AndreaVe ha scritto:Paolo46 ha scritto:Ho letto la lettera aperta di Visentini, lui può scrivere ciò che ha scritto perché è un ?purista nato? della montagna, quindi coerente ed apprezzo il suo pensiero anche se non condivido in pieno. Devo dire però che con le sue guide mi sono perso un sacco di volte (non solo io, potrei riportare una molteplicità di nomi che frequentano la valle del Boite) e, che ciò che scrive è, a volte, per sentito dire o per inattendibili informazioni. Di ciò potrei fornire una documentazione adeguata. Purtroppo gli impegni in corso (le mie giornate di lavoro oscillano dalle 12 alle 15 ore al giorno, festività comprese) mi lasciano ben poco spazio per dedicarmi a tutte le richieste di questo forum. Cercherò di fare del mio meglio.
Paolo Beltrame
Lanci il sasso e nascondi il braccio?
Affermazioni di questo tipo richiedono (obbligano?) di fornire la documentazione.
Ecco la prova che chiedi. Una per tutte! Sperando che tu abbia il suo libro sul Sorapiss tra le mani.
Non chiedermene altre perché ci ho messo più di un'ora a preparare il tutto.
Con questo non dico che Visentini non abbia salito quasi tutte le cime, ma questa no di certo.
Parla di un imbocco di cengia erbosa sulla sinistra, ebbene non c'è. Prima si deve imboccare una cengia che si percorre sulla destra, poi s'imbocca la cengia erbosa sulla sinistra da lui citata. I camini rocciosi (alpinistici) nel tratto finale se li è inventati di sana pianta. Probabilmente ha guardato la parete dal versante opposto e chissà cosa ha visto, forse avrebbe avuto bisogno di un buon binocolo per imbrogliare meglio.
Relazione da me pubblicata sull?ultimo mio libro ?Sorapiss e Marmarole Occidentali? con partenza dal bivacco Voltolina:
Dislivello: 433 m + c. 190 m dovuti all?abbassamento iniziale dal bivacco
Tempo di percorrenza: 2 ore e 45 minuti
Difficoltà: E. Le difficoltà che si potrebbero incontrare sono solo di orientamento, soprattutto in caso di nebbia. Non si deve affrontare alcun passaggio esposto: l?alta esposizione verso la val di Mezzo è presente solamente nella prima parte della salita ma su un incedere agevole e spazioso (migliore dei tratti non attrezzati della Cengia del Doge)
Segnavia: qualche ometto
L?acqua: si incontra solo sul fondo della val di Mezzo a quota di c. 1995 m.
Note - Questo itinerario offre, con minime difficoltà, una vetta da cui si gode di uno scenario gigantesco. Dal punto di vista dell?orientamento, questa via richiede molta più attenzione se svolta in discesa; in caso di nebbia le difficoltà aumenterebbero notevolmente.
Si abbandona il bivacco per scendere sul fondo della vallata, dove si imbocca il sentiero per la Cengia del Doge (c. 1995 m). Si risale il sentiero fin poco sopra i 2040 m, dove esso esce dai mughi e offre sulla sinistra una salita dal fondo erboso sotto l?inizio della fascia rocciosa che, dallo spigolo Nord-Est del Corno, si propaga sul versante val di Mezzo (ometto). Si risale il pendio erboso per una trentina di metri superando un breve tratto di facili rocce e si esce in una larga cengia erbosa che si estende verso sinistra. Si continua a salire direttamente il pendio tenendosi subito a destra di un canalino di ghiaie fino a raggiungere la base delle rocce alla fine di detto canalino (c. 2090 m, 1 ora dal biv. Voltolina). Si imbocca sulla destra una cengia erbosa (ometto) salendo lungo evidenti tracce di passaggio finché, poco dopo, si incontra una facile lastra rocciosa dalla quale, verso sinistra, diparte un?altra cengia che si fa subito erbosa. Si percorre lungamente l?agevole cengia accompagnata da diversi landri sotto la fascia rocciosa fino alla quota di c. 2255 m, di fronte ad un pendio erboso (il percorso, anche se esposto, è sempre agevole e spazioso). Da qui (ometto) ha inizio un canale erboso macchiato da qualche roccetta terminante sotto una parete. Lo si risale per poi abbandonarlo verso destra e raggiungere, lungo facili rocce e zolle, una selletta ricoperta dall?erba (c. 2310, ometto). Si sale ora, lungo zolle e banali roccette, fino alla base di un caratteristico torrione grigio dalla forma ovale un po? schiacciata che giace c. 20 m sopra. Da qui ci si alza verso destra per zolle ed in breve si incontra un canale di sfasciumi che si risale fin quando inizia a ricoprirsi d?erba sulla destra, poco sotto un salto di roccia in corrispondenza di una cengia erbosa che diparte sulla sinistra con un breve e banale passaggio roccioso all?inizio (c. 2360 m, ometto). Ci si alza lungo la cengia fino ad un?ampia spalla prativa (c. 2405 m) che si risale di c. 25 m fin sotto una fascia rocciosa; si entra poi, lungo un facile pendio erboso, dentro il canale abbandonato a quota di c. 2360 m perché interrotto da un salto. Si risale il canale lungo le zolle del versante sinistro fin quasi al suo termine (c. 2525 m) per poi attraversare un largo e molto appoggiato pendio erboso cosparso di roccette inclinando in direzione della vetta, ultima cuspide rocciosa sulla destra. Si raggiunge in alcuni minuti una lingua erbosa che scende dalla cresta subito a sinistra della cima, la si risale inclinando a destra e, lungo una spalla di pietrisco, si guadagna in breve l?ampia vetta.