Sabato scorso sono andato con un amico a Sperlonga per salire la storica Ouverture sans fin (Delisi e Brighenti, 1984), uno dei pochi itinerari delle falesie pontine che pensavo fossero rimasti quasi come erano subito dopo l'apertura.
Qui il resoconto della giornata
http://www.verticalmente.net/t1775p60-sperlonga-d-amare#76454
Con delusione e amarezza ho constatato che in un paio di tiri (il 2° e il 3°, i più belli) è stata aggiunta una serie di spit che ha stravolto completamente la linea. Quasi certamente l'autore della spittatura ha iniziato salendo un tratto autonomo (a sinistra dell'attacco originario e a destra della grotta rossa) per poi proseguire sulla linea di Ouverture. Sono stati aggiunti almeno quattro spit sul tratto in comune del secondo tiro, una sosta con due spit vicino ad un chiodo sul quale si poteva fare sosta integrandolo con un friend in fessura, e un altro spit sul terzo tiro. Queste aggiunte sono a mio parere inutili, perché ci si poteva proteggere con le protezioni mobili, e poco rispettose del valore storico di quelle rare vie "classiche" (non solo in montagna ma anche in falesia, come in questo caso) che ormai, a forza di forare la roccia, stanno scomparendo. Perché l'autore dell'intervento, nel momento in cui ha incontrato i primi chiodi, non è sceso e si è andato ad informare su quale linea passasse da lì? Avrebbe scoperto, leggendo le varie guide in circolazione, i forum specifici o l'articolo apparso su planet mountain http://www.planetmountain.com/News/shownews1.lasso?l=1&keyid=40775, che da lì passava una via storica che avrebbe potuto essere mantenuta e valorizzata in altro modo.
Di vie a spit ce ne sono quante ne vogliamo ma di vie sulle quali usare protezioni mobili ce ne sono molte meno, soprattutto in centro Italia. Mi piacerebbe poter avere la libertà di salire sia le vie sportive sia gli itinerari classici che richiedono un ingaggio differente, dovendo decidere se e quando proteggersi con friend e dadi.
Che ne pensate?