da quilodicoequilonego » sab mag 22, 2004 10:50 am
...ho trovato questo articolo, in merito alla "storia" con Gullich
All?inizio sembrava una follia. Non osava nemmeno pensarlo. Poi una mattina d?ottobre del 1986
egli si precipitò fuori dalla tenda, la sua pettinatura alla Prince Iron Heart che ondeggiava dietro di
lui, come se stesse partendo per la sua ultima battaglia. Wolfgang lasciò la bella ragazza dietro di sé
sotto la sua cupola di nylon e corse attraversando il campeggio da Heinz Zak. «Vieni, andiamo su.»
Ebbe l?intuizione che avrebbe potuto farlo. Sentì un formicolio nel corpo che gli diceva: o adesso o
mai più. Güllich e il suo amico attraversarono a passi veloci il Camp IV nella Yosemite Valley e
Wolfgang risalì sulla strada verso un?altra realtà: Separate Reality.
Dopo molto tempo passato a prepararsi aveva portato il suo sogno nel regno del possibile ed
era pronto a concludere l?impresa. Voleva salire Separate Reality, il suo simbolo dell?arrampicata
libera, un tetto di sei metri, duecento metri di vuoto senza pietà, una via d?ottavo grado superiore, e
tutto questo senza corda!
Güllich aveva programmato il suo flirt con la morte per un film TV che doveva essere girato
nella Yosemite Valley durante le settimane precedenti. Per giorni aveva cercato inutilmente di
sentire la voce interiore che gli avrebbe dato sufficiente tranquillità per quella follia senza rete di
sicurezza, ma non aveva sentito niente.
Adesso stava per cominciare l?arrampicata con Heinz Zak. «All?inizio non volevo
assolutamente scattare fotografie», ricorda Zak, rabbrividendo al solo ricordo. «Ovviamente a me
non poteva succedere nulla. Ma immaginate se avessi guardato attraverso le lenti e avessi visto
Wolfgang cadere davanti ai miei occhi. Pensieri come questo ti possono far ammalare?» Wolfgang
Güllich avvolse le sue mani con il nastro e le immerse impazientemente nel sacchetto della
magnesite. «Era come se fosse attraversato dalla corrente e tremava per l?eccitazione», ricorda Zak.
Salì sulla via senza riscaldamento, senza averla scalata prima con una corda. Fece i sette
metri verticali iniziali, poi fu in un altro mondo.
«Sei totalmente immerso nella concentrazione dell?arrampicata. Metti alla prova te stesso
come in nessun?altra situazione», scrisse Wolfgang, dopo esser passato attraverso quest?altra realtà.
Arrampicava con muscoli vibranti e in totale concentrazione, si spingeva in avanti lungo la
fessura mossa dopo mossa, con l?irrequietezza di un orologio di precisione. Non osava guardare al
di là delle punte delle sue scarpe verso la vallata dove il fiume Merced, ignaro di tutto, si snodava. I
secondi volavano. Era una cosa sola con sé stesso. Non c?era passato, presente, futuro, né limite tra
la sua anima e l?universo. Sentiva ogni fibra dei suoi muscoli. Come si tendevano quando la mano
si incuneava con forza nella fessura. Sentiva i piedi che si incastravano nella fenditura della roccia.
Il corpo era mente, la mente un corpo. Poi lasciò dondolare le sue gambe libere prima di alzare il
tallone per agganciarlo sopra il bordo del tetto e issarsi sulla piattaforma, di nuovo in posizione
orizzontale.
Un sentimento di felicità percorse il suo corpo fino alla punta dei capelli. Wolfgang rilasciò
la tensione con un muto urlo. Più tardi scrisse: «Sono seduto sulla sommità piatta? l?altra realtà è
diventata storia. Pensieri di morte ci insegnano ad apprezzare la vita».
Questa ascesa da solo del tetto di granito fu l?esibizione più spettacolare di Wolfgang del
1986, e solo tre mesi prima aveva fatto una caduta di nove metri in Inghilterra e si era fratturato le
vertebre. L?intero mondo della scalata fu generoso di applausi e l?impresa venne messa in risalto
soprattutto sulle riviste specializzate. «Wolfgang si è lanciato nell?impresa senza compromessi,
senza piazzare nessuno per fargli sicurezza sull?inclinata piattaforma sotto il tetto», disse Zak con
ammirazione. Solo John Bachar, che i due amici incontrarono poco dopo, non si sbilanciò. «Ho
sentito che hai fatto un boulder pazzesco», fu il suo lapidario commento.
Niente nel mondo dell?arrampicata è stato commentato così scetticamente e con tale
incomprensione come questo viaggio nell?interiorità di Wolfgang. La gente si chiedeva il perché di
questa scelta. I giornalisti gli chiesero se fosse stanco di vivere. «Proprio questo argomento è il più
facile da confutare», replicò Wolfgang. «In situazioni come questa, quando senti la vita minacciata,
la tua esistenza diventa un?intensa lotta per difenderti contro un rischio che è oggettivo, ma che hai
completamente sotto controllo perché ti sei psicologicamente e fisicamente confrontato con questo
pezzo di roccia per settimane e mesi.»
La sua risposta non è abbastanza soddisfacente. Il free solo, spesso falsamente posto sullo
stesso piano dell?arrampicata libera, ha bisogno di essere meglio definito. «è una dipendenza quello
che ti spinge a fare questo tipo di cose?» gli chiesero insistentemente durante un?intervista
televisiva.
Wolfgang replicò astutamente: «Ma cosa è dipendenza? Cosa è passione? Come distinguere tra
dipendenza e ricerca di un?esperienza esistenziale?»
«Ma», il giornalista lo stuzzicò, «è vero che mentre stai arrampicando il corpo produce
sostanze simili alla morfina?» «E allora?», rispose Güllich e continuò spiegando: «Ogni esperienza
psichica ha una base fisiologica. Se nel processo vengono rilasciate le cosiddette endorfine, questo
non porta necessariamente a un comportamento di dipendenza. Ricordo un commento di Hermert
Leikov, uno studioso tedesco dei fenomeni sportivi, che criticava tutti coloro che tentano di dare
una qualche spiegazione su un fenomeno sportivo senza fare alcuno sforzo per capire la sua
struttura interiore. Qualcosa di simile fanno le persone che osservano le attività atletiche estreme
senza possedere nessuna base tecnica per capire e tentano di giustificare il loro sbalordimento
etichettando l?intera cosa come patologica».
Il free solo per Wolfgang non aveva niente a che fare con la dipendenza, perché come
spiegò: «Il free solo è la scelta di un?attività che combatte contro la consapevolezza della morte, che
non deve diventare routine (o automatica). Essa deve sempre rimanere un punto saliente nella tua
vita».
E aggiunse categoricamente: «Chiunque dimentica la faccia della morte in questo gioco ha
perso».
...in definitiva il free-solo non è matematica, io lo trovo estremamente romantico
enzo
Avè rot le bale, basta spit 'n Dolomiti, tanto i cavan tuti...
In arrampicata, cosa c'è di più artificiale del trapano ?
VIA TUTTTTTT
It's all in your mind - Jim Bridwell