alberto60 ha scritto:uli ha scritto:alberto60 ha scritto:Il fatto che gli apritori siano favorevoli alla richiodatura non può mica impedire a chi la pensa diversamente di esprimere la propria contrarietà.
premesso che l'universalmente riconosciuto "ius primae salitae" (*) mi e' sempre parso una fregnaccia (se uno sale *per primo* una bella fessura facilmente proteggibile riempiendola di una fila di spit deve essere rispettato il suo stile?). ma, fregnaccia che sia o no, pare essere l'unico criterio riconosciuto per dirimere queste reiterate querelle da vecchie zitelle.
se ora lo metti in dubbio attento che non te lo ribaltino, ovvero argomentino a favore del restauro *nonostante* gli apritori siano contrari
(*) roccia vergine...
per ora, fortunatamente esiste ancora la libertà di pensiero. Anche se spesso condizionata.
non mi sembra che sulla PAOLO VI ci siamo molte fessure facilmente proteggibili.
era un osservazione
generale per dire che anche il criterio di "mantenere lo stato di chiodatura secondo la volonta' degli apritori" puo', in linea di principio non essere ottimale
detto questo, in assenza di questo criterio, che personalmente reputo sub-ottimale e che tu in questo caso vuoi negare, si cadrebbe (e talvolta infatti si cade, spitta/smartella/rispitta/rismartella...) nell'anarchia totale
la PAOLO VI è una via aperta soprattutto in artif. ma non del tipo filata di chiodi a pressione.
E' un artif. che comunque cerca di adattarsi a quello che offre la roccia, sfruttandone le asperità in modo da poter usare una chiodatura a fessura senza appunto forare.
Per fare questo c'è voluto da parte degli apritori non poca abilità nel saper appunto sfruttare al massimo quello che la roccia gli offre.
Quindi chiodi spessorati, sandwich, cunei di legno, ect., ect.
Questa via quindi è un monumento all'abilità di chi per primo c'è passato e come tutti i monumenti deve rimanere così come è. Anche per un valore storico.
E' pur vero che anche i monumenti, per poter arrivare alle generazioni future, hanno bisogno di restauro. Ma questo deve essere fatto senza stravolgere l'opera che altrimenti verrà rovinata e andrà perduta.
Quindi a nessun ripetitore è vietato portarsi attaccati all'imbrago chiodi e martello e in caso di bisogno sostituire o rinforzare il chiodo marcio o insicuro e rinforzare una sosta. Anche perché questo fa parte dell'essere alpinisti.
ben prima che arrivassero i trapani sulle classiche lo stato di chiodatura si e' lentamente modificato e piu' o meno nessuna e' nelle condizioni originali
da quartogradista scarsone quale sono di tutte le (effetivamente non poi tantissime) vie che ho percorso forse solo una era in condizioni vagamente simili a quando e' stata aperta, e, dopo il mio passaggio, spesso c'era qualche chiodo in piu' alle soste...

, quelle sul quintopiu'azzero non me le sono mai potute permettere ma dai racconti che sento li' l'aggiunta di ferro e' stata forse anche maggiore.
non sono sicuro che tutto questo aggiungere (e magari talvolta anche togliere e poi riaggiuingere) chiodi mantenga le "condizioni originali" delle vie
il criterio della volonta' dell'apritore, per quanto imperfetto, ha almeno un pregio: e' univoco, uno decide e basta coi metti e togli!
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ci sarebbe poi un discorso un po' laterale a questo sulla conservazione dello stato originale delle vie ed e' quello che discende dal chiedersi <<perche'>> si vogliono conservare.
(qui nel seguito ragiono un po' per paradossi, cerca di perdonarmi

)
per "vedere" il valore dell' apritore basterebbe lasciare la chiodatura originale esattamente come era e affiancare una chiodatura moderna, il ripetitore passa guarda e pensa ammirato "minchia che cojoni che ciaveva"!
non va bene, ovvio che no!
"vedere" evidentemente non basta, non regala sufficientemente adrenalina, bisogna quindi "esperire" quello che ha "esperito" il primo, dimostrare di essere se non alla sua altezza all'altezza della sua ombra assumendosi gli stessi rischi e mettendosi nelle "stesse condizioni"
stesse condizioni? siam sicuri?
con la possibile (e parziale, molto parziale) eccezione dei primi 2-3 ripetitori non mi pare proprio che le condizioni sian minimamente paragonabili
sapere che qualcuno e' gia' passato e' a un abisso dall'affrontare l'ignoto
ma forse e' solo una questione semantica, l'abusato termine "alpinista" andrebbe riservato a quell'elite che esplora e che sposta i limiti, e tutti gli altri a partire dal sottoscritto panzone che gia' tale si considera fino a quelli che collezionan ripetizioni per fregiarsi del titolo che so io di accademico sarebbero forse meglio chiamati "alpituristi"
ovvero persone che provan piacere e divertimento a girar per crode seguendo gli altrui passi
forse basterebbe questo sprizzo di umilta' semantica per fare perdere molta dell'enfasi che si da' a queste chiacchere
chiudo ricordando che "conservare le vie" e' una pretesa a orologeria, il tempo e gli elementi provvedono, coi crolli, a ricreare mano a mano terreno vergine da ri-esplorare