Ve la propongo.
Scendendo dall?intermedio verso il campo base (?) Agostino richiama la nostra attenzione.
"Guardate là ragazzi; quei grandi blocchi ?dai che ci facciamo una scalatina..".
Controvoglia, io e Daniele lo seguiamo.
Da qui sembrano due sassetti insignificanti poggiati sull?enorme ghiacciaio del K2. Man mano che mi avvicino, però, i blocchi diventano più grandi.
Non sono poi male; dai che proviamo.
Non abbiamo con noi le scarpe da arrampicata; proviamo con gli scarponcini da trekking.
Che bella sensazione, riaccarezzare la roccia dopo tante settimane. Niente guanti, vestiti pesanti e strani aggeggi.
Solo il proprio corpo e la roccia.
L?arrampicata su roccia è l?attività motoria più bella del mondo. Tutti i muscoli lavorano alla ricerca dell?equilibrio; il cervello li coordina.
Non serve un fisico da superman, ma solo coordinazione e buon rapporto peso-potenza.
L?ideale per le signore.
Abbiamo davanti un modesto masso di marmo chiaro striato. Quattro metri sufficienti a impegnarci allo spasimo nell?aria rarefatta dei 5000 e passa metri.
Un passaggio è più ostico degli altri.
Due piccoli appigli ospitano appena una mezza falange di indice e medio. E? leggermente strapiombante.
Per i piedi un solo appoggio, fuori asse, un po? spiovente.
Per far si che la suola aderisca occorre caricare forte il piede, proprio sotto il pollicione.
Contemporaneamente occorre strizzare per bene gli appigli con forza e tirarsi su, contraendo al massimo gli addominali per non sganciare le gambe dal tronco.
Una volta alzati da terra, con un movimento dinamico, un lancio, si afferra con la mano destra una bella manetta, un appiglio dove tutta la mano entra comodamente.
Per effetto dello slancio, tutto il corpo si stacca, sbandierando verso l?esterno.
Ecco allora che occorre contrarre al massimo i muscoli dell?avambraccio e della spalla per trattenere la sbandierata con grande presa
e ristabilirsi sulla cima del sasso con un movimento simile al volteggio del cavallo.
"Oplà! Fatto!"grido, entusiasta.
Sono contento come una pasqua.
Che bel passaggio, anche difficile.
Ho appena sfidato un massetto insignificante al cospetto della seconda montagna più alta della Terra?
Ma sono felice!
Questa è l?essenza del bouldering.
L?arrampicata sui massi. Non è la cima che importa quanto la gestualità e difficoltà del passaggio.
Magari ripetuto centinaia di volte, fino a quando tutti i muscoli, lavorando all?unisono,
ti consentono di superare una sezione, anche brevissima, in apparenza impossibile da scalare.
L?esatto opposto del K2.
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Da ?K2, la mia avventura? ? Michele Comi, 2004 ? Fabbri Editore
