da Maurizio » lun feb 06, 2006 11:55 am
Parlando seriamente, prima di rimettermi a lavorare, posso ancora portare un contributo personale in qs topic su Manolo, raccontando le mie impressioni sul suo stile di scalata.
Posso dire che anni fa anche per me era una figura mitica ed ero rimasto molto male quando erano circolate quelle voci e dubbi sulle sue prestazioni, poi palesate nero su bianco da qualche editorialista del settore. Naturalmente anche io finii per crederci almeno in parte, col beneficio del dubbio, perchè come sempre il silenzio è assenso, e la scelta di Manolo di non replicare lasciava quanto mai perplessi. Ma naturalmente non ero il solo a pensarla così...
Naturalmente mai avrei pensato di conoscerlo personalmente, anche perchè aveva fama di uno che se ne stava rintanato a casa sua, ma le volte che siamo andati ad arrampicare non mi sono mai posto nei suoi confronti come uno che volesse scoprire la verità a tutti i costi. Come ho detto più volte a me interessa la persona, l'arrampicatore e l'alpinista nella sua globalità, mi interessa ciò che ha saputo dire di nuovo, gli orizzonti che ha saputo aprire...non andare a scavare nelle debolezze umane o fare lo Sherlock Holmes della situazione. E mi interessa, last but not least, la passione per quello che fa e questo, posso assicurare, è il vero motore e la cosa che più apprezzi in Manolo.
Certo, ogg fa un po' sorridere la retromarcia di molti, allorchè lui negli ultimi tempi ha ripetuto vie di riferimento...ma ha dovuto farlo in compagnia di Scarian, su cui nessuno avrebbe osato mettere in dubbio la parola. E' triste, ma è un copione già visto e che si ripete all'infinito.
Posso capire il travaglio di chi, divorato dagli acciacchi ai tendini e alla colonna vertebrale, ha dovuto ritornare alla luce per riabilitare un'intera carriera messa in dubbio da semplici voci. posso assicurare che non è facile, a più di 45 anni, con famiglia di tre figli, nonno e padre allo stesso tempo, ritornare ai vertici! Questa mi pare, al di là del grado, la più bella vittoria...e se vogliamo possiamo chiamarla anche rivincita!
Penso che le giornate insieme a lui siano per me state una grande fortuna e curiosamente ricordo tra tutte con piacere la sci-alpinistica sotto le Pale, dove veramente mi diede una lezione di come sciare nella crosta più insciabile con classe. Però, come dicevo, ognuno ha i propri pallini ed io ho cercato di capire soprattutto la tecnica, di vedere quanto c'era di vero e quanto di chiaccherato su questo mitico scalatore. Io credo che, un po' per il fatto che lui per lungo tempo, di riflesso alle critiche, si è isolato...un po' per effetto del mito, tante cose che si dicono su di lui non rispondano a verità. Per esempio, e da qui dovrei inserire ogni tre parole SECONDO ME, ma evito di farlo, tenetelo però presente... non credo che lui abbia una tecnica così particolare di piedi, come si usa dire, qualcosa insomma fuori dal comune. Piuttosto lui ha imparato ad usare le dita dei piedi, cosa che nessuno fa. Questo spiega il fatto di come riesca a salire le placche a microappoggi con le Mantra, che è un po' come arrampicare con le calze! Un periodo ho anche provato ad arrampicare a piedi nudi su vie relativamente difficili, per capire meglio cposa vuol dire utilizzare le dita dei piedi e non solo la rigidità della suola. Infattti lui apprezza le scarpe morbide, non rigide come i classici placchisti e questo fin da subito è una cosa che mi ha fatto riflettere. Anche io di placche ne ho fatte un po', ma ho un'arrampicata diametralmente opposta a quella di Manolo...per cui ho colto l'occasione per imparare cose che non sapevo e che non ritenevo importanti. Per il resto, vederlo arrampicare, tolte le pose classiche delle foto che è tutta gazzosa, ricorda un po' Edlinger per chi ha presente. Uno stile fatto di molta mobilità del bacino, abbastanza essenziale, con tutte le astuzie (che sono indispensabili) maturate negli anni. Ma la cosa secondo me veramente fuori dal comune è la forza di dita...degna di uno dei migliori boulderisti...un dono di natura se si pensa che lui non fa boulder. Ho avuto infatti modo di vedere come lui riesca a bloccare dei verticali infimi (ovvero appigli dove non entrano in gioco altri muscoli), con un buon 30 per cento in più della media dei climber.
Io credo che tutte queste qualità unite, oltre naturalmente alla testa, caratterizzino un po' questo scalatore...dipinto troppo spesso come un placchista, ma in realtà completo in tutti i sensi, anche se evidentemente non ha mai avuto lontanamente la forza di un Alberto Gnerro e tutti quelli che da lui, almeno in Italia, sono discesi...
ciao, spero di aver lasciato un contributo interessante
maurizio