Buzz ha scritto:Intervengo timidamente in questo 3d non per numerare dei tiri...
arrampico da troppo poco perchè le mie sensazioni abbiano un valore oltre la stretta soggettività, ma sul concetto di bello rapportato ad un tiro.
E' una cosa che mi sono chiesto spesso e quindi mi sono dato delle risposte.
Credo di poter dire qualcosa in tal proposito, perchè la bellezza è soggettiva e non importa il grado oggettivo di quel tiro, ma importa quello che tu provi mentre sali.
Innanzitutto l'ambiente.
Conta?
Secondo me non eccessivamente. Oddio se il posto e ciò che ti circonda ti mette di malanimo probabilmente sarai mal disposto e quindi poco "ricettivo" nei confronti di altre sensazioni...
Per cui credo che l'ambiente conti relativamente, quel tanto che basta, diciamo.
Credo che la sensazione principale, quella che ti da il senso del bello, sia fra te e la roccia.
E tutto il resto è escluso, attorno a te.
La sensazione principale te la dà il RITMO...
è una cosa difficile da spiegare e forse ha anche a che fare con delle caratteristiche morfologiche di chi arrampica e con la padronanza del grado.
Dico e sottolineo anche perchè non è solo soggettività e qualche cosa di oggettivo si può dire:
per esempio la continuità del tiro nelle difficoltà o al limite nel "crescendo" di queste (senza bruschi salti o interruzioni per esempio)
il moschettonagio che non interrompe la fluidità di un movimento;
lo "scoprirsi" di appigli e appoggi al momento giusto, ne prima ne dopo...
questo è quello che mi è venuto in mente...
il tutto poi deve adattarsi a te, al tuo corpo, alla tua capacità tecnica...
ne scaturisce armonia e ritmo...
è qualcosa che assomiglia allora ad un'opera d'arte.
Grazie Buzz del tuo interessante contributo, però quel che dici sembrerebbe quasi leggittimare la pratica dello scavo in nome della continuità del movimento, tipico della filosofia anni '90. Il nostro amico finalese avrebbe certamente da obiettare...però vale la pena ragionare sulle tue parole cercando di tenere fuori, per quanto possibili, queste scomode degenerazioni.
L'ambiente è certamente importante, però anche le sensazioni lo sono, e spesso è difficile tracciare un confine e analizzare le cose oggettivamente. La ragione per cui in questo forum c'è gente che elenca una serie di tiri che per lui sono imperdibili, tiri che per me invece son brutti, rimarrebbe un mistero se noi considerassimo la bellezza come una cosa oggettiva. L'unica via di uscita è valutare il più possibile tutte le variabili che compongono l'arrampicata, non escluse quelle sociologiche, cioè legate al particolare momento storico. Ma considerato il fatto che pochissimi hanno un approccio così ampio all'arrampicata (anche mentale, non solo fisico!), ma per necessità e altre cose ne conoscono e ne percepiscono solo un piccolo spicchio, ecco che i canoni della bellezza vengono stravolti e non si riesce, curiosamente, a trovare un punto d'incontro. E' dunque inutile, caro Fabio, la bellezza esagerata delle tue placche di Wenden, che vai magnificando in ogni sito e tuo scritto, può non dire nulla al sassista avezzo ai boschi di Cimino. Per lui la bellezza è altro e non sente affatto la necessità di scoprire gli immensi spazi svizzeri. Detto in atri termini, del tuo Wenden non gliene frega 'na pippa! Allo stesso modo la roccia finemente cesellata dall'acqua del calcare sardo, fino a poco tempo fa credevo appartenesse di diritto al canone di "bello"...almeno fino a quando ho scoperto che può essere più bello il 9a di Sarre, semplicemente perchè su quegli appigli qualcuno può perderci mesi e anni della sua vita, mentre le gocce sarde le accarezzi una volta sola e basta.
Ma riuscire a districarsi nella poca oggettività delle cose, accettare di vedere la realtà come attraverso un prisma, è secondo me un po' crescere... Un tempo anch'io viaggiavo alla ricerca del "bello" ora...non so...viaggio e basta...alla ricerca di quel qualcosa che può aggiungere un tassello alla mia esperienza di uomo...perennemente alla ricerca della bellezza del mondo.
ciao
Maurizio