Una cosa che mi incuriosiva, degli alpinisti e degli scalatori, è che sembravano infallibili.
In realtà, tutti hanno i loro grattacapi.
Ovviamente più sei in giù nella scala, più ne hai, quindi io e i miei amici ne abbiamo avuti.
Siamo stati in Sardegna due settimane, come avevamo detto in altro topic, ma non siamo riusciti a finire le due vie che abbiamo iniziato. Marchino si è lanciato in uno strapiombo pauroso e attende rinforzi, attualmente ha chiodato tre tiri di cui il terzo strapiombante di 30 gradi e, essendo a canne, davvero difficile da chiodare dal basso ( hai voglia a fermarti...). La "sua" parete è bellissima e naturalmente ( chi lo conosce non avrebbe avuto dubbi) lui l'ha attaccata nel punto più rivolto all'in giù.
Al suo fianco io e Matteo ci abbiamo provato il primo giorno, schiodando poi tutto per un'infernale roccia, fragilissima. Ci siamo allora lanciati su un mio vecchio sogno, visto tre anni fa dal regno dei Cieli, e ci siamo arrestati a sette tiri e mezzo, dove, come ha detto Marchino, venuto in visione, c'è la particolarità dell'esserci la peggior e miglior roccia, contemporaneamente, del pianeta...ovvero dieci metri terribili ( sassi bloccati da sabbia...) ma anche, da lì in poi, una serie di lunghezze su roccia divina. Purtroppo un infortunio a testa ci ha bloccati, direi sul più bello.
cercando di essere neutrale mi viene da dire comunque che le due vie hanno una linea superba in un contesto naturale superbo, e promettono scalata e impegno psicofisico da alto a molto alto. Tuttavia bisogna prima finirle, e poi liberarle, e poi sentire in giro che non possono essere proprio così, e poi aspettare che arrivino ripetitori, e così via...le solite menate, insomma. Il cuore dell'aprire, però, non sta lì; sta nell'immane fatica che si compie nel farlo, specie quando ti innamori di linee non proprio ad avvicinamento zero. Allora anche un pietrone su un piede, una caviglia girata, qualche minuto di terrore e così via, tutto viene messo da parte e si pensa alle prossime ferie.
Infine giusto anche dire le minchiate che si compiono: una prima regola della discesa su statiche, ben nota in speleologia, è di mettere almeno due nodi sulla rimanenza penzolante ad una giunzione corda per evitare che, scendendo e nella stanchezza, al cambio attacco si riattacchi il discensore su qualche metro che muore( in tutti i sensi...) nel vuoto.
Appunto...grazie Marchino di esserti accorto e di avermi fermato dal volo in-finito ( comunque mi teneva da sota per cui, qualche decina di metri sotto nel vuoto, mi sarei fermato, se non l'avessi spiaccicato in sosta) e annotate scrupolosamente la minchiata.