Enzolino ha scritto:Roberto ha scritto: La via l' ho fatta in giornata, ho fatto il bivacco nella "grotta delle Cornaccie" che è a un passo dall' attacco, e che era abituale punto di bivacco di Marco. In parete avevo lo zaino con il materiale da scalata (un po abbondante vista la via), con un cordino da 40 m. da 8 mm (per eventuali ritirate in doppia) e abbondante scorta di acqua (due litri per la giornata e ci sono voluti tutti) più i tre da lasciare alla cengia a metà parete, dove poi, tre giorni dopo, ho efettivamente bivaccato.
Perchè con questo caldo? E quando se no? Avevo già fato altre solitarie nei giorni precedenti, sempre in crescendo di difficoltà, il caldo c' era ma aspettare significava rischiare di non fare. Adesso mi sento carico e motivato; il caldo vuol dire un po di peso in più in acqua (per questo ho approfittato per lasciarne sulla cengia).
A 55 anni? Hai ragione, sono stato lento a maturare. Dieci anni fa ho iniziato ad andare da solo ed ho scoperto che è magico, ma certe situazioni contingenti non c' erano, avevo un compagno di scalata che era il mio specchio e da solo andavo solo per togliermi degli "sfizi". Poi la solitudine in parete è diventata un' abitudine, un modo di essere. Faccio come mi pare, pago tutto e non delego mai a nessuno, sono costretto a affidare tutto su di me, senza sconti e la via, se riesce è un mio risultato. Manca lo scambio, il comunicare tra compagni emozioni e incazzature, è come il rapporto tra la masturbazione e fare l' amore con un partner.... ecco, io sono un segaiolo

Mah ... ti diro' ... a me accade il contrario ... siccome arrampico quasi sempre con altri, a volte mi manca "stare per conto mio" ... potrei scrivere "stare da solo" ma in verita' non mi sento solo ... al contrario mi sento piu' in comunione con l'ambiente che mi circonda ...
Mi piace il termine che usi ... "magico" ...

Certo, in realtà non sei mai veramente solo, riesci sempre a trovare qualcosa con cui stare, dall' ambiente naturale, al "coniglio" immaginario di quel vecchio film di Holliwood.
Infatti mi ritrovo sempre con le mie tappe da "via crucis", punti definiti e stabili dove immancabilmente ricordo lo stesso ricordo, la stessa immagine.
Direi che è quasi una persecuzione, forse non tanto fastidiosa, ma di certo dolorosa.
Ezio mi perseguita, lo ritrovo sempre in quei punti, puntuale sta li, che mi aspetta, come se ci fosse ancora, come se la settimana prossima potessimo di nuovo scalare insieme.
Ovvio che quando sei nelle difficoltà, preso da maneggi con le corde che si incastrano o il friend che non entra, sono tutto preso da "me stesso scalatore solitario", ma basta un attimo di sospensione, un resting un po lungo o il bivacco, ed ecco che i "miei fantasmi" tornano.
Di certo da solo non sono solo, per lo meno sono in mia compagnia ed io ha 55 anni ho accumulato abbastanza materiale da dire che solo non posso essere ... forse vado da solo per scoprire quella parte di me che in compagnia resterebbe in secondo piano, una parte di me che solo un compagno come era Ezio poteva far stare a suo agio.