Ora, non è mia intenzione, in questo thread, analizzare i parametri con cui vengono fissate le tempistiche dei vari percorsi, sappiamo tutti che ci sono alcuni casi dove il tempo è stimato su di un passo medio, non veloce, ma nemmeno lento, in altri casi la stima è fatta su di un passo lento, vorrei discutere invece la psicologia che porta ad andare in montagna... col cronometro anzichè col cuore!

Una volta ero anch'io un po così, penso che chi più e chi meno tocchi un po tutti questo gusto di dimostrare le proprie capacità, sia a se stessi che agli altri, un po come colui che corre ambisce a scendere nelle tempistiche, o come per chi solleva pesi l'aumento degli stessi sia uno degli obiettivi del suo allenamento, ecc, ecc, però con il discorso montagna mi sembra che il guardare il cronometro faccia a volte perdere di vista il vero obiettivo, e cioè "la montagna stessa".
Esemplari in questo senso le parole del mio carissimo amico Renato Cresta, classe 1936, ex comandante della brigata Taurinense (Alpini Paracadutisti), e mio maestro di montagna, ma non solo, dal suo ultimo libro sulla Valgrande (suo e dell'altro mio amico Daniele Barbaglia), cito testualmente uno stralcio dove raffronta la sua foga nel percorrere sentieri velocemente in età più verdi e la riflessione portata dalle limitazioni date dall'inesorabile avanzare degli anni:
"....Ora le mie gambe, troppo spesso indolenzite dall'acido lattico, mi obbligano a rallentare i ritmi ma, in compenso, mi concedono un nuovo piacere, osservare ciò che mi circonda, ascoltare la natura..."
Tornando al mio pensiero, se da una parte il tenere un certo ritmo di marcia è indispensabile per rispettare determinate tabelle di marcia, così come è utile il fare degli allenamenti che includano il riuscire a migliorare le proprie prestazioni fisiche proprio per riuscire ad affrontare meglio escursioni e trekking sempre più impegnativi, ritengo altresì che il far partire comunque e sempre, anche quando non ce ne sarebbe bisogno, il cronometro in qualsiasi giro che si fa, sia un'insulto per la montagna stessa, un atto di egoismo, dove si pensa soltanto alla prestazione e magari al vantarsi con gli amici, perdendo la cosa più bella dell'escursione, l'assaporare la natura che ci circonda, perchè se è importante la vetta, non meno importante è il sentiero che ci porta ad essa!
