da andreag » gio giu 24, 2004 12:52 pm
da kravun » gio giu 24, 2004 12:56 pm
c.caio ha scritto:A me e' capitato di chiodare una via che se scalata secondo la "debolezza" della roccia (in questo caso leggesi: fessure) e' di 6a, ma se si scala sulla linea precisa degli spit (ed e' fattibile) diventa 6c.... nessun problema, ho scritto sulla relazione le due possibilita' e ognuno si regola come vuole.
(almeno parlo per me).
C.
da Herman » gio giu 24, 2004 13:42 pm
andreag ha scritto:Ditemi che sono fissato, che sono vaneggiamenti di uno che è rimasto fermo agli anni che furono, ditemi quel che volete, ma se anche l'arrampicata diventa come tutto il resto, che gusto c'è a farla??
Andrea
da bradipo » gio giu 24, 2004 14:04 pm
da ct-7b » gio giu 24, 2004 14:52 pm
bradipo ha scritto:Ma scusa Andrea: se io azzero, passo a fianco, mi piglio in giro da solo. Lo faccio e la coscienza mi rimorderà per sempre, ma nessuno sta li a multarti. Non c'è un arbitroLa nostra libertà intesa nel senso di fare ciò che vogliamo ce l'avremo sempre, nessuno ce la toglierà mai! Parlavo di un altro tipo di libertà: quella di cercare di mantenere pulito l'ambiente verticale. Oggi chi viene in falesia (soprattutto le prime volte) a volte si frantuma o fa frantumare gli altri con una facilità spudorata: e questo perchè? Solo perchè non hanno le istruzioni GIUSTE per l'uso! Si improvvisa!!! Troppo!!! Ma anche in montagna...gente che manda sassi e non avvisa; gente che lancia corde in completa apnea. Questa non è libertà! Io comunque continuo ad arrampicare perchè mi piace: anche se un giorno dovesse uscire un codice da rispettare.
da bradipo » gio giu 24, 2004 15:33 pm
da andreag » gio giu 24, 2004 15:36 pm
Herman ha scritto:Credo di non capire a fondo, Andrea, quali sono le regole che temi, quelle sulle quali confrontarsi con altri climber o quelle stile "regolamento di lumignano"?
da andreag » gio giu 24, 2004 15:39 pm
bradipo ha scritto:Ma scusa Andrea: se io azzero, passo a fianco, mi piglio in giro da solo. Lo faccio e la coscienza mi rimorderà per sempre, ma nessuno sta li a multarti. Non c'è un arbitroLa nostra libertà intesa nel senso di fare ciò che vogliamo ce l'avremo sempre, nessuno ce la toglierà mai! Parlavo di un altro tipo di libertà: quella di cercare di mantenere pulito l'ambiente verticale. Oggi chi viene in falesia (soprattutto le prime volte) a volte si frantuma o fa frantumare gli altri con una facilità spudorata: e questo perchè? Solo perchè non hanno le istruzioni GIUSTE per l'uso! Si improvvisa!!! Troppo!!! Ma anche in montagna...gente che manda sassi e non avvisa; gente che lancia corde in completa apnea. Questa non è libertà! Io comunque continuo ad arrampicare perchè mi piace: anche se un giorno dovesse uscire un codice da rispettare.
da ct-7b » gio giu 24, 2004 15:48 pm
andreag ha scritto:Herman ha scritto:Credo di non capire a fondo, Andrea, quali sono le regole che temi, quelle sulle quali confrontarsi con altri climber o quelle stile "regolamento di lumignano"?
Non sono le regole in sé che temo, quelle sono neutre, quello che mi preoccupa è la "fame" di regole, questo bisogno di avere sempre qualcuno che ti dice cosa fare e come farlo....ho l'impressione che spesso nasconda un vuoto di pensiero e di immaginazione che, soprattutto nei giovani, mi sconcerta e mi fa paura...
Ma forse sono solo pensieri in libertà di un vecchio libertario.... certo è che mi piacerebbe vedere qualche reazione in più su questo argomento!!
Andrea
da bradipo » gio giu 24, 2004 16:20 pm
da pietrodp » gio giu 24, 2004 17:44 pm
Herman ha scritto:Io parto dal fatto che l'arrampicata è uno sport individuale e io rivendico il mio diritto (in linea di principio) di salire una linea con tutti i mezzi a mia disposizione.
Ma se voglio azzerare, staffare, cordinare, pendolare, salire a testa in giù, salire lanciando con le mani da uno spit ad un altro è o non è un mio diritto?
Nel momento in cui "esco" da questo mio "approccio individualista" e mi relaziono agli altri:"ho fatto questa via" allora mi confronto su delle ipotetiche regole che vengono traslate dal mondo delle competizioni - on sight, on flash, rotpunkt..
Ma fino a che non relazioni con gli altri sulla "mia" arrampicata non credo che ci siano regole che tengano se non quelle del rispetto della sicurezza degli altri e dell'ambiente.
andreag ha scritto:...ma il rimedio a questo non è mettere le regole, è aumentare la Cultura di chi arrampica o va in montagna....
Andrea
da yinyang » gio giu 24, 2004 17:59 pm
pietrodp ha scritto:Herman ha scritto:Io parto dal fatto che l'arrampicata è uno sport individuale e io rivendico il mio diritto (in linea di principio) di salire una linea con tutti i mezzi a mia disposizione.
Ma se voglio azzerare, staffare, cordinare, pendolare, salire a testa in giù, salire lanciando con le mani da uno spit ad un altro è o non è un mio diritto?
Nel momento in cui "esco" da questo mio "approccio individualista" e mi relaziono agli altri:"ho fatto questa via" allora mi confronto su delle ipotetiche regole che vengono traslate dal mondo delle competizioni - on sight, on flash, rotpunkt..
Ma fino a che non relazioni con gli altri sulla "mia" arrampicata non credo che ci siano regole che tengano se non quelle del rispetto della sicurezza degli altri e dell'ambiente.
Sono assolutamente con Herman.
Per l'ennesima volta ribadisco che l'esigenza di regole comuni sorge nel momento in cui l'arrampicata diventa anche attivita' di relazione con gli altri e non solo sfida individuale.
Inoltre l'esigenza di autoregolarsi nasce anche dalla necessita' di preservare l'ambiente per quelli che verranno dopo.
Dice andreag:andreag ha scritto:...ma il rimedio a questo non è mettere le regole, è aumentare la Cultura di chi arrampica o va in montagna....
Andrea
Appunto che siamo d'accordo! Ma tu, che sembri super refrattario alle regole "imposte", forse non hai capito a fondo il messaggio di un decalogo come quello ovigliano, che non e' quello di imporre delle leggi ad alcuno, bensi' proprio quello di "fare cultura" arrampicatoria in senso lato, proponendo il proprio personale codice a tutti in modo che tutti possano guardarvicisi come su uno specchio e confrontarvicisi. Liberi poi di adottarlo, adattarlo a propria misura o buttarlo nel cesso, ma intanto almeno anche chi non ha mai pensato al proprio agire in modo critico, ha modo di prendere coscenza se non altro che un'etica puo' esistere.
Questo e' far cultura (alpinistica): proporre delle idee, delle etiche; chi fraintende e scappa turandosi il naso perche' ha paura di veder minata la propria liberta' individuale, semplicemnte perde un'occasione di confrontarsi e crescere.
da andreag » gio giu 24, 2004 18:06 pm
pietrodp ha scritto:Appunto che siamo d'accordo! Ma tu, che sembri super refrattario alle regole "imposte", forse non hai capito a fondo il messaggio di un decalogo come quello ovigliano, che non e' quello di imporre delle leggi ad alcuno, bensi' proprio quello di "fare cultura" arrampicatoria in senso lato, proponendo il proprio personale codice a tutti in modo che tutti possano guardarvicisi come su uno specchio e confrontarvicisi. Liberi poi di adottarlo, adattarlo a propria misura o buttarlo nel cesso, ma intanto almeno anche chi non ha mai pensato al proprio agire in modo critico, ha modo di prendere coscenza se non altro che un'etica puo' esistere.
Questo e' far cultura (alpinistica): proporre delle idee, delle etiche; chi fraintende e scappa turandosi il naso perche' ha paura di veder minata la propria liberta' individuale, semplicemnte perde un'occasione di confrontarsi e crescere.
da Paolo Marchiori » gio giu 24, 2004 18:52 pm
bradipo ha scritto:Nooo! Non vale!!! Devi passare con la pancia sugli spit! Se no vai fuori via ed è nolto più facile!
Vi è mai capitato? A me spesso sentirmelo dire!
Qualcuno sa dirmi se esiste una regola da rispettare in falesia? Chi ha aperto la via, i ripetitori e quindi il grado stimato terranno conto di eventuali deviazioni dx/sn?
da c.caio » gio giu 24, 2004 21:27 pm
kravun ha scritto:c.caio ha scritto:A me e' capitato di chiodare una via che se scalata secondo la "debolezza" della roccia (in questo caso leggesi: fessure) e' di 6a, ma se si scala sulla linea precisa degli spit (ed e' fattibile) diventa 6c.... nessun problema, ho scritto sulla relazione le due possibilita' e ognuno si regola come vuole.
(almeno parlo per me).
C.
E' per caso quella al settore "Cotoletta" a fianco del 7a?
Non mi ricordo come si chiama, mi pare composta da due parole con una che inizia x "m"
Se è quella complimenti, fatta senza fessura è veramente bella!!!!
Passaggi aleatori con bei spostamenti di piedi.....
Il 7a a fianco invece non mi è piaciuto, troppo fisico, troppo obbligato da movimenti alla scianclodvandamm
da c.caio » gio giu 24, 2004 21:47 pm
ct-7b ha scritto:bradipo ha scritto:Ma scusa Andrea: se io azzero, passo a fianco, mi piglio in giro da solo. Lo faccio e la coscienza mi rimorderà per sempre, ma nessuno sta li a multarti. Non c'è un arbitroLa nostra libertà intesa nel senso di fare ciò che vogliamo ce l'avremo sempre, nessuno ce la toglierà mai! Parlavo di un altro tipo di libertà: quella di cercare di mantenere pulito l'ambiente verticale. Oggi chi viene in falesia (soprattutto le prime volte) a volte si frantuma o fa frantumare gli altri con una facilità spudorata: e questo perchè? Solo perchè non hanno le istruzioni GIUSTE per l'uso! Si improvvisa!!! Troppo!!! Ma anche in montagna...gente che manda sassi e non avvisa; gente che lancia corde in completa apnea. Questa non è libertà! Io comunque continuo ad arrampicare perchè mi piace: anche se un giorno dovesse uscire un codice da rispettare.
Libertà nn è "regole", ma il semplice rispetto della vita altrui.......io vedo una bella lina, vedo gli spit che la proteggono ed inizio a salirla tedendomi il + vicino possibile alle protezioni.......se tu sali la stessa via e ti sposti di 3 metri da quella linea creata dal choidatore io stesso ti direi: <<sei fuori via!!!>> allora tu avrai 2 scelte o continuare per la tua strada o tornare su quella linea.....se opterai per la prima sei libero di farlo, io certamente nn ti tirerò la corda e nn ti dirò altro, ma se poi, una volta a terra mi vieni a dire:<<c***o ho liberato un 7b!!!>> io farò un bel nodo bulino ripassato intorno al tuo collo e ti lascierò penzolare per una bella mezz'oretta.....queste sono le usanze siciliane.......spero di aver fatto capire il discorso.......
.....unica regola????
AMA E FAI CIO' CHE VUOI
da Herman » gio giu 24, 2004 22:47 pm
andreag ha scritto:Non sono le regole in sé che temo, quelle sono neutre, quello che mi preoccupa è la "fame" di regole, questo bisogno di avere sempre qualcuno che ti dice cosa fare e come farlo....ho l'impressione che spesso nasconda un vuoto di pensiero e di immaginazione che, soprattutto nei giovani, mi sconcerta e mi fa paura...
da yinyang » ven giu 25, 2004 9:24 am
andreag ha scritto:Scusa pietrodp, guarda che hai sbagliato topic, del decalogo di Oviglia si parlava da un'altra parte....
andreag ha scritto:ma il rimedio a questo non è mettere le regole, è aumentare la Cultura di chi arrampica o va in montagna....
da cuorpiccino » ven giu 25, 2004 10:46 am
da ct-7b » ven giu 25, 2004 11:42 am
cuorpiccino ha scritto:Il problema della Cultura in arrampicata (e di riflesso in alpinismo) nasce con la "massificazione" dell'arrampicata sportiva e, in particolare secondo me, con la nascita delle palestre indoor e l'avvento della resina.
E' inconfutabile (?) che, fino a quando l'arrampicata sportiva non esisteva, ossia prima dell'avvento dello spit, la radice comune della montagna e dell'alpinismo era palese e tutti, anche chi arrampicava sul 4° grado, avevano un certo tipo di "cultura". Tutti quelli che arrampicavano sapevano cosa voleva dire andare a fare certe vie (dove il problema era in primo luogo salire da sotto a sopra, poi se eri anche forte tiravi la libera).
Lo spit e l'arrampicata sportiva hanno introdotto nuove "regole" e nuove "terminologie", libera = rotpunkt, a vista = on sight, e così via.
Ma si partiva sempre da un'attività all'aperto e ci si conosceva e confrontava sul terreno. Le falesie erano poche e ci si incontrava tutti, sempre e non c'erano possibilità di equivoci.
Oggi molti escono da una palestra indoor e vanno in falesia, magari allontanandosi per la prima volta da casa e percorrendo, per la prima volta, 100 metri di sentiero. Le riviste bombardano di gare e pannelli, e a quello si sentono vicini, perché su quelle cose possono confrontarsi.
Quindi, se quando vanno in falesia, si fanno delle domande assurde su quello che vale e su quello che non vale, abbiamo pietà di loro (che in effetti non sanno quello che fanno).
L'arrampicata sport di massa è diventato. Con l'esperienza impareranno, o altrimenti molleranno.
E, da questo punto di vista, cose come i 10 comandamenti di Maurizio servono eccome, perché, letti da chi comincia, fanno pensare.
L'alpinismo, per fortuna, ancora resiste, almeno un po', ancora ha le sue isole "intoccabili" di avventura, ha ancora i suoi instancabili praticanti, magari vecchi e decrepiti quartogradisti.
Ma questa è ancora un'altra storia.
Quindi, concludendo questo logorroico intervento, se avete un dubbio su dove passare:
a) chiedete
b) usate il buonsenso
c) cambiate via
Perché ci son vie sulle quali "bisogna andar dritti" e altre sulle quali "devi spostarti un po' " e quindi "una regola" non esiste.
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