Fokozzone:
Di rischiare cosa?
Il punto alla fine è questo.
*?rischiare di sbagliare, perché se voli hai sbagliato, e tanti non accettano di non poter sbagliare. Ma lo sbaglio comprende tante cose, e la prima è che
se non ti sentivi sicuro dovevi proteggerti meglio, o rinunciare
Fokozzone
Se vale la pena arrampicare solo dove ti senti sicuro (perché se sbagli puoi crepare) sostieni una visione dell' arrampicata che, in nome dell' avventura, annulla l' incognita tecnica e si riduce a escursionismo in parete. Un po' poco emozionante per i miei gusti. Oltretutto lo spit in via ha creato capolavori e non può essere rifiutato a priori.
Siete voi che volete arrampicare solo dove vi sentite sicuri ! E soprattutto volete trovare la sicurezza "standard", senza nessuna fatica, nessuna responsabilità, nessuna ricerca del punto dove mettere la protezione ! Poco tempo ? Paura ? Mancanza di fiducia nei propri mezzi ? Troppo orgoglio per ammettere di non essere all'altezza della via e rinunciare ? Non avere la possibilità di sbagliare, di certo fa' paura... Tornare all'ultima protezione perchè non si riesce a proseguire e non si puo' volare, fa' paura...
Fokozzone
Un attimo, "noi"? Io non sono certo un paladino dello spit. Mi limito a distinguere. Comunque dire che su una via a spit mi sento sicuro necessariamente è falso: dipende da quanto è dura e da quanto sono distanti. Personalmente mi sono sentito molto più sicuro sul V/ VI classico dolomitico che su VII moderni in placca spittata lunga.
...ma non credi che, al di la' della paura, cadere su chiodi/nut/friend sia diverso dal cadere su spit ? Io sono convintissimo di si, per questo cerco di arrangiarmi bene
Fokozzone
Forse noi discutiamo perché a ciascuno piacerebbe trovare certe vie nelle condizioni per esprimere al meglio le proprie potenzialità, a seconda dell' abilità e dello stato di forma.
A me delle
potenzialità non puo' fregar di meno, anche perchè sono convinto che
stiano più nella testa che nei muscoli, che un ottimo alpinista debba essere ottimo di testa innanzitutto, il resto viene da sè. ...per me il rischio di fallire dev'esserci sempre, altrimenti non c'è gusto.
Se sono in forma scelgo una via, al mio limite massimo (non per forza per difficoltà, ma anche per friabilità, scarse protezioni, lunghezza, esposizione, continuità...). Se non sono in forma ne scelgo una che cmq mi impegni, cercando di indovinare il mio limite di quel momento. Anche perchè più ti avvicini al tuo limite in un dato momento, più risultati hai per elevarlo
FokozzoneCome sarebbe a dire "delle potenzialità non mi frega" e poi dici "quando sono in forma"?
...vuol dire che tu sei in forma quando aumenti il grado di difficoltà che riesci a superare, mentre io mi sento in forma se ho la migliore tenuta psicologica e resistenza fisica, riuscendo a tentare vie più lunghe e poco protette. Il fatto di riuscire a cavarmela da solo, senza grossi aiuti esterni (leggi spit), è la cosa che mi soddisfa maggiormente. Anche se su vie con gradi più bassi.
Fokozzone
Essere in forma non vuol dire valutare come buone le proprie potenzialità?
...si, ma non necessariamente fisiche, perchè le vie che mi piacciono, a me richiedono soprattutto altro (per altri sicuramente sono baggianate).
Fokozzone
E chi ha detto che essere in forma centri solo coi muscoli? Si può essere in forma anche con la testa.
...per fare vie classiche poco protette, perchè di queste parliamo, attrezzate a chiodi (come in origine), ti impegna psicologicamente molto di più, che se protette a spit, perchè sai che oltre a dover leggere e fare la via, non puoi sbagliare (quindi la testa, secondo me, conta più della forza).
Fokozzone
Io semmai contesto una visione dell' alpinismo e dell' avventura che non sono tali se non si rischia la vita. Perché i casi sono due: o rischi davvero la vita e sei un incosciente, oppure il rischio è teorico, ma in realtà hai un margine tale che le probabilità di sbagliare sono minime: come dicevo "escursionismo in parete".
A me non piace l'idea di poter sbagliare tranquillamente invece, a quel punto vado a fare un giro in bici, mi diverto di più. Lo stimolo di non poter sbagliare mi attrae troppo.
...la proporzione di rischio dipende da te. Io credo che se sono bravo ad attrezzarmela, e se valuto bene tutto, non rischio molto più che su una via a spit; se non metto niente, allora rischio. L'incosciente è chi affronta il pericolo senza tutelarsi, senza proteggersi, o chi non riconosce il pericolo che sta correndo.
L'escursionismo in parete(concetto tuo) potrebbe essere una via facile/difficile spittata benissimo, dove se cado mi metto a ridere, non una via dove non posso sbagliare. E neanche un tratto dove ho messo le protezioni, teoricamente infallibili, ma che in realtà se dovessi volarci sopra, sono talmente tranquillo che potrei morire d'infarto....
Fokozzone
Quando fai il sentiero delle bocchette in Brenta se sbagli muori. E' alpinismo? è avventura? E se fai una via dove sai di poterci arrampicare in salita, in discesa, in traverso e ancora un po' a testa in giù, alla fine è lo stesso.
....non dimentico mai la sfiga. Io la metto al centro di tutto, a quella non si comanda. Chi è caduto lì puo' avere avuto il colpo di sfortuna, cosa successa anche a big.
Negli altri casi se cadi sulle bocchette, hai sbagliato. O le hai sottovalutate o non eri in grado di andarci. Cio' non toglie che il rischio ci sia, che l'attenzione ce la devi mettere, mi emoziona, mi piace.
Le vie che cerco di provare non hanno quelle caratteristiche, preferisco quelle che mi trasmettono emozioni maggiori, ad esempio non le classiche addomesticate a spit, che mi darebbero la certezza che per salirle è sufficente il fisico, cosa che non mi piace proprio.
Fokozzone
Potrei chiederti quante vie alpinistiche hai fatto secondo i tuoi criteri, che so...200?
Se hai fatto 200 vie a rischio morte e sei vivo, vuol dire che il rischio che hai corso era inferiore a 1/200 cioè allo 0,5%. Fare una via con lo 0,5% di incognita è avventura?
Hai concetti statistici molto strani. Se su 200 volte una cosa non è capitata, non corrisponde a 0,5% ma a
zero e basta. Cmq la base di partenza è sbagliata e assurda.
...ne ho fatte meno, cio' non toglie che la maggior parte di quelle che ho fatto, non ero sicuro di essere in grado di farle, ma mai ho sfidato la morte, se non saro' costretto non lo faro' mai.
L'avventura la cercherò sempre, potrà ancheandar male, spero di no, finora non sono mai volato in montagna, credo di non aver sbagliato molto, anche se il rischio c'è sempre stato. Nelle vie che mi sono piaciute di più, non mi sono affidato agli spit, ma alle mie capacità (ridotte) o a tirare chiodi. Mi ha dato cmq maggiore soddisfazione che fare vie più dure su spit. A volte avrei potuto rischiare di più, andare avanti e finire la via, ma non ho voluto mettere in gioco la vita, ho rinunciato e non me ne pento, se tornassi indietro lo rifarei. Sicuramente se le vie dove sono tornato indietro fossero state a spit (anche solo le soste) le avrei finite. Ma per me il gioco non vale la candela. Punti di vista.
Fokozzone
Per finire chiedi a Dal Pra se è stata più avventura fare il "pesce" (dove va coi clienti) o "silbergeier".
...si parlava di classiche addomesticate a suon di spit. Chiedi a Cassin se le sue vie sarebbero state avventure uguali con gli spit dentro, ho grossi dubbi... anzi certezze.