Non che mi sia rimasto in mente granché dei posti in cui mi portò mio padre, distintamente solo la cima Vezzana, il Grande Cir, il Sassongher... poi ricordi sparsi: un nevaio su cui cadevo 3 volte ogni 2 passi (qualcosa sulla Marmolada forse), il laghetto Lagazuoi, il Piz da Lech, semplici ferrate e vie di roccia di cui non ricordo luogo e nome, ma il divertimento sì.
Adoravo tutto della montagna, ed ero già un discreto cagacazzi: mi infastivano seggiovie e funivie, che rendevano accessibili quei luoghi anche a bestie rumorose e incivili che non li meritavano (li chiamate merenderos se non ho capito male), "ma perché non se ne vanno al mare?" pensavo; m'infastidiva mia sorella che era sempre stanca in salita, irrigidita in discesa, impaurita dagli insetti, insofferente alla camminata; m'infastidiva mio padre che non riusciva a tenere il mio passo, m'infastidiva la gente che faceva casino ai rifugi...
Promettevo bene, quello avrebbe dovuto essere il momento del passaggio da EE ad EEA e poi arrampicata, invece si tornò al mare (fui messo in minoranza dal voto di madre e sorella, e dall'ignavia di mio padre). "Ti iscriverai al CAI se vuoi continuare", dissero.
Invece poi venne la depressione e il nulla che ne consegue, in termini di vita vissuta.
Oggi di anni ne ho 32 e solo da qualche mese ho ripreso ad andare a camminare sui Colli Euganei regolarmente, cosa che ha velocemente riattizzato la vecchia passione.
Sabato prossimo comincio un corso base di arrampicata, spero sia solo il primo passo verso il definitivo riavvicinamento alla montagna, che altri vent'anni da perdere non ce li ho.
Scusate il pippone, non volevo nemmeno presentarmi prima di sabato, poi mi son detto "massì una riga e mezza giusto per dirgli che li leggo da un po'", poi ne è uscita sta autobiografia e pazienza
