Chi abita dalle mie parti avrà sentito parlare di un tipo che è andato a vivere in Val Grande (quella in provincia di Verbania), un certo Gianfri (o come si scrive...).
Io ho conosciuto questo personaggio anni fa durante un'escursione. Non voglio entrare nel merito della sua scelta, del vederla come positiva, negativa o altro, perchè non sarebbe argomento per questa discussione, ma ritengo sia piuttosto rilevante ai fini della stessa riportare ciò che ha fatto per prepararsi a fare quella vita.
Lui ha pochi abiti, e non usa le scarpe da molto tempo, perciò gira a piedi nudi. La sua scelta non è stata improvvisa ma è maturata nell'arco di alcuni anni. Prima di andare in Val Grande viveva in un paese adiacente a quello dove abito io, perciò ho sentito alcuni che lo conoscono personalmente che mi hanno parlato di come si è preparato per quel cambio radicale.
Mi hanno raccontato che in inverno girava con pochi indumenti, con magari una maglietta addosso e senza altro. Mi hanno anche detto che si è beccato addirittura delle bronchiti, ma (dopo averle ovviamente curate) ha continuato imperterrito nel suo auto-addestramento e piano piano si è abituato a resistere al freddo.
Tenete presente che sono storie che mi sono state riportate, perciò si possono prendere con il beneficio del dubbio, ma è un dato di fatto che riesce a vivere in ambienti freddi con pochi indumenti addosso, e un tempo non era così, perciò un adattamento, e anche molto consistente, c'è stato.
Personalmente cerco anch'io di adattarmi al freddo (beh, non come il personaggio che ho citato!

), cercando di non coprirmi molto, anzi, il minimo indispensabile. Questo vale anche e soprattutto quando mi alleno, sia quando corro e faccio il relativo defaticamento (tipicamente stretching) e sia quando faccio allenamenti muscolari a casa.
Per questo di solito vado nel mio garage, che è in un seminterrato, ma non riscaldato, con una differenza magari di un grado rispetto alla temperatura esterna.
Quando sento il corpo che si scalda per l'allenamento mi scopro, rimanendo spesso per lunghi periodi in maglietta anche in questa stagione. Poi quando smetto e faccio il defaticamento mi rimetto addosso qualcosa, ma non più di tanto.
In più io pratico giornalmente yoga, tipicamente al mattino, anche molto presto (ad esempio alle 6). Apro la finestra e lo faccio con addosso solo... le mutande!

La parte più interessante ai fini dell'adattamento al freddo è alla fine della sessione, quando faccio 15 o 20 minuti di meditazione. In quel caso il metabolismo si abbassa in modo consistente, la respirazione a volte diventa poco più di un filo, ma con il distacco del proprio io dal corpo, anche e soprattutto dalla mente, prendendo quella che viene definita come
"la posizione dell'osservatore", si scopre che sino ad un certo livello ci si può non identificare con le proprie sensazioni, anche e soprattutto quando queste sono sensazioni sgradevoli, quali il dolore, il freddo o altro.
Concordo poi con chi diceva che l'organismo si adatta in parte da solo in base alle stagioni, perciò avere magari 15 gradi in inverno ti permette di stare in maglietta se appena fai un po di movimento, mentre la stessa temperatura in estate a parità di attività ti fa venire voglia di metterti un maglione.
Penso che nell'addattamento rispetto a quanto è stato scritto la verità stia nel mezzo (come in quasi tutte le cose!

), ovvero in parte l'organismo si adatta piano piano a gestire il metabolismo e la circolazione in rapporto alle basse temperature, e in parte si adatta la mente a convivere con il freddo. I due adattamenti poi interagiscono migliorandosi l'un l'altro.
Si può fare un paragone con chi magari per lavoro dorme poco. Io ho avuto esperienze di lavori a turni dove il sonno si sfasava e dormivo spesso poche ore. Ovviamente non parlo di una o due notti una tantum di (semi) insonnia, ma di situazioni che diventano abituali.
Alla mancanza di sonno in parte c'è un adattamento corporeo per il quale la mente rimane un po più lucida di quanto succede a uno che non è abituato, probabilmente migliorando la gestione di alcuni neurotrasmettitori, e in parte la stessa mente si abitua a "lavorare" in quelle condizioni dal punto di vista psicologico, accettandole e considerandole (quasi) normali. La stessa cosa è per il freddo.
Da tenere presente è però di fare questi adattamenti con molta gradualità, la gradualità è quella cosa che ci può far raggiungere i traguardi più lontani, ma soprattutto bisogna acquisire la capacità di sentire se stessi in modo da capire sino a dove si può forzare e dove andare oltre comporterebbe dei rischi per la salute.