HappyJack ha scritto: Personalmente non condivido la definizione che citi, che corrisponde all'arrampicata "Hard Grit" che ha sviluppo sopratutto in inghilterra, e che da noi non trova esemplari tranne la famosa "it's not always pasqua" del Calibba, credo sull'8b con esposizione E9 o una roba del genere. Quindi, arrampicata libera, solo con protezioni veloci (niente chiodi se non sono martellati con la mano...), e grado di esposizione in più del grado di difficoltà (ora siamo all' E11).
L'arrampicata trad, invece è un'arrampicata che come indica il suo nome, usa soltanto le protezioni TRADIZIONALI, che siano chiodi (in uso dagli anni 10/20, con le solite polemiche all'epoca), nut, friend, o qualsiasi marchingegno che non obblighi a forare la roccia.
Giusto per la cronaca quello che dici non e' corretto.
Prima di Calibba numerosi monotiri trad son stati aperti in Italia, in particolare due settori in Sardegna, sono nati (Carloforte) e sviluppati (Rocca della Bagassa) col concetto di falesia "clean" (che e' ancora piu' severo rispetto a quello trad, in quanto esclude l'utilizzo dei chiodi, anche se a Carloforte le soste sarebbero a spit).
Oviglia pubblico' prima del Calibba anche un'articolo sulla Rivista della Montagna.
Poi e' buffo che ci si ricordi solo di casi isolati come quelli del Calibba o a causa dei gradi altisonanti, oppure come conseguenza di una piu' efficace mediatizzazione.
Magari sparse in Italia ci sono altre falesie trad/clean che non sono mediatizzate.
Il sasso Remenno aveva queste potenzialita', e mi chiedo quante falesie in Italia ce l'hanno.
Mi chiedo perche' si vuole omologare le falesie sul modello "sportivo" con giustificazioni conservatrici del tipo "tanto non fa parte della nostra tradizione".
Ciao
Lorenzo