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Messaggioda Rock bandit » lun set 19, 2005 14:03 pm

Sono tornato ieri sera dalla Tunisia...e ho letto ora la quantità enorme di interventi che sono stati scritti dall'ultima volta che ho aperto questo topic.
Vorrei dare risposte a più interventi, ma visto che è un casino e non ho abbastanza tempo farò solo delle considerazioni che mi sono venute ripensando "a freddo" a tutta l'apertura.
Prima di tutto c'è da dire che appunto sia io che Fabio eravamo praticamente senza esperienza in fatto di aperture, quindi non eravamo a conoscenza della maggior parte dei metodi o delle "regole" di apertura.
Io poi personalmente non sono partito con l'idea di spingere al massimo, rischiare o spittare lungo, io sono partito con l'idea di scalare. Si, semplicemente quello, solo scalare, come sempre, come faccio ogni volta che infilo le scarpette, indipendentemente dal fatto che io sia in una palestra o in Wenden; perchè alla fine io quando vado a fare una via quello che cerco è proprio quello...arrampicare. Da questa visione poi segue tutto il resto...mi spiego meglio: per me l'arrampicata è bella quando ti impegna, quando non è puramente una questione fisica ma è anche di testa, quando ha movimenti sempre diversi, difficili da capire, quando ti porta al limite, quando ti dà la possibilità di misurarti con le tue capacità, quando ti coinvolge in modo totale e ti porta in una dimensione tutta sua....
Con riferimento all'apertura io posso dire che quello che abbiamo fatto in definitiva è stato qualcosa di molto personale e i tiri che io ho aperto li ho aperti seguendo inconsciamente questa filosofia, per questo non ho mai dato eccessivo peso durante l'apertura a cosa un ripetitore potesse andare incontro. Quando aprivo io scalavo, e basta.
La via è stata figlia dell'istinto, di quello che a me e a Fabio passava per la testa e di quello che ci sentivamo di fare in quei momenti secondo la nostra concezione di scalata.
Indipendentemente dalla difficoltà o dalla pericolosità che ne è venuta fuori penso che questa via per noi sia stata unica per come l'abbiamo aperta e per quello che abbiamo vissuto, che è stato qualcosa di irripetibile.
In futuro difficilmente mi capiterà ancora di aprire in questo modo, che a voler guardare è sbagliato è pericoloso, ma è quello che ci è venuto naturale.
Penso che la prossima volta valuterò più attentamente la situazione che ho attorno prima di muovermi e mi piacerebbe un casino imparare ad aprire vie come Larcher, Oviglia....secondo i criteri dell'HLF, ma voglio che il rispettare le "regole" dell'HLF diventi per me qualcosa di naturale, come lo è per loro, non una costrizione.
Mi passano per la testa anche altre mille idee, ma purtroppo l'università mi chiama, spero di aver scritto i punti fondamentali di ciò che avevo in mente.
Ciao,
Matteo
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Messaggioda Maurizio » mar set 20, 2005 1:24 am

Bravo Matteo, il tuo intervento mi piace un casino, più di tutti gli altri che ho letto. Ti auguro una grande carriera e di poter trovare un giorno delle bellissime pareti da salire come ti viene meglio, sino ad arrivare ad affinare, dopo migliaia di metri aperti, forse chilometri come noi, un tuo metodo, come è stato per Rolando ed in definitiva anche per me.

Sai, anche io parto con l'idea di scalare, mica solo di rispettare delle regole! Forse sono malato e vedo linee dappertutto, dove ancora non ci sono, forse ho solo voglia di vivere, e per me questa è una delle cose più belle che la vita mi ha riservato. Non riesco dunque a privarmene. Non è mai stata una routine o un lavoro, anche quando l'ho fatto a pagamento sentivo che stavo facendo qualcosa di mio, semplicemente ciò che volevo fare. Ogni linea che vedo mi sembra abbia una maniera migliore (e non dico giusta!!) per essere salita così, più che un tempo, faccio attenzione allo stile piuttosto che al risultato. Ho aperto vie solo con cordini, senza martello, addirittura senza corda e, all'opposto, attrezzato col trapano aggiungendo spit in discesa...tutto ciò per dire che nonostante mi definiscano un "chiodatore", termine che ovviamente non mi piace, non ho uno stile veramente mio. Sono però profondamente convinto che all'interno di ogni metodo ci sia una maniera pulita ed una sporca di fare le cose e spesso quella pulita è l'incontro tra ciò che ci ha insegnato il passato (la tradizione) con la modernità. Sempre parafrasando Messner, credo che gli alpinisti (o arrampicatori) stessi si rendano conto benissimo di quando fanno un buon lavoro e quando no senza bisogno che ci sia un giudice... forum a parte la storia si incaricherà di selezionare il nostro agire e conservare ai posteri le cose migliori, come è stato per tutte le creazioni umane. Tutto il resto saranno comunque esperienze personali, in qualche caso colletive.

Tutti noi apritori in fondo sognamo di aprire qualcosa che resti, anche quelli che dichiarano di farlo solo per loro stessi, e i sogni spesso son desideri. Tutti noi abbiamo ammirato l'audacia ma soprattutto l'intuito di certi grandi alpinisti-apritori del passato, siamo in fondo andati a ripetere le loro vie non solo per scalare, ma per rivivere e interpretare a nostro modo le loro grandi avventure. Ma sappiamo anche che la maggioranza di noi non avrà mai la bravura, l'intuito, la fortuna, e anche lo spazio per esprimersi di questi grandi alpinisti del passato. Per cui, molto spesso, ci accontentiamo di aver regalato un momento di felicità a qualcuno, sia che questo qualcuno si debba allenare sino all'8a per avere chances di salire, sia invece l'ultimo sfigato di turno che lavora tutta la settimana senza riuscire a superare la soglia del 5c obbligatorio.
Questa, almeno, è la mia interpretazione di questo virus che è "l'aprire", estrema esaltazione dell'ego personale ma anche profondo altruismo... poi ognuno ha la sua, ed è bello che sia così.

ciao

Maurizio
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Messaggioda Buzz » mar set 20, 2005 8:55 am

Maurizio ha scritto:...sia che questo qualcuno si debba allenare sino all'8a per avere chances di salire, sia invece l'ultimo sfigato di turno che lavora tutta la settimana senza riuscire a superare la soglia del 5c obbligatorio.


bello intervento ma sfigato dillo a tua sorella
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Messaggioda gug » mar set 20, 2005 8:59 am

pf ha scritto:Che mi sembra una geniata, il fatto è che prima dovrei abituarmi a fidarmi di appendermi a un cliff...mi sa che il mio stile sarà sempre quello del bloccaggio a panico o del"piuttosto proseguo". Lo suggerirò agli altri e magari lo proverò anch'io. ma solo quando sono ben vicino alla protezione precedente. A dieci metri di distanza penso che mai avrò quel coraggio, a meno che non vedo una spianata dove non dico sedermi ma quasi...


....beh, ma con questo metodo potresti proprio evitare di appenderti ai cliff, ma non avresti il peso del trapano all'imbrago.
Comunque se lo provi o lo fai provare su qualche via e funziona, ammesso che non fosse già noto (ma non l'ho mai sentito), bisogna che fate una citazione nel nome della via a me o al forum! :wink: :D
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Messaggioda pf » mar set 20, 2005 9:02 am

Io invece, e lo dico pubblicamente così risuona più forte, spero che lui non "affini" mai il suo stile, e che anzi apra poche centinaia di metri, anche poche decine, e senza stile, come gli ho visto fare. Anzi magari potrebbe anche non aprire più, perchè, credimi Maurizio, c'è il forte sospetto che il suo capolavoro lo abbia già fatto, irripetibile per lui e con pochissimi e inutili paragoni. Chissà se qualcuno andrà a ripetere la nostra via, ricorderò a lungo la frase di Erik, che purtroppo non ha potuto vedere la parte veramente unica, quella sopra "avevo detto aspettiamo tre o quattro anni prima di dare giudizi...ma qui non c'è bisogno di aspettare nulla!!!!".
Non sarebbe certo la prima volta che nell'arte di qualcosa si apra col capolavoro e si continui con repliche o copie o rincorse verso un altro irraggiungibile capolavoro. Così come per me sarà molto difficile ritrovare un certo stato di grazia, io che poi in fondo sono uno scalatore che cerca di divincolarsi dall'essere sgraziato, con risultati lusinghieri e nulla più.
Io penso che non serva accumulare km di roccia per fare qualcosa di unico, e che la via unica, quella speciale, così come la composizione speciale, possa venire al primo colpo o al millesimo, ma che la cosidetta esperienza non sia condizione necessaria. Certe cose sono imponderabili e se ci si mette a ricercarle si rovina tutto. La genialità non è mai frutto dello studio e dell'esperienza, vero Matteo? La frase della bustina di zucchero...è talento colui che riesce sul difficile, è genio colui che riesce sull'impossibile...giusto ieri si parlava con una leggenda della scalata, con migliaia e migliaia di km di apertura e ripetizioni alle spalle, e con vie aperte recentemente che sono al vertice mondiale...e mi ha confessato che le prime cose di venticinque anni fa sono per lui ineguagliabili. D'altronde un certo Einstein disse che dopo i 25 anni si è buoni solo a fare conferenze su quello che si è fatto prima...sentenza che personalmente mi schiaccia e che dovrebbe farmi detestare l'Albert, però...
Colgo l'occasione per dire che la storia raccontata da Tondini e Segato sulla loro via è una gran storia di lotta e di passione, venata da gran classe.
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Messaggioda grimper » mar set 20, 2005 9:25 am

Fabio, sono davide il fratello di elvio, vorremmo sapere se ti fa piacere avere un link del tuo sito sul nostro!

Ciao! e complimenti per la mostruosità che hai messo insieme!!!! :mrgreen:
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