E' una settimana che sono in ferie e tra malattie dei figli e il tempo brutto non sono riuscito a fare niente, ho una gran voglia di arrampicare!
Oggi è sabato, i figli sono a scuola, la moglie lavora, sono solo.
Il tempo è un incerto ma sembra che non pioverà, quale occasione migliore?
Però andare in falesia da solo non mi và, a parte qualche tiro che conosci a memoria, dovrei arrampicare sempre al mio limite, invece oggi ho voglia di qualcosa di più "facile".
Mi viene in mente una cosa che è un pò che la guardo.
Una vietta!
Ogni volta che vado al Fosso e parcheggio la macchina mi ci cade l'occhio, è lì, dall'altra parte parte del fiume, e ogni volta sembra che mi chiami.
Però io sono solo, e non ho mai fatto una via in autosicura, solo monotiri in falesia.
Mentre questa è tutt'altra cosa, non ci sono rassicuranti spit, o fittoni resinati, e le soste sono da collegare.
In teoria so come si deve fare e come ci si deve comportare, ma, tra il dire e il fare c'è di mezzo....un fiume in questo caso.
La relazione non lascia scampo: via di stampo decisamente alpinistico, usati solo chiodi e soste da collegare su tre chiodi.
Gradi: III-IV-IV+ e un tiro completo di V
III e IV mmh...

E poi un tiro completo, 40 m...ma poi 'sti chiodi, quanto sono distanti?
I dubbi sono tanti, non vorrei andare a cacciarmi in qualche casino.
Però oggi mi alzo bene, sto bene, sono tranquillo e ho una gran voglia di arrampicare, e allora mi dico: ma si, andiamo a vedere da vicino 'sta Via del Tinaccio, giusto per avere un'idea, al limite faccio il primo tiro e, se non me la sento, mi calo e buonanotte!
Preparo lo zaino, porto i figli a scuola e parto.
Alle 8,45 sono all'attacco della via, mi siedo e fumo una sigaretta mentre penso a quello che potrei trovare sopra di me.
Il chiodo di via fà stare "tranquilli".
E' un bel bestione fatto in casa, mette una certa sicurezza!
Il primo tiro è dato di IV-III e un breve tratto di V, penso: bene, ci sono tutti, così vedo come me la sfango anche sul V e al limite, calata e a casa!
Comincio a salire, dopo tre o quattro metri trovo il secondo chiodo, sono un pò impacciato, sarà la tenzione, sarà che l'autosicura è un pò macchinosa...comunque non sono sciolto.
Però continuo, almeno alla sosta voglio arrivarci.
Piano piano comincio a prendere fiducia e inizio a scalare meglio, i passaggi non sono difficili, comincio a macinare metri senza neanche rendermi conto, quando mi ritrovo alla sosta non so neanche come ci sono arrivato.

Però!!
Mentre collego la sosta e mi assicuro guardo i primi metri del secondo tiro, quello di V, che è anche quello che mi preoccupa di più.
Intanto, anche se dovessi rinunciare, mi devo calare per recuperare il materiale e poi risalire per allestire la calata definitiva.
E allora via, giù e su di nuovo.
Però quando devo decidere se calarmi, o andare avanti, un guizzo d'orgoglio ( o di incoscienza ) mi fà decidere di proseguire, in fondo, un breve tratto di V lo dovrei aver fatto, anche se non me ne sono accorto.

2° tiro : la roccia è una bella placca compatta con buone prese, i chiodi non sono troppo distanti.
Comincia a piacermi, passaggi e movimenti mi vengono bene, scalo tranquillo, mi riposo un attimo e mi sorprendo a fischiettare.

A metà tiro un passo un pò più duro, vedo il prossimo chiodo, un bel chiodo grosso con anello, è lassù, più alto degli altri, mmh....
mi devo spostare a destra e poi salire con un pò di aderenza, certo che è bello lontano!
Parto con attenzione, mi alzo venti centimetri e...oh, cosa vedo! un bel cordino dentro una clessidra, proprio un bel regalo, prendo un rinvio e...ZAC! ora mi sento più tranquillo.
Adesso si scala meglio, belle fessure permettono dei bei movimenti e le difficoltà cominciano a calare.
Sono in sosta, collego, e giù di nuovo a recuperare tutto, poi su ancora, però 'sta volta con lo zaino in spalla, assicurato da sopra non ci sono problemi ma siccome il tiro già l' ho fatto preferisco risalire spostandomi a sinistra su roccie più facili, meno fatica!

Il 3° tiro non mi entusiasma, a parte una placca dopo la partenza si svolge tuttosul filo di crestae le difficoltà sono date più che altro dallo stato della roccia, mooolto brutta.
4° tiro: prima parte un pò così...salito di qualche metro traverso a sinistra con un breve passo in discesa fino a prendere una sottile cengetta che mi porterà sotto l'ultimo strappo, una ventina di metri di placche fessurate.
Talmente fessurate che sono diventate dei blocchi a se stanti appoggiate una sull'altra.
Comincio a salire con molta cautela e in poco sono fuori, un bel terrazzino con sosta su un albero mi dice che la via è finita.
Trafila per recuperare il tutto poi di nuovo sù e pausa.
Sono quasi assente, ho fatto la mia prima via in totale autonomia, da solo, e adesso che sono seduto alla sua fine...non provo niente.
Non sono nè contento nè deluso, non sono orgoglioso, semplicemente me ne sto lì...seduto, a guardare in giro, fare qualche foto e fumarmi la mia cicca.
Guardo l'ora, sono le 11,40, c***o, devo andare a casa a far da mangiare alla famiglia, e loro alle 13 tornano!
E' solo mentre sto mangiando con i miei figli, ( mia moglie tornerà più tardi ) che il più piccolo guarda lo zaino e mi chiede: babbo ma perchè la corda l'hai messa così nello zaino?
In queto preciso momento mi si accende qualcosa...e allora comincio a raccontare...raccontare...raccontare...
Poi vengono le foto, apriti cielo! adesso c'è pure la più grande che commenta, e io comincio a gongolare.
In fondo...ho fatto " solo " la mia prima via lunga in solitaria.

dalla sosta del primo tiro

inizio delle placche del secondo

fuori dalle placche

sosta del secondo tiro

inizio del terzo dopo la placchetta di partenza

la cengetta del quarto

sosta del quarto ed ultimo tiro

si scende per andare a recuperare il compagno in sosta



relax

dedicata ad Arteriolupin ( la cicca )

la cresta dove è la via

Questo è il mio racconto, per chi vuole, sotto il link con la relazione ufficiale e il tracciato della via
http://www.cairimini.it/relazioni/relazione047.htm
