Tirato per i (pochi) capelli che mi restano, mi tocca dare un'interpretazione seria, per quanto lieve.
Ho scritto:
Payns ha scritto:Basta. Tagliamo la testa al toro.
Mi offro come certificatore di falesie.
Mi date 3,000 ? al mese, auto aziendale, rimborso spese a piè di lista e siamo a posto.
Sono il candidato ideale. Ho una morale discutibile e quindi sono facilmente corruttibile.
L'avete presa come una battuta?
Lo era, ma con le battute amo esprimere concetti un po' più complessi.
Primo punto. Molto pratico. Chi lo fa? Chi è adeguato a farlo? Con quali standard, ma soprattutto, in considerazione del fatto che una certificazione ha implicazioni legali, chi paga? Perchè si tratta non di annullare, ma semplicemente di trasferire la responsabilità legale da chi chioda a chi certifica. Permettetemi, ma se mi devo assumere questa responsabilità mi pagate, e non poco.
Senza considerare che il rischio di "vertificare" falesie non opportune è molto alto.
E' un iperbole ma serve per capire. Buzz, che ha chiodato maldestramente una faesia, vuole assolutamente che le sue vie siano "certificate" e molla una mazzetta di contanti a Payns il"certificatore".
Volete veramente correre questo rischio?
sito F.A.S.I.]Dove va ad arrampicare chi esce dai nostri corsi? Dove vanno i ragazzi cui abbiamo insegnato ad arrampicare? Possiamo permetterci d?ignorare i rischi ed i problemi che esistono ai piedi di una parete di roccia...».
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Questo fa rabbrividire. E la dice lunga sull'involuzione culturale e la miopia della FASI. Il problema non è il ragazzo che uscito dal corso FASI va in una falesia. Ma quando dalla falesia vuole andare oltre, pensando impunemente che fare il 7A voglia dire poter andare senza pensieri sul Pilone centrale del Freney. Certificare, voler garantire "a tutti i costi" la sicurezza acuisce questo rischio. Vedremo pochi incidenti in falesia (ma siamo sicuri che sia così?) e vedremo molte più morti assurde, non solo sul monte bianco ma anche solo in Piantonetto.
[quote="maurizio ha scritto:la maggior parte della gente che si fa male in falesia lo fa perchè si fa male il nodo
Qui infatti casca l'asino, o meglio il falesista. Parliamo di una cosa, la certificazione delle falesie, che non ha ragione di essere perchè da un pumto di vista statistico ed oggettivo, nessuno è in grado di elencare un incidente che è uno causato dalla rottura o dalla fuoriuscita di uno spit o di un resinato.
maurizio ha scritto:Io mi limitavo ad osservare che i chiodatori ora non sono tutelati anche se tutti tendono a dire "io chiodo e poi me ne lavo le mani!". Molti chiodano bene, ma altri male
Per assurdo, ma bada bene Maurizio lo faccio solo per provocazione, vale anche per chi compila una guida indicando un determinato luogo come riattrezzato di recente, salvo poi trovare chiodi vetisti e fettucce marce...
Quando sento distinguere la "falesia" dal "terreno d'avventura" mi vengono i brividi. Terreno d'avventura? ma scherziamo?
Siamo arrivati al punto che abbiamo paura di chiamare le cose con il loro nome?
Non voglio, nonostante l'età (o per colpa dell'età) passare per un residuato o un reperto fossile. Mi rendo conto che l'arrampicata e l'alpinismo sono divenuti sport se non di massa, largamente praticati.
Che gli spit hanno permesso uno spostamento in avanti delle difficoltà pure altrimenti impensabile.
Ma l'unico spartiacque che vedo è da una parte le palestre indoor con la FASI e dall'altra l'arrampicata su roccia dove il rischio e l'imponderabile più o meno alto sono presenti e dove ovviamente, come giustamente fatto notare, la formazione culturale (intesa come conoscenza ampia ed articolata) è parte sostanziale e non esiziale della capacità arrampicatoria.
triesteonsight ha scritto:La sicurezza va intesa anche in senso di impedire a chi è inesperto di chiodare: per l'utilizzo di materiali idonei, per il corretto posizionamento degli ancoraggi
Chi definisce chi è esperto e chi no?Tu, io, o la FASI che annovera istruttori capaci del 8a ma che in vita loro non hanno mai messo non dico un friend, ma neanche un chiodo?
Materiali idonei? Michelin, che Maurizio conosce bene, ha chiodato in Piemonte bellissime vie in falesia (ma anche in montagna) con spit assolutamente artigianali. Il giorno che dovessimo pensare a materiali "idonei" perderemmo un patrimonio assoluto. E Maurizio sarebbe costretto a chiedere la ristampa con l'avvertenza "Attenzione, falesie non certificate!"
Michelin, ma con lui molti altri, compreso probabilmente Caio, giustamente direbbero "andate tutti a cagare".
Mi spiace non ci sto. Preferisco la status quo. Chiamatemi dinosauro, fate il sarcasmo che volete, ma secondo me la certificazione delle falesie è il primo passo per la morte culturale del nostro mondo.