da Rock bandit » sab set 10, 2005 14:53 pm
da pf » sab set 10, 2005 15:12 pm
da Maurizio » lun set 12, 2005 8:01 am
da Topocane » lun set 12, 2005 8:18 am
Maurizio ha scritto:....Naturalmente ho scritto queste considerazioni anche a nome di Rolando dopo averne parlato con lui.
Maurizio
da Enzolino » lun set 12, 2005 9:07 am
da pf » lun set 12, 2005 9:21 am
da ghisino » lun set 12, 2005 10:45 am
da pietrodp » lun set 12, 2005 13:29 pm
pf ha scritto:...E fammi dire, Maurizio, che al di là di regole, metri e scale e valutazioni, è fantastico che un ragazzo in apertura salga senza guardarsi indietro e fermandosi solo quando la difficoltà è troppo alta. Senza nessun tipo di calcolo. E' incosciente, è pazzia, ma è così.
da gug » lun set 12, 2005 13:49 pm
da pietrodp » lun set 12, 2005 14:01 pm
gug ha scritto:Mi sento di dissentire su un punto.
A mio parere l'Alpinismo non è e non deve essere una ricerca gratuita del rischio fine a se stesso.
Mi sembra sterile aprire vie e renderle artificialmente rischiose evitando di mettere protezioni dove si potrebbe farlo.
Se si apre con mezzi tradizionali, non ha senso non mettere un chiodo in una fessura o un friend e passare sprotetti solo per aumentare il rischio della via. Quella via non diventerà più "importante" per questo.
Posso capire il decidere di non mettere uno spit su una via tradizionale e prendere il rischio conseguente: è ciò che ha fatto Bini quella famosa volta sul Vecchiaccio per non forare.
Però se si sta aprendo una via in libera a fix, avere la possibilità di fermarsi a metterne uno (perchè c'è la possibilità di cliffare o perchè ci si può tenere) e non farlo e proseguire rendendo maggiormente rischiosa, se non mortale, la salita, mi sembra altrettanto sterile che non mettere un buon chiodo in una fessura su una via tradizionale per creare così un passaggio sprotetto.
Diverso sarebbe dover "per forza" proseguire senza possibilità di proteggersi per mancanza dei punti adatti a fermarsi.
In questo caso si prenderebbe un rischio per qualcosa di concreto e non in maniera fine a se stessa.
Penso che questo sia il motivo per cui Fabio si rammarica e cioè il non essersi resi conto dei pericoli e aver preso dei rischi non indispensabili.
da pf » lun set 12, 2005 14:06 pm
da Maurizio » lun set 12, 2005 15:25 pm
da marchino » lun set 12, 2005 15:49 pm
Maurizio ha scritto:Ciao Enzolino,
so che il discorso dà fastidio, ma è così. Se non provi, non sai di che parli e parli a vanvera, allo stesso modo di quello che potrei dire io se parlassi di nanotecnologie che sono il tuo campo. Io non dico di fare quella via prima di dire qualcosa, dico che uno che non hai mai usato il cliff o piantato uno spit col trapano in mano non ha ben chiaro di che si tratti, discute e basta. E' un dato di fatto, non c'è da offendersi. Io almeno non mi offenderei. Peraltro non mi riferivo minimamente a te, che so che sei un apritore anche se non a spit.
Maurizio
da Enzolino » lun set 12, 2005 16:07 pm
Complimenti per l'intervento ... molto bello ...Maurizio ha scritto:Ciao Enzolino,
so che il discorso dà fastidio, ma è così. Se non provi, non sai di che parli e parli a vanvera, allo stesso modo di quello che potrei dire io se parlassi di nanotecnologie che sono il tuo campo. Io non dico di fare quella via prima di dire qualcosa, dico che uno che non hai mai usato il cliff o piantato uno spit col trapano in mano non ha ben chiaro di che si tratti, discute e basta. E' un dato di fatto, non c'è da offendersi. Io almeno non mi offenderei. Peraltro non mi riferivo minimamente a te, che so che sei un apritore anche se non a spit.
da pf » lun set 12, 2005 17:00 pm
da gug » lun set 12, 2005 17:39 pm
Maurizio ha scritto: Il problema è di arrivare intero alla vecchiaia, come dicevi anche tu, e questa capacità è quella che distingue un bravo da un cattivo alpinista o da un kamikaze, fortuna e sfortuna a parte. Solo che se cade e si ammazza poi si dice che è stato sfortunato, o che non ha trovato la manetta della salvezza... Questo non l'ho detto certo io, ma ben altri prima di me, tra cui Messner credo...
Maurizio ha scritto:Nel mio precedente intervento ti spiegavo dunque quali sono le nostre premesse di apertura, che spesso non sono state comprese, o per meglio dire fraintese. Se ricordi bene qualcuno di tua conoscenza andò su Hotel Supramonte e disse: "Ehi, ma qui gli spit non sono così distanti come credevo! E' una falesia!" Certo, perchè quel qualcuno non aveva capito che il gioco non era a chi metteva lo spit più distante, bensì a passare su quel muro rovesciato senza fare artif tra uno spit e l'altro.
da Enzolino » mar set 13, 2005 9:11 am
da Buzz » mar set 13, 2005 9:28 am
da gug » mar set 13, 2005 9:31 am
Enzolino ha scritto:I vari interventi mi hanno fatto pensare ad un libro che ho finito di leggere qualche tempo fa. "La morte del chiodo" di Emanuele Cassara' ...
Nelle sue digressioni egli tenta un paragone tra le varie imprese alpinistiche nel corso della storia, confrontando le difficolta' delle vie, la loro lunghezza, ma anche il numero di chiodi utilizzati dagli apritori.
Ebbene si'! Egli sembra in qualche modo "misurare" il grado di evoluzione dell'alpinismo anche in base al numero di chiodi utilizzati per unita' di lunghezza di una via. Allo stesso modo Messner puntava ad alpinismo minimalista che tende a ridurre il numero di protezioni. Un Manolo che, sempre con l'ottica minimalista, sale con soli trapano e spit per aprire "Cani morti". Una via che forse lascera' un segno per l'obbligatorio elevato e la scarsita' di protezioni. E che dire della corsa all'E10 in UK, in cui il grado misura in qualche modo la pericolosita' della via? E chi di noi non ha mai provato a salire almeno una volta cercando di ridurre le protezioni al minimo per "misurare" il proprio coraggio?
Alla fine penso che misurare il grado di evoluzione alpinistica di una via in base al numero dei chiodi sia comunque molto discutibile. E trovo significativo che, se un Cassara', in base ai suoi criteri, stima la Walker alle Jorasses come il l'impresa alpinistica piu' significativa considerando i tempi in cui e' stata salita, un personaggio come Cassin ha sempre dichiarato di aver messo i chiodi la' dove era necessario senza prendere piu' rischi del dovuto, dimostrando un certo equilibrio che non cerca il rischio a tutti i costi.
Insomma, se in una certa ottica affermazioni di un Dal Pra su Hotel Supramonte, non sarebbero poi cosi' fuori luogo, bisogna capire che ognuno alla fine sale una via cercando cose diverse rispetto agli altri, proponendole ai ripetitori senza dover necessariamente stabilire qiale sia il modo "giusto o quello sbagliato".
Ciao![]()
Lorenzo
da giorgione » mar set 13, 2005 9:36 am
pf ha scritto:Invece devo dire che i continui riferimenti allo stare attento e al campare e così via mi suonano molto strano; come se nessuno, in montagna, avesse, fra quelli intervenuti, schiacciato il pedale dell'acceleratore.
Su, su, andiamo...l'avete fatto tutti e magari adesso c'è anche qualche rimpianto per avere fin troppa cautela, diciamocelo...
pace e bene sempre e comunque
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