cialtrone ha scritto: ... parrebbe cosa altrettanto fondamentale "la mano" di chi frena, ovvero la capacità di stringere poco o tanto ...
Beh certo. Pur'io pensavo che la mano che fondamentalmente deve stringere (in romanesco "strigne") fosse quella di chi sta arrampicando, ma poi si scopre che - talvolta - essa non "strigne" abbastanza, oppure non "strigne" più, perché nell'avambraccio si è esaurito il fuel. Allora l'arrampicatore cade giù, e la responsabilità passa nelle mani dell'assicuratore... Il quale arbitrariamente, o casualmente, concede il famoso "lasco" (quello della "microguida" citata): ma magari ne concede troppo, e l'arrampicatore sbatte da qualche parte. Oppure ne concede
poco o nulla, e l'arrampicatore prende uno strappo troppo forte, e si risente contro l'assicuratore rimproverandogli il suo eccesso di zelo.
A questo punto un piccolo aneddoto.
Un giorno di tanto tempo fa, in una nota falesia, facevo sicura a un amico che dava - come si dice da noi - 'na botta secca a un 7c, ovvero tentava di farlo in libera. Circa a metà del tiro c'è un punto di riposo. Lui si ferma, e io mi metto a chiacchierare con un altro amico che non vedevo da un po'. Tra le mani ho una piastrina (il gri-gri non è stato ancora inventato) dove è infilata una corda da 9 mm (avete capito bene: una di quelle corde dove sul capo c'è il simboletto 1/2)! Eravamo pionieri! Sapevamo che i voli in falesia hanno un fattore di caduta sempre alquanto ridotto, dunque avevamo optato per le mezze corde! leggère...
Il mio amico è silenzioso. Non mi dice la solita frase di quando uno parte dal punto di riposo: "Sto andando!", oppure "Vado...", oppure "Occhio!". Oppure "Oculo!" (lui sa il latino).
Eppoi non mi dice l'altrettanto tipica frasetta: "Vengo de sotto!", oppure "Blocca!".
Vola in silenzio. Senza che io me ne renda conto. In un attimo mi scorrono 10-12 metri di corda fra le mani. Poi finalmente capisco. Lui urla: "ooooohhh!". Io a quel punto STRINGO, STRINGO c***o!
La corda si allunga, io comicio a salire, lui continua a scendere, finché pian piano i suoi piedi toccano terra.
Ha gli occhi terrorizzati. Mi guarda e fa: "Ma sei pazzo?!!!"
Non s'è fatto niente. Io ho una mano bruciata.
Quel giorno mi sarei meritato pienamente tutti i vari testa di c***, i "pirla", de' 'sto mondo.
Questo per dire che il pericolo, tante volte, sta e non sta dove uno se lo aspetterebbe (corda sottile...). Non è - pressoché mai - la corda che si rompe. Certo (per rispondere a Checco), è noto che il punto più fragile si trova in prossimità del nodo. Ma non è necessariamente la lunghezza del volo a fare la pericolosità del volo medesimo. E comunque il pericolo sta assai più nell'eventuale urto che non nel cedimento della cosiddetta "catena di sicurezza", come si evince dal racconto dell'amico che scalava in artif su cose precarissime, e poi si è fatto male su 'na merda de via unta (e spittata) a Massone...
Ciao