
preciso non per rubare




da EasyMan » lun feb 25, 2013 11:07 am
da VinciFR » lun feb 25, 2013 12:15 pm
da PARETI » mar feb 26, 2013 0:42 am
da VYGER » mar feb 26, 2013 10:01 am
PIEDENERO ha scritto:VYGER ha scritto:
Magari, tirando di dita, è servita anche da prevenzione.
Chissà...
...chissà quando la smetterai ti giustifiacare una vita insulsa passata a perder tempo in ogni minuto di tempo libero.
pure la prevenzione ti sei inventato
ma guarda che sei ancora in tempo, SMETTI di arrampicare! fatti una famiglia, vai in chiesa la domenica, pentiti, redimiti e ritrova le retta via ta tempo smarrita
da Roberto » mar feb 26, 2013 11:07 am
da Fokozzone » gio feb 28, 2013 12:11 pm
Roberto ha scritto:Con gli anni l' arrampicata ti entra dentro, diventa un modo di pensare. Da semplice bipede ti trasformi ed acquisti un' altra dimensione e vedi il mondo intorno a te con occhi diversi. Il verticale non è più soltanto una percezione geometrica,come l' orizzonatele o l' obbliquo, diventa la dimensione della fuga, della liberazione di un istinto che tenevamo nascosto nella nostra psiche e che l' arrampicata a liberato. Non è una malattia è un modo alternativo e leggero di vedere il mondo.
da Roberto » gio feb 28, 2013 14:59 pm
E' una considerazione soggettiva, credo però non solo mia: l' arrampicata, ancora meglio l' alpinismo, che ti consente di scappare, di estraniarti da tante cose, da una vita che non ti soddisfa in pieno.Fokozzone ha scritto:Roberto ha scritto:Con gli anni l' arrampicata ti entra dentro, diventa un modo di pensare. Da semplice bipede ti trasformi ed acquisti un' altra dimensione e vedi il mondo intorno a te con occhi diversi. Il verticale non è più soltanto una percezione geometrica,come l' orizzonatele o l' obbliquo, diventa la dimensione della fuga, della liberazione di un istinto che tenevamo nascosto nella nostra psiche e che l' arrampicata a liberato. Non è una malattia è un modo alternativo e leggero di vedere il mondo.
Perché fuga?
Verticale è la dimensione dell'elevazione spirituale,
e le montagne sono le cattedrali della terra.
da funkazzista » gio feb 28, 2013 15:09 pm
Roberto ha scritto:... l' arrampicata, ancora meglio l' alpinismo, che ti consente di scappare, di estraniarti da tante cose, da una vita che non ti soddisfa in pieno.
da Roberto » lun mar 04, 2013 18:11 pm
27 movimenti
Ho finalmente la tacca in mano. Arcuo. Devo solo cambiar piede, un laterale accademico e tenere uno svaso. Piedi precari. Gomito che tira. Dicono si chiami epitrocleite.
Ho saltato pure lo spit. Ragione in più per andare feroce.
Ovviamente lo svaso mi scivola via. Cadendo giù ho tutto il tempo per gustare il sollievo di una sicura dinamica ben fatta, a smorzare il colpo e la paura. Spettacolo bizzarro e singolare agli occhi di chi non ha mai provato ad aver totale fiducia nell?altro. A mettersi in gioco e fallire.
?Bravo tigre! La prossima volta andrà bene?? mi rincuora gentile A..
La prossima volta però sarà fra un paio di settimane (meteo permettendo), penso. Sono anch?io uno ?schiavo salariato?.
Ma infondo poi non è l?attesa a rendere preziose le cose?
L?arrampicata, entrata un paio d?anni fa in punta di piedi e senza troppo credito nella mia vita, da circa un anno ormai è una costante a volte invadente. Inizialmente è stata un?occasione, un diversivo per ricostruire quel legame con la natura reciso, immolato alle banali seduzioni di sterili abitudini urbane.
Col tempo è diventata solitudine. L?unica opportunità, insieme alla musica, per poter essere pienamente se stessi, aggrappato al momento; incastrato com?ero in una vita che volevo solo in parte e che per l?altra mi limitavo ad aspettare.
In bilico su un desiderio inespresso. Perfettamente sovrapponibile al divario vuoto fra vivere ed esistere.
E alla fine si è trasformata nella rappresentazione granitica dell?esistenza stessa. Con i sacrifici, le delusioni, l?impegno, e solo raramente il raggiungimento dell?obiettivo prefissato.
Quell?attimo di piena pace, il tempo di godere di quella silenziosa tregua che ti concedi fra un progetto chiuso e un nuovo cantiere da aprire. Il tempo che passa fra passare la corda in catena e la fine della calata. Sensazioni che possono durare anche mesi nella tua mente, riscaldarti il cuore, farti sudare le mani. Non importa il grado. O forse sì?
Pomeriggi di sole in cui tutto è armonia. Scendi giù, tocchi terra e percepisci nitidamente quanto c?è di solenne nell?essere nella natura con l?animo limpido, le braccia stanche e lo spirito pieno. Gioire del sorriso di chi ti teneva. Respirare lento. Adagiarsi in un sollievo. Il cuore rallenta.
Ma dura solo il tempo di girarti nuovamente, scrutare curioso la parete?come fosse una prima volta. Notare una linea, anche solo un colore.
Ti sleghi?ma non ti sleghi mai.
Sono certo che arrampicare mi abbia reso una persona migliore.
Ma può renderti perverso. E basta davvero poco. Occorre lottare anche in questo campo con le pulsioni più basse dell?animo umano.
Non ci sono più sovrastrutture o significati ma solo acido lattico ed emozioni da gestire. Spesso le più brutte. I richiami della vanità, della banalità e dell?invidia sempre in agguato.
Il modo migliore per non esserne sopraffatti allora è allenarsi. Sudare. Tentare.
La fatica ricongiunge lo spirito al corpo.
Per fortuna non si può mentire alla pietra.
Credo sia per questo che non si parla mai di successi, vittorie e sconfitte. Ogni volta che senti di aver imparato qualcosa o aver fatto un minimo progresso - anche solo in termini di barbara quotidianità spinta qualche centimetro più in giù - ne esci migliore.
L?avversario esiste ed è il peggiore che potesse capitarti: te stesso, in balia degli istinti più primitivi; i tuoi limiti da piegare, ancora un altro po?, un po? più in là, con la paura che questa volta non ti lasceranno passare; che questa volta stai puntando troppo in alto; che la catena è troppo in alto.
I tuoi demoni ti aspettano al varco, pronti a ritrovar rinnovato vigore ad ogni presa sfuggita. Ad ogni dito che non vuol saperne di arcuarsi.
C?è anche chi, come in una profanazione, fa a pezzi la pietra pur di passare.
Ma poi il silenzio, la condivisione, la grazia armoniosa e perfetta di un tramonto di fine giornata in falesia; non voler essere da nessuna altra parte, accarezzare le dita gonfie e stanche, secche di magnesio ed odorose di pietra; percorrere al buio il sentiero di ritorno; sublimare il tutto in un sorriso.
Persino la rabbia, quella vera, quella con te stesso, diventa un momento autentico. Ti è concesso persino imprecare. Il bosco come uno scrigno è lì a proteggerti e ti assolve, omaggiato di te che attraverso la fatica cerchi di migliorare ?La più nobile fra le aspirazioni umane.
Condividere un infuso allo zenzero bollente quando fa freddo. O un sorso d?acqua in un appiccicoso agosto di zanzare. L?amaca e la chitarra; che da sole basterebbero in questo pomeriggio di alberi e di pietra. Dividere una mela.
Mi piace condividere l?arrampicata con chi ama arrampicare.
Mi piace condividere la vita con chi ama vivere.
da gobbidimerda » lun mar 04, 2013 18:53 pm
da funkazzista » mar mar 05, 2013 1:44 am
gobbidimerda ha scritto:... parti con una dulfer in appoggio sulla piglia a fianco della porta...
da gobbidimerda » mar mar 05, 2013 12:09 pm
funkazzista ha scritto:gobbidimerda ha scritto:... parti con una dulfer in appoggio sulla piglia a fianco della porta...
Definire "piglia", please
da ncianca » mar mar 05, 2013 12:36 pm
funkazzista ha scritto:E' stato Erri De Luca a dire che l'arrampicata è "voltare le spalle a tutto"?
da Roberto » mar mar 05, 2013 13:45 pm
da EvaK » mar mar 05, 2013 16:23 pm
ncianca ha scritto:funkazzista ha scritto:E' stato Erri De Luca a dire che l'arrampicata è "voltare le spalle a tutto"?
Bellissima definizione.
da il Duca » mar mar 05, 2013 17:43 pm
da funkazzista » mar mar 05, 2013 17:46 pm
il Duca ha scritto:... ho visto gente cadere nella depressione nel momento in cui il velo della distrazione si squarcia lasciandoti nella desolazione della vita "reale".
da ncianca » mer apr 03, 2013 10:52 am
da coniglio » mer apr 03, 2013 12:04 pm
ncianca ha scritto:In un articolo del numero di marzo di Climb si parla del "rischio" nascosto dell'arrampicata sportiva. Riassumo qualche riga citando e traducendo.
Ho passato tantissime giornate splendide facendo trad ed arrampicando malissimo. Basta invece che non mi riesca un singolo movimento su una via sportiva e la giornata diventa una merda. Ecco il vero rischio dell'arrampicata sportiva. Un'ossessione per i gradi e la prestazione può rovinare la vita. Ti rende competitivo, geloso. Ti fa ignorare gli amici e la famiglia. Ti porta ad abbandonare il resto della tua vita. La casa va a pezzi, il lavoro ne soffre, la biancheria sporca si accumula, la tua compagna è un ricordo. Ogni dedicato arrampicatore si è trovato ad un certo punto a pianificare la propria esistenza attorno all'arrampicata. Per esempio rinunciando a vedere gli amici perché le condizioni in falesia erano ottimali. Persino cose che dovrebbero essere fonte di gioia, come la nascita di un figlio, sono viste come una distrazione dall'arrampicata. È giusto? È salutare?
Ci sarebbero da fare dei distinguo, culturali, personali, ma penso che ci sia, purtroppo, del vero in questo quadretto di Stuart Littlefair.
da PIEDENERO » mer apr 03, 2013 13:42 pm
ncianca ha scritto:In un articolo del numero di marzo di Climb si parla del "rischio" nascosto dell'arrampicata sportiva. Riassumo qualche riga citando e traducendo.
Ho passato tantissime giornate splendide facendo trad ed arrampicando malissimo. Basta invece che non mi riesca un singolo movimento su una via sportiva e la giornata diventa una merda. Ecco il vero rischio dell'arrampicata sportiva. Un'ossessione per i gradi e la prestazione può rovinare la vita. Ti rende competitivo, geloso. Ti fa ignorare gli amici e la famiglia. Ti porta ad abbandonare il resto della tua vita. La casa va a pezzi, il lavoro ne soffre, la biancheria sporca si accumula, la tua compagna è un ricordo. Ogni dedicato arrampicatore si è trovato ad un certo punto a pianificare la propria esistenza attorno all'arrampicata. Per esempio rinunciando a vedere gli amici perché le condizioni in falesia erano ottimali. Persino cose che dovrebbero essere fonte di gioia, come la nascita di un figlio, sono viste come una distrazione dall'arrampicata. È giusto? È salutare?
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