da danielegr » mer gen 16, 2008 20:32 pm
In questa nuova storia credo che non ci siano particolari differenze fra i miei tempi e quelli attuali. I fulmini non hanno una collocazione temporale, quando arrivano, soprattutto in montagna, fanno veramente paura. Che poi sia il 1958 o il 2008, non vedo differenze. La mia prima esperienza in quel campo avvenne proprio nel 1958 o giù di lì. Io e Roberto, il mio compagno di cordata alla Parravicini, la scuola della quale avevamo appena frequentato il corso, andammo per qualche giorno in Val Masino (o meglio in Val Porcellizzo), al Rifugio Gianetti. E' inutile che stia a raccontare la bellezza del posto: chi c'è già stato la conosce già, per chi non c'è ancora andato non sono certo le mie parole quelle che possono descrivere la corona di monti intorno; solo un consiglio: andateci al più presto possibile perché ne vale veramente la pena.
Arrivammo al rifugio decisi a sfruttare al meglio le giornate che avevamo, ma il giorno dopo il tempo non era dei migliori. Un po' di nuvole, niente di preoccupante: il custode ci sconsigliò salite impegnative, appunto perché il tempo non prometteva bene. Potete salire la cresta del Pizzo Porcellizzo, ci disse, vedete, quello lì dietro ai Denti della Vecchia. Il tempo dovrebbe tenere per il tempo della salita, e poi la discesa non presenta difficoltà, anche se dovesse piovere.
Partiamo, e in effetti la salita si svolge senza particolari problemi. Roccia buona, media difficoltà. Però siamo appena a metà salita e quelle nuvole nere che si stanno addensando, non mi piacciono proprio... In men che non si dica, questione di sette o otto minuti, non di più, da quelle nuvole nere incomincia a venire giù acqua a catinelle. Beh, pazienza, anche se bagnata la roccia non presenta difficoltà particolari, e poi siamo quasi arrivati alla cresta... dai che anche se ci bagnamo un po' non è un problema.
Appena arrivati alla cresta si scatena un temporale di quelli coi fiocchi. Eravamo già belli fradici, adesso anche un temporale... Non ho mai sentito tuoni così potenti, segno che i fulmini cadevano vicinissimi. Sentivamo la ferraglia sfrigolare, sentivo i capelli che in concomitanza con la caduta dei fulmini si alzavano sotto il cappellino di lana dandomi delle sensazioni stranissime... e poco gradevoli. Vedevo intorno a Roberto tutto un alone azzurrognolo, e lui diceva che lo vedeva intorno a me. Ho avuto veramente paura.
Abbiamo riunito tutta la ferraglia in uno zaino che abbiamo calato lungo la parete e abbiamo cercato un po' di riparo in un anfratto. L'inferno ( cioè i fulmini) non è durato molto, direi a occhio circa un quarto d'ora. Poi finalmente la pace: niente più fulmini ma solo acqua, e tanta... Quindi completiamo la salita, mancava pochissimo, e iniziamo la facile discesa. Vorremmo slegarci, ma la corda di canapa fradicia non è dello stesso parere e siamo costretti a arrivare al rifugio ancora legati, fra le sghignazzate del Fiorelli, il custode.
Alcuni anni dopo ebbi un altro ?incontro ravvicinato? con il fulmine. Avevamo fatto la Segantini, in Grigna, con tempo buono e un bel sole. All'ultimo tiro, quello che sbuca della Cermenati a una ventina di metri dalla meta, succede il finimondo: anche qui acqua a non finire, comunque arrivo alla fine e faccio salire anche i compagni. Ci sleghiamo e mentre sto raccogliendo la corda, fradicia naturalmente, arriva un fulmine sulla vetta della Grigna, immagino alla croce di vetta. L'acqua che scorreva a fiumi deve aver fatto da conduttore e io mi sono preso una bella scossa, ma bella forte...
Ovviamente abbiamo mollato corda e quant'altro e giù di corsa per la Cermenati. Anche qui il temporale è durato pochi minuti, passati i quali siamo risaliti a riprenderci la nostra roba.