sempre sicuro che il passaggio migliore era quello visto in partenza.Non
pensavo al rischio e non amavo il rischio,arrampicavo in modo da poter
sempre tornare indietro.Quello non è un rischio se hai le mani buone.
Vero che mettevo pochi chiodi.Finchè ero sul facile non servivano.
Quando ero sul punto che volevo un chiodo vicino non avevo più le mani
libere.Allora mi dicevo:ancora due metri poi posso mettere un chiodo.
Fatti i due metri,il passaggio era fatto e il chiodo non serviva più.Così sono
diventato più bravo in libera.Se tu cominci a mettere un chiodo qui,un
chiodo là...Il problema,invece,è capire la roccia"
La via più estetica?
Il Sass de la Luèsa a Passo Gardena.
La via più dura?
La Stevia,lungo una fessura,sulle Odle.
Il ricordo più bello?
Dovrei pensarci.Comunque la cosa più bella era stare in roccia.
Poi,in vetta,spegnere la luce.
da un intervista di Alberto Papuzzi,momenti d'alpinismo 1985
